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Mosca alla conquista del mondo? Breve genealogia della russofobia

by La Redazione
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PetertheGreat_2212863bRoma, 9 lug – Alle origini della moderna russofobia (intesa come paura di una ‘smisurata’ vocazione della Russia all’espansionismo militare e territoriale) sta un documento apocrifo, che ben potrebbe essere ribattezzato Protocolli dei ‘Savi’ anziani di Mosca se non avesse già un ‘nome’, per di più apparentemente innocuo, ossia quello di “Testamento di Pietro il Grande”.

Falso creato verso gli inizi del XVIII secolo in ambienti polacchi e ucraini, molto probabilmente collegati alla Francia e all’impero ottomano, e passato attraverso svariate redazioni prima di approdare alla versione finale giunta negli archivi del ministero degli esteri francese negli anni ’60 del Settecento, il “Testamento” è stato usato per secoli come prova incontrovertibile delle ambizioni russe al dominio mondiale.

Nel documento in questione si delineavano infatti i progetti petrini di conquista dell’impero turco, della Persia, dell’India e poi del mondo intero. Pubblicato non a caso in Francia nel 1812 da un Napoleone fortemente influenzato dal “Testamento” e in procinto di dare inizio alla campagna di Russia, da allora venne largamente riprodotto e utilizzato in funzione antirussa.

Basti pensare che ancora in occasione dell’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979) venne menzionato alla Camera dei Comuni come spiegazione degli obiettivi moscoviti.

E infatti oltre che la Francia (si vedano, a titolo d’esempio, gli scritti russofobi di François-Marie de Froment e di Dominique de Pradt e soprattutto il volume La Russie en 1839 del marchese Astolphe de Custine), anche l’Inghilterra è stata la ‘terra d’elezione’ delle fortune del “Testamento”, al quale si rifecero tutta una serie di pamphlets antirussi, dal A Sketch of the Military and Political Power of Russia, in the Year 1817, di Sir Robert Wilson, al On the Designs of Russia, opera del futuro comandante della guerra di Crimea George de Lacy Evans, ai testi di David Urquhart e di Arthur Conolly, e così via (per una assai sintetica bibliografia sull’argomento, mi limito a segnalare i testi di Peter Hopkirk, Il Grande Gioco, Adelphi, 2004 e di Orlando Figes, Crimea. L’ultima crociata, Einaudi, 2015).

Giovanni Damiano

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