Roma, 14 mag – Le italiane che fanno la voce grossa in Europa, lo scudetto non più sola prerogativa dell’asse Torino-Milano. Forse sono solamente semplici coincidenze. E due indizi non fanno una prova, certo. Con tutte le differenze del caso, cos’altro manca allora per respirare nuovamente quell’aria che rendeva così frizzante la nostra Serie A tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio? Alzi la mano – tra i lettori più giovani – chi ha memoria di un altro grande classico del pallone italico, ossia un campionato ribaltato nelle ultimissime battute. Mettiamo la mano sul fuoco, nessuno. Eppure tra il 1999 e il 2002 ben tre tricolori sono stati compulsivamente decisi nei conclusivi centottanta di gioco. Su tutti, lo scudetto vinto – il 14 maggio del 2000 – dalla Lazio più forte di sempre.
La squadra dei ribaltoni finali
Di questi appassionanti finali l’aquila biancazzurra è stata il minimo comune denominatore. Nel maggio ‘99, ad esempio, si fece rovinosamente superare alla penultima curva dal Milan. Qualche stagione più tardi, invece, sgambettò l’Inter a mezz’ora dal traguardo, consentendo alla Juventus di festeggiare l’ennesima affermazione nazionale. Già la Vecchia Signora, altra ospite fissa dei campionati decisi all’ultimo respiro. Quasi sempre a proprio favore, non in quel fatidico pomeriggio del primo mese mariano degli anni duemila.
1999/2000: una storica rimonta
Quello che per tutto il girone d’andata fu un duello serrato tra bianconeri e capitolini, all’inizio del ritorno si trasformò in netto dominio dei torinesi. Tanto che al termine della ventiseiesima giornata la classifica registra un sonoro più nove proprio su Marchegiani e soci. Ma la Lazio – imbottita di campioni, in particolar modo nel reparto nevralgico – riuscì in meno di quindici giorni (e con uno scontro diretto nel mezzo) a portarsi sul meno tre. Da lì alla penultima – il campionato allora contava diciotto squadre – gli uomini di Eriksson pareggeranno (ancora una volta) a Firenze, la truppa allenata da Ancelotti perderà invece a Verona.
La Lazio più forte di sempre, dicevamo. La personalità di Nesta, il sinistro armato del compianto Mihajlovic. E poi – nel mezzo – Simeone, Veron e Nedved a garantire grinta, estro e scorribande offensive. Davanti Salas, uno dei migliori centravanti dell’epoca, e Simone Inzaghi, cannoniere stagionale della compagine. Nonostante tanta abbondanza, i piemontesi – a novanta dal termine – rimanevano davanti di due lunghezze.
All’ultimo turno i biancocelesti ospitano la Reggina, i bianconeri vanno a Perugia. Due partite, entrambe contro società già salve che sulla carta si equivalgono. A Roma splende il sole, mentre qualche nube compare sul cielo del centro etrusco: particolare che farà la storia. La settimana si consumò con un notevole strascico di polemiche per via di una rete annullata a Cannavaro sul finire di Juve-Parma (gara vinta di misura dai padroni di casa): ad ogni modo la Lazio fece il suo dovere, regolando i calabresi con un rotondo 3-0.
Il nubifragio del Curi e lo scudetto della Lazio più forte di sempre
In Umbria invece succede l’imponderabile. Sì, perché se in campo Zidane, Del Piero e Filippo Inzaghi non riescono a scalfire il muro biancorosso, sopra le loro teste si abbatte un improvviso nubifragio che rende il Curi un vero e proprio acquitrino. Collina è costretto a sospendere le ostilità per oltre un’ora. E mentre nella capitale al triplice fischio tutti rimangono sul proprio gradone con l’orecchio incollato alla radiolina, il fischietto di Bologna acconsente alla ripresa del gioco. L’umidissima aria perugina centosettanta chilometri più a sud si carica d’ansia. Una tensione sintetizzata dal boato che accoglie la rete di Calori, difensore centrale agli ordini del romanista Mazzone e tifoso juventino. Il Perugia si barrica, le casacche a strisce bianconere non sfondano.
Ancora silenzio, trepida attesa. Niente tam-tam sui social, nessuna diretta su applicazioni a pagamento. Infine dai megafoni dello stadio romano la voce di Riccardo Cucchi, inviato di Radio Uno: “Sono le 18 e 4 minuti del 14 maggio del 2000, la Lazio è campione d’Italia”. Linea all’Olimpico, dove già si festeggiava lo scudetto più incredibile della storia.
Marco Battistini
1 commento
Scusate la faziosità, ma quell’anno, prima domenica di marzo,allo scontro diretto Juventus Roma accaddero cose strane. Al primo tempo i bianconeri non riuscivano a contenere la Roma, se non con falli ed aiuti arbitrali. Rimasti in dieci, ormai la partita era segnata, e con la vittoria la Roma sarebbe andata in testa. Ma stranamente, rientrò al secondo tempo stordita e confusa. Autogol di Aldair e sconfitta senza reazione. Da quel giorno la Roma andò a picco, ma, altrettanto stranamente, la Juve rallentò permettendo alla Lazio di rientrare in corsa scudetto ad aprile inoltrato. Poi li gol di Cannavaro ed il diluvio di Perugia, ma lo scudetto era stato già assegnato a marzo.