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I parenti di Todaro: «Non c’entra nulla con le Ong, basta strumentalizzazioni»

by Elena Sempione
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Salvatore Todaro

Roma, 26 nov – Non è la prima volta, e non sarà certo l’ultima, che il cinema italiano – egemonizzato dalla sinistra al caviale – riscrive la storia a proprio uso e consumo. I casi da citare sarebbero innumerevoli, ma l’ultimo in ordine di tempo è senz’altro quello che riguarda Il comandante, film dedicato all’eroe di guerra Salvatore Todaro (1908-1942), impersonato dall’onnipresente Pierfrancesco Favino. E la cosa diventa ancora più divertente se pensiamo al fatto che Todaro fece parte della Decima Mas, per cui Enrico Montesano è stato crocifisso dagli stessi soloni che ora si spellano le mani per la nuova pellicola di Edoardo De Angelis. Ma procediamo con ordine.

Eroismo e umanità

Come ha denunciato in tempi non sospetti Francesco Borgonovo sulla Verità, il Todaro «storico», vero e proprio incubo per gli Alleati, è stato trasformato da De Angelis e Favino in una sorta di Carola Rackete che salva gli immigrati in mare. La trama del film, infatti, ruota tutta attorno all’affondamento del piroscafo belga Kabalo da parte del sommergibile Cappellini, comandato da Todaro. Una volta fatta colare a picco l’imbarcazione nemica, il capitano di corvetta italiano prestò soccorso all’equipaggio belga, traendolo in salvo. Un gesto di umanità notevole, senz’altro. Ma che rientra pur sempre nel codice d’onore degli uomini di mare. E che, ovviamente, nulla ha a che fare con le Ong che trasbordano clandestini dalle coste libiche a Lampedusa.

La reazione dei parenti di Todaro

La cosa non è certamente passata inosservata ai parenti di Salvatore Todaro, che non l’hanno presa benissimo. Sempre Borgonovo, infatti, ha contattato un discendente dell’eroe, che ha dichiarato: «Salvatore Todaro non c’entra con le Ong, è un parallelismo fra due mondi diversi che non c’entrano nulla». E ancora: «Credo che l’evento storico debba essere lasciato a sé, non vorrei che con tutti questi riferimenti all’attualità che ho visto sui giornali si smarrisse il senso delle imprese di Todaro e il valore sulla sua figura». In sostanza, ha specificato il nipote, «quel che a me interessa è che la figura di Todaro sia ricordata per quella che è, nella sua interezza. Il suo nome suscita ammirazione in ogni marinaio, da decenni, e questo non ha nulla a che fare con le Ong o con tutte le altre questioni odierne. Viene ammirato per le sue imprese, per il suo eroismo, e anche per la sua umanità».

Leggi anche: Salvatore Todaro, il corsaro gentiluomo

Anche la figlia dell’eroe, Graziella, ha espresso alcune perplessità sull’operazione di De Angelis: «A mio padre non si può dare una collocazione politica a destra o a sinistra. Se si parla di lui bisogna parlarne per come era: un uomo buono. A me interessa solo questo, a prescindere da chi racconti la sua storia». Esatto, una storia da raccontare nella sua interezza. E possibilmente senza trasformare un soldato pluridecorato in un mercenario sorosiano.

Elena Sempione

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1 commento

fabio crociato 26 Novembre 2022 - 7:33

I film che coinvolgono, direttamente od indirettamente, persone esistenti necessitano del loro nulla osta (o includano almeno il loro giudizio), altrimenti un comitato culturale di saggi sopperisca alla loro assenza e se ne assuma la responsabilità. E’ ora di finirla di far cassetta sugli altrui meriti o disgrazie, in modo incontrollato se non addirittura impunito!

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