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Totonero, sorpassi e goleade: breve storia di Lazio-Milan

by Marco Battistini
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Roma, 31 ago – Terza giornata di Serie A, arrivano le prime interessanti partite in ottica di alta classifica. Si è giocata ieri sera Inter-Atalanta, tra oggi e domani faranno seguito allo scontro tutto nerazzurro Lazio-Milan e Juventus-Roma. A proposito: occupiamoci del confronto tra biancocelesti e rossoneri, una storia che ha scritto – nel bene e nel male – importanti pagine di calcio italiano.

L’incubo del calcio-scommesse

Partiamo dall’origine, con il primo confronto in assoluto datato novembre 1927. Settima giornata del campionato di Divisione Nazionale, allo Stadio della Rondinella – l’impianto si trovava nella zona dove è stato successivamente costruito il Villaggio Olimpico – davanti a quindicimila spettatori Lazio-Milan termina 3-1 per i padroni di casa. Una gara, secondo le cronache, condizionata dal forte vento e vinta dai biancocelesti più per il furore agonistico che per questioni tecniche.

Facendo un importante passo in avanti, arriviamo al 1980. Anno in cui entrambe le compagini furono – loro malgrado – protagoniste del Totonero. Il 6 gennaio il Diavolo affronta i capitolini a San Siro: ne esce un “normalissimo” 2-1, risultato che – si scoprirà più avanti – fu aggiustato per favorire un fruttuoso e ben più largo giro di scommesse clandestine. Come ben sappiamo il 23 marzo successivo verrà ricordata come la domenica delle manette sui campi da gioco. Il presidente rossonero Colombo e sei giocatori finirono in cella, Lazio e Milan retrocesse d’ufficio nel campionato cadetto.

La Coppa Italia e lo scudetto 

Altro giro, altro scontro. Questa volta decisamente “migliore”. Lazio-Milan vale la Coppa Italia 1997/98: in finale all’andata finisce 1-0 per i rossoneri, avanti grazie al portentoso rinvio di Seba Rossi che allo scadere manda dritto in porta Weah. Nella gara di ritorno a inizio ripresa Albertini prova a cucire la coccarda sulle maglie dei meneghini, ma le reti Gottardi, Jugovic (rigore) e Nesta ribaltano tutto nel giro di dieci minuti. Per le aquile dell’Urbe è la seconda affermazione dopo quella del 1958.

Eccoci, una manciata di mesi più tardi, a una delle cavalcate scudetto più emozionanti e terribili – dipende dal punto di osservazione – di sempre. Le nostre protagoniste odierne iniziano piano, la Fiorentina scappa e il Parma prova a mettersi in mezzo. Falsa partenza, ma sono due diesel. Gli uomini di Eriksson nella seconda metà di febbraio conquistano la vetta e arrivano allo scontro diretto sul +7: Lazio-Milan si conclude sullo 0-0 e con poche gare ancora da giocare tutto sembra compiuto. Il 3-4-1-2 cucito da Zaccheroni però non sbaglia più un colpo e alla penultima, con il pareggio laziale in quel di Firenze, firma un clamoroso sorpasso. Il 23 maggio Maldini e soci vinceranno il sedicesimo scudetto della storia milanista.

Lazio-Milan, un 4-4 stellare

Stesso anno (1999), campionato successivo. Piacevole serata d’inizio ottobre, quinta d’andata. All’Olimpico Lazio-Milan, una delle gare esteticamente più belle del secolo scorso, finirà 4-4. Veron apre le danze, Shevchenko – tripletta per l’ucraino – fa conoscere il proprio bagaglio tecnico al calcio italiano. In mezzo anche le due reti di Salas, Matador del tricolore. Certo tutti nomi di giocatori stranieri. Piccola (grande) differenza: allora il nostro campionato pullulava ancora di campioni propriamente detti. Italiani e non. Ma questa, purtroppo, è un’altra storia…

Marco Battistini

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