Roma, 13 feb – È una voragine quella che si è scoperta nei conti del Movimento 5 Stelle. Una vicenda che coinvolge decine di parlamentari nazionali ed europei e consiglieri regionali, che hanno finto la restituzione degli stipendi. Avrebbero dovuto versare il loro compenso nel fondo di microcredito per la piccola impresa istituito presso il Ministero dell’Economia, in realtà se lo sono tenuto raccontando una balla.
Alla base del grillismo e del suo successo elettorale c’è sempre stato lo sbandieramento del valore dell’onestà, del rifiuto della “paghetta” da parlamentare, della totale trasparenza. Nei fatti, si è visto che si è trattato solo di slogan e belle parole. In una parola, retorica.
Possibile che nessuno, ai vertici pentastellati, si sia mai accorto di nulla? Un dubbio che assale, visti i goffi tentativi di coprire lo scandalo, definito inizialmente un “errore di calcolo”. E con l’apertura di questo vaso di Pandora gli ex grillini epurati in tempi non sospetti si tolgono qualche sassolino dalla scarpa. Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti che due anni fa se n’è andato dal Movimento sbattendo la porta, ha dichiarato: “L’arma della rendicontazione è stata usata in diversi casi contro chi non aveva una visione allineata con il vertice e in alcuni casi verso chi era uscito dal movimento per motivi diversi. Un modo per dire è puro chi restituisce, gli altri non hanno dignità”. Non è da meno l’ex candidata a sindaco di Genova Marika Cassimatis, esclusa da Beppe Grillo dalla corsa al Comune: “Il Partito di Di Maio applica regolamenti, statuto, codice civile e Costituzione come viene e conviene”.
Uno scandalo, quello chiamato Rimborsopoli, portato alla luce dalle Iene con un servizio su Andrea Cecconi e Carlo Martelli, rispettivamente deputato e senatore a 5 stelle, oramai di fatto espulsi dal Movimento per aver tradito la regola della restituzione di parte dello stipendio. Dal Movimento hanno cominciato facendo sapere che gli ammanchi sarebbero stati di 226 mila euro, poi giù la maschera: la cifra è più alta di quanto dichiarato. Già così i numeri sono alti, ma sono nulla rispetto a quanto risulta facendo i conti: si stima infatti che il buco superi il milione di euro.
Il candidato premier Luigi Di Maio promette di gettare le mele marce. Viene da chiedersi, però, se il processo di epurazione di quanti hanno tradito verrà realmente messo in atto. Nel dubbio, non resta che evitare di dare loro la possibilità di sedere nuovamente in Parlamento.
Anna Pedri
Rimborsopoli a 5 Stelle: il buco sarebbe di oltre un milione di euro
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8 comments
sempre piu convinto
voto per CPI
creddo sarai in buona e numerosa compagnia
certo che sti 5 sole sono veramente ridicoli
I 5 stelle sono oramai chiaramente per il sistema attuale dominato dalla grande finanza straniera; Di Maio si è gia incontrato piu’ volte con i poteri forti esteri che pretendono stretta osservanza dei loro interessi in Italia.Quanto ad uscire dalla schiavitu’ di un euro prodotto a costo zero dalla BCE privata non solo non ne parlano piu’ ma ora sono anche contrari!!Eppure Grillo nei suoi spettacoli fece la sua fortuna parlando del signoraggio e della schiavitu’ che genera nei popoli.
i grillini per commentare usano il copia e incolla, scrivono sempre le stesse frasi. È impressionante quanto siano stereotipati.
Il movimento creato da un comico non poteva che dimostrarsi una triste battuta.
[…] che colpisce della vicenda sui rimborsi non restituiti da alcuni esponenti del M5S, è il livello di superficialità del dibattito politico sul tema in questi giorni convulsi di […]
[…] per ora, sembrano in tutto e per tutto uguali agli altri. Tanto più adesso che sta infuriando lo scandalo di “rimborsopoli”, che ha coinvolto anche nomi pesanti del M5S. Di Maio ha dovuto addirittura affermare: “Ho fatto […]
[…] di governo e quindi anche del partito della Sarti. La deputata riminese Sarti si è autosospesa dal Movimento perché implicata nel caso Rimborsopoli: tuttavia si è sentita in dovere di esprimere la sua opinione in merito al voto sul revenge […]