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Varese e Reggio Emilia: l’Italia dei patrioti è sempre in piazza

by La Redazione
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Varese Reggio Emilia

Roma, 31 mar – La mobilitazione dei patrioti italiani prosegue senza sosta: dopo Bologna, Bergamo, Vicenza, Brescia e Padova, anche Varese e Reggio Emilia sono state teatro di imponenti manifestazioni organizzate da CasaPound e Rete dei Patrioti, con la partecipazione di centinaia di cittadini decisi a riprendersi le proprie città.

Sabato a Varese: “Difendi la tua città”

A Varese, la manifestazione “Difendi la tua città” ha visto un lungo corteo attraversare le strade principali alzando al cielo le bandiere tricolori e scandendo cori contro degrado e criminalità. Gli organizzatori hanno denunciato come la città, come tante altre in Italia, sia ostaggio di spacciatori e delinquenti, spesso immigrati clandestini o di seconda generazione, protetti dall’immobilismo istituzionale e dalla retorica buonista della sinistra. Ma qualcosa sta cambiando: laddove sfilano i patrioti, spacciatori e criminali spariscono. La sinistra, ovviamente, non è rimasta a guardare: a pochi metri di distanza, in Piazza Monte Grappa, una contromanifestazione capitanata dal sindaco PD Davide Galimberti ha provato a contrapporsi, sventolando la solita bandiera dell’”antifascismo”. Un teatrino grottesco: mentre gli italiani rivendicavano sicurezza e legalità, gli anti-italiani si organizzavano per difendere il degrado e l’insicurezza. “I luoghi pubblici della città sono ormai ostaggio di spaccio e criminalità – si legge nella nota redatta a fine manifestazione dal Comitato – definibile come una vera e propria occupazione, favorita dall’immobilismo delle autorità competenti, ma ancor di più dai tentativi delle forze della sinistra istituzionale ed extra parlamentare di demonizzare e relegare all’angolo ogni tentativo di protesta dei cittadini”. Il lungo serpentone di partecipanti ha alzato al cielo le bandiere italiane, ha fatto sentire forte la propria voce tra i palazzi scandendo cori e intonando l’inno di Mameli, ed ha fatto il proprio ingresso in Piazza Repubblica in maniera ordinata occupando buona parte della stessa per poi ascoltare gli interventi programmati dagli organizzatori (Giorgio Rizzitano, CasaPound Italia Varese, Salvatore Ferrara, Rete dei Patrioti, e Tommaso Binacchi, Blocco Studentesco).

La sfida nella rossa Reggio Emilia

Lo stesso copione si è ripetuto nel pomeriggio a Reggio Emilia, dove circa 500 patrioti si sono radunati nei pressi della stazione per un presidio contro il degrado. Tra bandiere tricolori, inni e slogan contro “l’immigrazione incontrollata e la mafia antifascista”, i manifestanti hanno ribadito che nessuna città può essere ostaggio della sinistra e dei centri sociali. Un messaggio chiaro e forte, che ha ridicolizzato i tentativi della giunta locale di ostacolare la manifestazione, facendo pressioni sulla questura per vietarla. “Nonostante dossieraggi, minacce e deliri vari, 500 italiani hanno occupato la piazza e non sono arretrati di un centimetro”, affermano gli organizzatori. “Nonostante la vergognosa presa di posizione del consiglio comunale di Reggio Emilia, che ha cercato di fare pressione sulla questura per vietarci il diritto a manifestare – continua poi la nota – per poi soffiare sul fuoco, pronosticando scontri con le realtà antifasciste, 500 italiani che non si arrendono si sono presi la piazza e non sono arretrati di un centimetro” dichiarano CPI e Rete. Una consecutio sulla riga del recente motto “antifascismo = mafia” lanciato dalle tartarughe frecciate e dal proprio movimento giovanile. Non esistono più città ostaggio dei “compagni”. L’accoppiata CasaPound-Rete si è rivelata ancora una volta vincente: Reggio ne è solo l’ultimo esempio, ma questa marcia inesorabile nelle città considerate esclusivamente ostaggio dell’antifascismo – istituzionale e non –  ha un’importanza simbolica, oltre che storica. L’onda patriottica non si ferma qui: il messaggio è chiaro, l’Italia appartiene agli italiani. Spaccio, degrado e violenza non sono il futuro della nostra nazione. CasaPound e Rete dei Patrioti lo hanno ribadito: questa è solo l’inizio.

Emanuela Volcan e Patrizio Podestà

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