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Serie A, derby a due facce: prima Lazio, poi Garcia cambia e la Roma risorge

by Renato Montagnolo
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strootman-feyenoordRoma, 13 gen – La diciottesima giornata di Seria A ha visto affrontarsi, nell’infuocato derby di Roma, la seconda e la terza forza del nostro campionato. Un derby d’alta classifica, quindi, come non si vedevano da molti anni. La partita è riuscita a soddisfare l’attese, regalandoci tante emozioni.

Il sistema di gioco della Roma prevedeva l’ormai collaudato 4-3-3 in fase di possesso che diventa un 4-1-4-1 in fase di non possesso. La Lazio ha risposto con un 4-2-3-1 in fase di possesso e un 4-4-1-1 in fase di non possesso.

L’inizio della gara ha visto la squadra giallorossa prendere in mano il gioco, con un maggior possesso palla ed un baricentro più alto. Nonostante ciò, la Roma non è riuscita a creare veri e propri pericoli alla retroguardia della Lazio, impensierita leggermente solo da due calci piazzati battuti da oltre 50 metri: il primo a cercare Iturbe dentro l’area, il secondo per De Rossi.

Nella conferenza di presentazione alla partita, Garcia aveva additato la Lazio come “squadra aggressiva e fallosa”: già dai primi minuti è emersa questa caratteristica degli uomini di Pioli, con interventi molto duri sui giocatori avversari più tecnici e con un’azione di pressing molto aggressiva ed ordinata. Questa immagine fa vedere un’azione ottimale di pressing della Lazio, con tutte le soluzioni di gioco della Roma coperte.

pressing Lazio

Questa è la chiave per interpretare il primo tempo dei biancocelesti: in questa frazione la Lazio ha recuperato undici palloni nella metà campo avversaria, più tre nei primi dieci metri della propria metà. Al contrario, la Roma ne ha recuperati solo tre nella metà campo avversaria, più uno nei primi dieci metri della propria metà.

Questa grande aggressività degli uomini di Pioli è stata unita ad una grande capacità di attaccare gli spazi in velocità: nei primi undici minuti, questo tipo di situazione tattica ha prodotto un tiro di Mauri, uno di Candreva e un fuorigioco di pochi centrimetri di Djordjevic.

Qui di seguito si può notare l’inizio dell’azione che ha portato alla conclusione di Candreva: ad una palla riconquistata da Djordjevic con la collaborazione di Parolo nella metà campo avversaria, ha fatto seguito l’attacco dello spazio da parte dei quattro giocatori offensivi biancocelesti (la zona centrale è stata attaccata da Mauri e Djordjevic, i settori esterni da Felipe Anderson e Candreva) e un lancio di Parolo per Candreva, situato sul settore sinistro. Il giocatore romano, dopo un dribbling su Hobelas, è andato, come già detto, al tiro, sfiorando il secondo palo.

ripartenza Lazio

In questa immagine, invece, si può notare la grande aggressività che ha contraddistinto il primo tempo della Lazio, con sei uomini a chiudere gli spazi della Roma in zona palla e con Radu che si alza fino alla trequarti campo avversaria per chiudere su Florenzi che si era abbassato per aiutare i compagni ad uscire dal pressing avversario.

aggressività Lazio

Nonostante ciò, è proprio l’azione in questione che rende chiaro l’uomo che può spezzare questa tattica difensiva biancoceleste: Francesco Totti. Come si vede dalla seguente immagine, Totti in quest’azione si è abbassato molto per ricevere palla e, nonostante avesse Cana alle spalle, è riuscito a giocare palla fuori dalla zona di pressione, per Holebas, ed a far ripartire il contropiede della Roma, conclusosi con un nulla di fatto. Unico problema: se Totti si abbassa così tanto, non è presente in area di rigore per cercare di finalizzare l’azione.

Totti

 

Come detto, la chiave del primo tempo della Lazio va individuata nel pressing aggressivo e in transizioni positive rapide dei quattro giocatori offensivi: così nasce il gol, Felipe Anderson recupera palla nei primi metri della propria metà campo, punta subito l’area avversaria e arriva al limite serve Mauri che segna il gol del vantaggio.

primo gol

primo gol.png.png

Dopo aver trovato il vantaggio, la Lazio sfrutterà il momento di sbandamento di Totti e compagni per trovare il raddoppio: un’altra seconda palla recuperata grazie ad una pressione molto aggressiva è stata rifinita con un colpo di tacco da Mauri seguito da una rasoiata sul primo palo di Felipe Anderson.

Finirà con questo parziale il primo tempo. Rientrata dagli spogliatoi, la Roma opera due cambi che saranno fondamentali: Strootman e Ljajic al posto di Naingollan e Florenzi; c’è anche un cambio nel modulo di gioco, con Pjanic che viene spostato più avanti in quello che può essere definito un vero e proprio 4-2-1-3. In questo modo la Roma ha utilizzato Pjanic come rifinitore principale per gli esterni, mentre Totti ha giocato come vero e proprio centravanti d’area di rigore: entrambi i gol, tra l’altro, verranno realizzati dall’interno dell’area piccola.

In questa immagine si vede proprio come il movimento incontro per rompere la pressione della Lazio venga fatto da Pjanic e non da Totti; il bosniaco, dopo aver ricevuto palla, servirà sulla corsa Iturbe che andrà al cross per Totti posizionato in area di rigore. L’azione si risolverà con un nulla di fatto.

pjanic

Ma ciò che cambia è, soprattutto, la mentalità: Roma più aggressiva e capace di portare un pressing più alto molto più efficace. Nel secondo tempo saranno otto i palloni recuperati nella metà campo avversaria da parte della Roma, più sei nei primi dieci metri della propria metà. Ed è proprio da un pallone recuperato da Astori sulla trequarti avversaria che nascerà l’azione del primo gol di Totti su assist di Strootman.

Nonostante sul risultato di 1-2 la Lazio abbia colpito un palo con Mauri, la squadra scesa in campo dopo l’intervallo non è riuscita a ripetere l’ottima tattica difensiva del primo tempo, seguita da rapide ripartenze: nella prima mezz’ora, difatti, solo due palloni recuperati nella metà campo avversaria per gli uomini di Pioli.

Il minor pressing dei biancocelesti ha permesso alla Roma di gestire meglio il possesso palla, di poter cambiare il gioco da un fronte all’altro del campo in preparazione dell’affondo con più tranquillità: il secondo gol nasce a seguito di un possesso palla della Roma durato oltre i cinquanta secondi, iniziato al limite della propria area di rigore e concluso magistralmente da Francesco Totti su cross di Holebas. Totti esulterà facendosi un selfie con lo sfondo della Curva Sud: è questa l’ultima vera emozione del derby che terminerà sul 2-2.

Per concludere, Pioli e la sua Lazio non hanno certamente demeritato. Nonostante la Roma abbia finito la partita con oltre il 60% del possesso palla e con un complessivo predominio territoriale, i biancocelesti hanno dimostrato di saper essere micidiali nel momento in cui riescono ad applicare la propria tattica fatta di pressing aggressivo e transizioni rapide. Il problema è, però, inversamente collegato alla forza della Lazio: quando il pressing diminuisce d’intensità, la Lazio si spegne. In quest’ottica vanno letti i sedici gol su ventuno subiti nelle riprese durante questa prima parte di campionato. Colpa di una condizione deficitaria che non permette di tenero lo stesso ritmo per tutto il match? Probabilmente no, visto che nel finale la Lazio è riuscita nuovamente a recuperare con facilità palla nella metà campo avversaria. A Pioli, quindi, l’onere di risolvere questo nodo: così facendo il sogno Champions potrebbe essere seriamente coltivato anche dai biancocelesti.
La Roma, invece, tornerà a lavorare consapevole di avere un’arma in più per il futuro: con il 4-2-1-3 la Roma è riuscita a cambiare faccia e a diventare letale. Sarà una soluzione tattica che Garcià riproporrà in futuro? Staremo a vedere. Con la vittoria sul Napoli la Juventus ha ripreso un margine di tre punti sui diretti rivali, ma i giochi sono più che aperti. E questa novità potrebbe rendere la Roma nuovamente imprevedibile, come nella prima parte dello scorso campionato.

Renato Montagnolo

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