Roma, 27 giu – La nazionale è stato un disastro perché Prandelli è di sinistra? Questa la domanda posta da qualche lettore dopo aver letto il nostro editoriale successivo all’uscita degli azzurri dal mondiale brasiliano. La risposta è chiara: no. Nessun juventino si sognerebbe di giudicare i risultati di Antonio Conte in base alla sua appartenenza politica. Come nessun milanista si è mai chiesto se i fallimenti di Allegri fossero dovuti a motivi politici.
Perché quindi questo giornale ha individuato tra le cause del fallimento della spedizione mondiale degli azzurri la retorica anti-italiana di Prandelli? Semplicemente perché lo stesso ex commissario tecnico della nazionale non ha mai nascosto il suo ruolo politico, oltre che calcistico. “Lo ius soli sportivo è la strada da percorrere e bisogna farlo velocemente perché siamo già in ritardo rispetto ad altri paesi”, sosteneva Prandelli nel novembre del 2013.
“Lo ius soli è un obiettivo del Coni rilanciato fortemente dal presidente Malagò – sosteneva Prandelli – di conseguenza è anche un nostro obiettivo”. Chiarissimo no? Uno degli obiettivi del commissario tecnico della nazionale italiana è stato lo ius soli. Imperativi tecnico-tattici messi da parte. Ciò che conta non sono più i risultati sul campo, ma la naturalizzazione di nuovi italiani. E non importa il loro valore, ciò che conta è snaturare il più possibile il concetto di nazione e di cittadinanza: ed ecco spiegata, quindi, la convocazione dei vari Amauri, Paletta, Romulo.
In questo disegno politico qual’è stato il ruolo assegnato a Balotelli? Un ruolo fondamentale: testimonial dello ius soli. Un giocatore che diventa sponsor della propaganda politica dell’allora ministro dell’integrazione Cecile Kyenge. Un giocatore che, proprio per questo suo ruolo e non per il valore tecnico, viene messo al centro del progetto di Prandelli. Coccolato, indiscusso e indiscutibile, difeso sempre e comunque, nonostante risultati non all’altezza di un leader. Prestazioni sottotono, comportamenti inaccettabili e bambineschi.
Prandelli, quindi, non ha fallito perché di sinistra. Ha fallito, tra le altre cose, perché ha subordinato il progetto tecnico al vangelo internazionalista.
Renato Montagnolo
2 comments
[…] Il fallimento di una nazionale subordinata ai disegni politici, lo ius soli innanzitutto […]
[…] Sia chiaro, non è intenzione di chi scrive fare il partigiano di Tavecchio. Non è in discussione il fatto che l’attuale Presidente della L.N.D. non sia la l’uomo adatto per attuare un rinnovamento totale. Così, come non può esserlo Albertini, alla luce del suo mandato di otto anni come vice-presidente federale e di un programma elettorale in linea con quello del suo predecessore – abbiamo già analizzato quanto sia dannoso anteporre i progetti politici a quelli calcistici. […]