Roma, 1 sett – Una caratteristica comune di tutti i Paesi invasi da immigrati è che nessun partito politico abbia mai chiesto alla popolazione se “desiderino” o meno l’immigrazione. Una faccenda che non deve sorprendere, vista la palese volontà delle èlite di non essere contestate su questo tema. C’è un Paese però, il Portogallo, dove un tale referendum potrebbe avvenire. In terra lusitana, infatti, il partito anti-immigrazione Chega ha spinto il governo a tenere una consultazione popolare sull’immigrazione in cambio dell’appoggio alla legge di bilancio.
Portogallo, a quando il referendum sull’immigrazione?
Al momento la data di questo referendum non è chiara, visto che per renderla effettiva servirebbe un accordo tra le istituzioni. In ogni caso, la probailità di vederla nel gennaio 2025 è elevata. Il leader di Chega, Andre’ Ventura, ha giustificato questa proposta col fatto che i cittadini portoghesi debbano essere consultati per chiedere loro se fissare un limite annuo al numero di immigrati che arrivano in Portogallo e se tale limite vada rivisto in futuro. Oltre questo, Chega vuole maggiori controlli alle frontiere e una revisione del sistema di sussidi, così che ogni immigrato debba aspettare almeno cinque anni prima di riceverne.
Le titubanze del governo
La coalizione di governo non ha i numeri per approvare il bilancio in Parlamento, di conseguenza l’appoggio di Chega è fondamentale: ecco perché il referendum non è così improbabile, a meno che Ventura e i suoi non mollino, s’intenda. Quanto sta accadendo in Portogallo è una lezione anche per l’Italia e per gli altri Paesi occidentali: da nessuna parte è stato chiesto ai cittadini se vogliano o meno l’immigrazione ma in tutti il processo è stato dato per scontato e da recepire acriticamente e senza fare troppe domande…
Giuseppe De Santis