Londra, 16 feb – L’Italia esce sconfitta anche nel secondo turno del Sei nazioni, con un risultato pesante ma allo stesso tempo manifestando piccoli passi in avanti rispetto alla mediocre prestazione casalinga offerta contro l’Irlanda. Il XV di Brunel dimostra subito problemi in uno dei fondamentali del gioco, la touche, perdendo palla su due lanci ma rimedia con una difesa aggressiva e un gioco a viso aperto che sorprende gli inglesi e porta alla meta di Parisse.
L’Inghilterra sembra scossa e la reazione non è delle migliori. Ai padroni di casa serve l’aiuto del Tmo per pareggiare i conti, grazie a una meta di Vunipola che, a norma di regolamento, non sarebbe dovuta essere concessa visto che il numero 8 inglese schiaccia il pallone in meta mentre un compagno di squadra e l’italiano Gori sono legati a lui e travolgono la bandierina finendo fuori campo. Si sarebbe dovuti ripartire con un drop dall’area dei 22 metri italiana ma il Tmo è di altro avviso e si va sul 5-5. Gli azzurri spengono la luce e dopo pochi minuti Joseph approfitta di un mancato placcaggio di Haimona e vola in meta.
Parisse e compagni hanno ancora ossigeno ed energie per fronteggiare la marea bianca inglese, e tengono il campo per un’ora, trovando la seconda meta della partita con una grande iniziativa di Sarto sul lato destro del campo: difesa inglese rotta e sul cambio di fronte Morisi schiaccia indisturbato. Haimona sbaglia un altro calcio e, sul meno otto, arriva il black out definitivo. Nell’arco di 13 minuti subiamo ben quattro mete, siglate da Care, Joseph, Cipriani e dal sempreverde Easter. Il piede di Ford è caldo e preciso e consente all’Inghilterra di rimpolpare il tabellino e infliggerci un passivo davvero pesante.
Resta il tempo per l’ultima reazione d’orgoglio della nostra nazionale, con Morisi che riesce a realizzare la seconda meta personale dell’incontro, terza degli azzurri, e fissare il punteggio sul 47-17 finale. A differenza di quanto accaduto la settimana scorsa all’Olimpico, nonostante la sconfitta netta, abbiamo visto una squadra votata al sacrificio ma anche disposta a giocare un rugby di attacco e a saggiare la consistenza della difesa avversaria. Restano problemi evidenti e, ormai, storici: l’affidabilità del calciatore, la tenuta mentale, la mancanza di alternative valide, nei ruoli chiave, che garantiscano affidabilità a questi livelli. E’ in questa chiave di lettura che, analizzando il fine settimana delle nostre compagini, probabilmente più della sconfitta di Twickenham preoccupa quella dell’under 20, massacrata dai pari età inglesi a Plymouth con un 61-0 (ben nove le mete) che suona come un pericoloso campanello d’allarme per l’immediato futuro.
Francesco Pezzuto