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Turismo in ginocchio: persa la metà delle presenze e bruciati 16 miliardi

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 6 ott – Non si ferma la conta dei danni del lockdown per l’emergenza coronavirus e di quanto la serrata generale abbia messo in crisi l’economia italiana. Oltre al mercato del lavoro e i consumi, uno dei settori più colpiti in assoluto dal confinamento e dalla chiusura delle frontiere dei mesi scorsi è il turismo. Nello specifico, sono 5 i sistemi turistici regionali più colpiti: Veneto, Sicilia, Toscana, Lombardia e Lazio. E’ quanto emerge da uno studio dell’istituto Demoskopika, secondo cui il Veneto risulta in testa anche per la contrazione della spesa turistica, stimata in 3.272 milioni di euro in meno.

Tutti i numeri del crollo del settore

Vediamo nel dettaglio a quanto ammonta il danno subito dal crollo delle presenze turistiche. In testa abbiamo detto c’è il Veneto, con un tasso di internazionalizzazione pari al 65,3%, avrebbe ridotto gli arrivi di 9,3 milioni (-63,3% rispetto al 2019) e le presenze di 35,6 milioni (-65,1% rispetto al 2019) di turisti. A seguire, in valore assoluto, c’è la Lombardia con una contrazione pari a 6,6 milioni di arrivi (-55,8%) e 16,4 milioni di presenze (-57,4%), poi la Toscana con una riduzione pari a 6,1 milioni di arrivi (-59,2%) e 21,7 milioni di presenze (-60,7%), il Lazio con una riduzione pari a 4,8 milioni di arrivi (-54,7%) e 15,2 milioni di presenze (-55,8%) e l’Emilia Romagna con una riduzione pari a 4,6 milioni di arrivi (-52,4%) e 18,1 milioni di presenze (-55,6%).

Veneto e Sicilia le più colpite

Tuttavia, in chiave percentuale è la Sicilia a subire il danno peggiore, preceduta solo dal Veneto: -2,2 milioni di arrivi e -6,8 milioni di presenze con un calo rispettivamente pari al 59,9% e al 61% rispetto ai primi otto mesi del 2019. Il Veneto, è in testa anche per il calo stimato della spesa turistica: 3.272 milioni di euro. Seguono, con tagli notevoli dei consumi in “viaggi e vacanze”, Toscana con 2.130 milioni, Lombardia con 1.784 milioni, Emilia-Romagna con 1.609 milioni, Lazio con 1.513 milioni e Trentino Alto Adige con 1.165 milioni.

Cancellati 173 milioni di presenze e 48 milioni di arrivi

In generale, il quadro è preoccupante. L’emergenza coronavirus avrebbe già cancellato ben 173,5 milioni di presenze e oltre 48 milioni di arrivi con una contrazione rispettivamente del 52,5% e del 51,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In picchiata anche gli incassi comunali dell’imposta di soggiorno: oltre 211 milioni di euro. Sforbiciata di ben 16 miliardi di euro di spesa turistica, con quasi la metà, pari a 7,2 miliardi, concentrata in Veneto, Toscana e Lombardia che presentano un tasso di internazionalizzazione dei sistemi turistici ben al di sopra del 50%.

Rio (Demoskopika): “Governo decida se turismo davvero settore strategico”

“Il governo – commenta il presidente di Demoskopika Raffaele Rio decida se il turismo è davvero un settore strategico per la propria economia. Si attivi, nella forma e nella sostanza, a condividere con i portatori di interesse del comparto un unico piano di ripresa del turismo italiano contenente consapevolmente obiettivi, strategie, azioni, risorse finanziarie e indicatori di risultato”. “Altrimenti – avverte Rio – al danno di un mancato impatto sul sistema turistico italiano dei provvedimenti assunti dalle istituzioni ai vari livelli si aggiungerà la beffa di una frammentata governance che rallenterà, in un ostacolante circuito vizioso, la ripresa del turismo italiano”.

Quello che più preoccupa gli operatori del settore, come sottolineato peraltro anche dall’opposizione, è che la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021 incida negativamente nella percezione della situazione in Italia da parte degli altri Paesi, frenando ulteriormente i flussi dei turisti. Fatale in tal senso sarebbe un ritorno al lockdown, anche se mirato e parziale.

Adolfo Spezzaferro

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