Torino, 18 nov – Doccia fredda per Maya, la studentessa del terzo anno del liceo Gioberti di Torino che da giorni segue le lezioni online seduta sui gradini del suo istituto per protestare contro la didattica a distanza. Mascherina, libri e tablet d’ordinanza. «La dad non è scuola. Molti non hanno neanche gli strumenti per seguire le lezioni da casa – dice – E poi manca la socialità».
La circolare
Ebbene, ieri con una circolare la dirigente scolastica Miriam Pescatore ha spento la spinta alla protesta ricordando agli allievi che ai fini della didattica a distanza «non è consentito il collegamento da luoghi diversi dalla propria abitazione quali possono essere parchi, vie cittadine, bar o ambienti di ritrovo, per ragioni di sicurezza e responsabilità» oltre «che di opportunità dal momento che luoghi di questo tipo non favoriscono le condizioni necessarie per la concentrazione e l’attenzione richiesta durante le lezioni».
«Per questa settimana gli studenti che protestano contro la Didattica a distanza non potranno collegarsi e quindi seguire le lezioni», ha spiegato. «Sappiamo che chi sta protestando ha ricevuto l’autorizzazione dalle forze dell’ordine. Nel pomeriggio ho incontrato gli studenti, hanno manifestato il loro disappunto per il provvedimento del liceo, nessuno vuole le scuola chiuse ma ci sono dei divieti da rispettare». La preside è irremovibile. «Non ci si può collegare da un bar o da un parco, la Dad va fatta con lo studente nella propria abitazione».
Ma Maya stamattina era ancora lì
Maya non si è però data per vinta. Questa mattina alle 8, come ogni mattina da due settimane a questa parte, la studentessa era davanti la scuola, seduta alla propria postazione, ma a differenza degli altri giorni non era munita di tablet. Non potendo seguire le lezioni è risultata assente sul registro online. Assente per i professori e per la preside ma presente per la protesta. E promette battaglia. «Andremo avanti. Finché la didattica a distanza non sarà un ricordo e le scuole non saranno riaperte – spiega Marina, madre di Maia, a La Repubblica –. Noi siamo fortunati a vivere vicino così lei può tornare a casa con le verifiche ma Maia non si fermerà e so che non sarà sola».
Cristina Gauri
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