Roma, 9 lug – Funziona così: colonizzi, stermini e releghi nelle riserve un intero popolo, poi ti fai degli scrupoli morali e – mentre continui a fare esattamente la stessa cosa con sempre nuovi popoli – decidi di risarcire la tua prima vittima con un peloso codice morale linguistico volto a limitare al massimo le “offese razziali”.
È questo il retroterra culturale della decisione del giudice della corte distrettuale di Washington, Gerald Bruce Lee, a proposito della squadra di football americano dei Redskins. Secondo il magistrato, il popolare team Nfl della capitale Usa dovrà cambiare quel nome che significa, letteralmente, “Pellirosse”.
Una denominazione che è stata quindi ritenuta denigratoria nei confronti dei nativi americani, che da tempo portano avanti una battaglia contro la squadra di Washington. Per vedere la squadra della capitale cambiare nome, tuttavia, bisognerà attendere l’esito dell’appello da parte del team.
Nati nel 1932 come Boston Braves ad opera di George Preston Marshall, i Redskins si trasferirono a Washington, D.C. nel 1937. La squadra ha disputato più di mille partite e ha vinto cinque titoli di campioni. Inoltre ha vinto tredici titoli di division e sei di conference. Secondo Forbes Magazine, i Redskins sono la terza franchigia di maggior valore della NFL dietro i Dallas Cowboys e i New England Patriots e sono valutati circa 2,4 miliardi di dollari nel 2014.
A proposito di polemiche razziali, va ricordato come a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, la società subì pesanti pressioni per integrare in squadra anche atleti di colore. Il 24 marzo 1961, il Segretario degli Affari Interni Stewart Udall ammonì Marshall di assumere giocatori di colore o di pagare le multe federali. I Redskins dovettero fronteggiare una causa sui diritti civili dall’amministrazione Kennedy, che avrebbe impedito a un team segregazionista di giocare nel nuovo D.C. Stadium, edificio di proprietà del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti e quindi del governo federale. Nel 1962, essi divennero l’ultima società professionistica di football americana a far giocare atleti neri.
Giuliano Lebelli
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