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Calabria, Conte chiede scusa: “Colpa mia, ma i ministri sapevano”

by Adolfo Spezzaferro
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conte

Roma, 18 nov – “Mi assumo tutta la responsabilità di quella scelta, non solo del fatto che la designazione non sia andata a buon fine, ma anche la responsabilità delle precedenti nomine“. E’ il mea culpa del premier Giuseppe Conte sul balletto ignobile dei commissari della sanità in Calabria, tre in dieci giorni in una tragica farsa in cui il governo giallofucsia inanella una serie di figuracce. Conte si prende la colpa sì, ma un attimo dopo precisa: “La scelta di Gaudio e quella di Zuccatelli erano state sostenute con il pieno confronto e con la condivisione tra tutti i ministri coinvolti – proposta del ministro dell’Economia di concerto con quello della Salute, sentito il parere del ministro degli Affari regionali – fino alla deliberazione in Cdm”. Le scuse del premier comunque non risolvono il caso. La carica di commissario infatti resta vacante.

“Mi assumo la responsabilità di Cotticelli, Zuccatelli e Gaudio”

Si assume la responsabilità, dice il premier, “di Saverio Cotticelli che ha scoperto, purtroppo in ritardo, di essere in difficoltà nel ruolo di commissario. Di Giuseppe Zuccatelli che aveva un curriculum di assoluta competenza ed esperienza pluriennale, ma che ha oggettivamente aperto una ferita nella comunità calabrese con dichiarazioni del tutto inappropriate per l’emergenza sanitaria che è in corso”. E poi il caso Gaudio, durato neanche 48 ore: “Con lui non abbiamo trovato la soluzione che tutta la Calabria si meritava“. E in merito al fatto che l’ex rettore della Sapienza avesse avvertito il premier dei problemi famigliari – la moglie non voleva trasferirsi a Catanzaro – Conte ammette: “E’ vero mi aveva riferito, in maniera trasparente, i problemi famigliari, confidando di poterli superare“, aggiunge. L’ultimatum dei 5 Stelle sulla nomina del commissario – “Il tempo è scaduto”, ha detto il ministro Bonafede – ha scosso la maggioranza. “Non parlerei di tensione fortissima, ma di giusta preoccupazione e del forte dispiacere di non aver trovato una soluzione – dice Conte in un colloquio con La Stampa cercando di sminuire la gravità della situazione – la scia dei malumori non si può negare, al massimo si può smorzare”. E ribadisce: “Non c’è stata alcuna frattura”.

“Basta passi falsi”

Ora dopo l’accordo Emergency-Protezione civile per sedare gli animi di chi dai 5 Stelle a LeU passando per Renzi chiedeva Gino Strada commissario, Conte dice “Basta passi falsi”. Avvertiamo la responsabilità di indicare la persona giusta con adeguate competenze nel campo dell’organizzazione sanitaria e contabile”. Persona ovviamente ancora da individuare, e forse stavolta dopo la tragica farsa del balletto dei commissari Conte ci andrà come si suol dire con i piedi di piombo.

Spirlì: “Calabresi senza piano anti-Covid”

Intanto però i calabresi sono senza piano anti-Covid, come sottolinea il presidente facente funzioni della Regione. “Undici anni di commissariamento non solo non hanno risolto ma hanno addirittura peggiorato la situazione calabrese, e negli ultimi 18 mesi sono stati addirittura l’iceberg, il fondo dell’iceberg, perché in questi 18 mesi non è stato affrontato nemmeno il piano di emergenza per il Covid“, spiega Nino Spirlì, intervenendo Sky Tg24 Start. “Noi oggi – aggiunge il governatore facente funzioni – siamo in una situazione veramente drammatica, drammatica. Non possono venirci a dire ‘aprite gli ospedali che sono chiusi, sapendo che la Regione non può farlo perché non ne ha la competenza. I commissari sono scappati via perché purtroppo hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza e tutta questa storia – avverte – non può continuare”.

Adolfo Spezzaferro

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1 commento

fabio crociato 18 Novembre 2020 - 12:10

Come tanti avvocati G.Conte ha i rudimenti per sapersi difendere… Ma così non si vince mai !!
Alla Calabria, davvero una piccola Italia, ricorderei che è meglio non far nulla che cazzate eterodirette. Come Conte e qualche famoso allenatore, prima non prenderle !
Eroi con i mutandoni di ghisa! A.Scianca e A.Spezzaferro “perdonatemi”, ma anche le battute qualche volta svegliano.

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