Roma, 29 aprile – Si aggiungono altre ombre nella complicata indagine su Mimmo Lucano, il sindaco di Riace “città modello di accoglienza”. La Procura di Locri ha infatti aperto un’inchiesta sul giudice Emilio Sirianni, dopo avere ascoltato delle intercettazioni (eseguite dalla GdF che ha anche esaminato il carteggio di sms e e-mail mandati dai due) che riguardavano proprio lui e Lucano. Nelle telefonate intercettate il magistrato, in servizio alla Corte d’appello di Catanzaro, si prodigava in consigli su come affrontare situazioni “scomode” riguardo all’indagine della Procura di Locri, terminata l’11 aprile scorso con il rinvio a giudizio di Lucano e di altre ventisei persone per associazione a delinquere, truffa, corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In queste telefonate Siriani avvertiva Lucani che poteva essere oggetto di intercettazioni e lo esortava a non “parlare al telefono”.
Il giudice indagato per favoreggiamento
Tanto è bastato per indurre la Procura di Locri ad aprire un’inchiesta iscrivendo il magistrato nel registro degli indagati per favoreggiamento. Una richiesta di archiviazione dell’indagine è però stata inoltrata dalla Procura al termine delle indagini preliminari, non senza una “bacchettata” rivolta al Sirianni: “Il contegno mantenuto – si legge nel provvedimento – è stato poco consono a una persona appartenente all’ordinamento giudiziario, la quale peraltro era consapevole di parlare con persona indagata” E infine: “In svariate occasioni il dottor Sirianni ha allertato il Lucano a parlare di persona con lui evitando comunicazioni telefoniche“.
La Procura di Locri esprime forti dubbi sulla compatibilità di questi “aiutini” con il ruolo di magistrato ricoperto dal Sirianni, ma per ora non ritiene che queste possano rubricarsi in qualche modo come reati. «Dagli atti di indagine è emerso come anche nei casi in cui il Sirianni ha redatto controdeduzioni o note difensive in favore di Lucano, egli in alcun modo ha indicato o suggerito modalità che potessero ritenersi estranee alla versione difensiva o atte a inquinare lo scenario probatorio». Vi è poi la questione degli “epiteti sconvenienti” all’indirizzo di vari personaggi pubblici: tra questi, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri o l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, ma non sussiste il reato di diffamazione in quanto questi sono stati pronunciati in privato.
Cristina Gauri
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..tra “cani” , come sempre, non si mordono…
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[…] 29.4.2019 – “Non parlare al telefono”. Così la toga suggeriva a Lucano come comportarsi […]