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L’ombra di Trump: intervista a Greg Johnson sull’Alternative Right americana

by Francesco Boco
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Roma, 4 nov. – Nel caos di preferenze di voto vere o presunte, servizi televisivi sfacciatamente pro-Clinton (detto sotto voce: ma i giornalisti italiani hanno capito che si vota là e non qui?), inchieste e complotti più o meno surreali risulta sempre più arduo farsi un’idea onesta sulle elezioni americane che vedono contrapposti Donald Trump e Hillary Clinton. Dietro l’avanzata del magnate statunitense si sta facendo prepotentemente largo un mondo culturale genericamente chiamato Alternative Right (o Alt-Right) che fa capo a tutta una serie di siti di orientamento assai differente come Breitbart, Taki’s mag, Radix Journal, Amerika.org e Counter-Currents, tra gli altri. Per chiarirci le idee sulla situazione americana e sulla visione metapolitica di questo importante movimento abbiamo contattato uno dei suoi creatori, Greg Johnson della casa editrice Counter-Currents Publishing, che ci ha concesso un’ampia intervista utile a contestualizzare il voto nella realtà nord americana e le sue contraddizioni.

alt-rightttIl 28 agosto 2016 il Professor Thomas J. Main ha pubblicato un articolo nel Los Angeles Times intitolato “Cos’è l’Alt-Right?”. Il Prof. Main ha scritto: “La principale sfida al nostro modo di vivere oggi non viene più dalla sinistra radicale, ma dalla destra alternativa (Alt-Right)” e “L’Alt-Right rappresenta il nuovo principale competitore filosofico del liberalismo, in senso ampio, dalla caduta del comunismo”. Sembra che in appena qualche anno l’Alternative Right Americana è riuscita a diventare importante e influente. Cosa pensi a questo proposito e qual è la vera e autentica forza dell’Alt-Right?

Il Professor Main ha ragione più di quanto pensi, perché l’Alternative Right rappresenta una critica e una sfida più fondamentale all’odierna liberal-democrazia multiculturale di quanto il comunismo abbia mai fatto. Alternative Right è un ampio termine che riunisce coloro che rifiutano il principale movimento conservatore in America. Ma il cuore ideologico e la forza vitale dell’Alt Right è il nazionalismo bianco (White Nationalism). E dal punto di vista del nazionalismo bianco, sia il comunismo che il multiculturalismo liberale sono fondati sulla stessa falsa premessa che razze differenti possono vivere assieme armoniosamente all’interno del medesimo sistema politico.

La forza del nazionalismo bianco consiste nell’essere basato sulla verità riguardante la natura umana e la società. I nazionalisti bianchi credono che la diversità razziale, etnica e religiosa all’interno dello stesso sistema politico porti inevitabilmente al conflitto e alla distruzione di identità uniche. Di conseguenza, per ridurre gli scontri etnici e preservare le diverse identità, noi crediamo nella creazione di patrie razzialmente ed etnicamente omogenee per tutti quei popoli che aspirano a essere sovrani del proprio destino. Questo significa un ritorno al nazionalismo e la fine del processo di omogeneizzazione razziale e culturale della globalizzazione.

L’avanzata dell’Alternative Right è stata favorita dagli esiti distruttivi del multiculturalismo e della globalizzazione. I nazionalisti bianchi forniscono la migliore spiegazione del perché queste forze siano distruttive e offriamo la sola alternative praticabile. Finché questi problemi persisteranno, il nostro movimento continuerà a crescere. Continueremo a spingere e favorire la presa di coscienza di questi problemi finché non sarà possibile risolverli politicamente.

Comunque, per come stanno oggi le cose, non definirei l’Alt Right come influente. Certo, I nostri memes hanno alterato il discorso politico dominante. I conservatori sussultano all’epiteto “cuck”. Hillary Clinton ha colto l’occasione per attaccarci. L’eco fatto di parentesi ((())) e la rana fumetto sono state aggiunte all’indice dei simboli d’odio dell’Anti Defamation League.

È un buon inizio. Ma la strada è ancora lunga per riuscire a influenzare effettivamente le scelte politiche. Per far ciò, abbiamo bisogno di essere meglio organizzati e finanziati. Negli ultimi anni il numero e la qualità delle persone che ascoltano e contribuiscono al nostro messaggio è cresciuto significativamente. Ma in termini di organizzazione e finanziamento andiamo solo un po’ meglio. Quando avremo l’abilità di ottenere e canalizzare produttivamente più fondi, sono convinto che l’estensione e l’influenza delle nostre idee cresceranno drasticamente. Ma questo non accadrà finché le persone coi soldi non smetteranno di sprecarli nelle organizzazioni conservatrici mainstream.

donald-trump-general-marshal-comic-wedding-decoration-military-uniform-oil-font-b-painting-b-font-fontPer molti lettori italiani l’Alt Right è una completa novità, ma tu e altri attivisti siete impegnati già da diversi anni. Per favore riassumi il tuo percorso politico e l’impegno con la casa editrice Counter-Currents Publishing. Quali saranno i tuoi prossimi passi, e quali obiettivi intendi raggiungere nel futuro?

 Sono impegnato nell’ambito del nazionalismo bianco dal 2000. Fin dall’inizio sono stato guidato dalla convinzione che il cambiamento politico dipenda da precondizioni metapolitiche. Le persone devono capire che o una proposta politica è utile, morale e concretamente praticabile, o essa verrà semplicemente abbandonata. Oltre a ciò, perché il nazionalismo bianco sia politicamente possibile, i bianchi devono pensare se stessi come bianchi, cioè come una razza particolare – una razza con una distinta identità e specifici interessi, alcuni dei quali cozzeranno con quelli di altre razze, per cui delle patrie separate sono il modo migliore per evitare conflitti – e non soltanto membri di un’“umanità” universale e omogenea che può esistere solo in un mondo senza frontiere se sono presenti sufficiente coscienza e progresso.

Verso la fine del 2000, discutendo con alcuni amici, ho iniziato a pensare di creare una rivista metapolitica che avrebbe fornito le basi del nazionalismo bianco in Nord America. Nel 2001 venne fondato il The Occidental Quarterly, e lo considerai ampiamente capace di soddisfare quella necessità. Nel 2007 divenni l’editore di TOQ. Nell’estate nel 2010 ho fondato Counter-Currents Publishing assieme a Michael Polignano. Nel 2014 sono diventato l’unico proprietario. Counter-Currents si propone di creare una piattaforma intellettuale per una metapolitica del nazionalismo bianco, concepita in senso ampio così da comprendere non solo filosofia politica e scienze umane, ma anche storia, arte, letteratura, ecc. Crediamo di essere i legittimi eredi e guardiani dell’intera cultura europea. È la nostra tradizione e solo bianchi razzialmente consapevoli saranno capaci di portarla avanti. Counter-Currents tratta veramente ogni argomento – tutto visto da un punto di vista europeo e razzialmente consapevole.

La webzine di Counter-Currents è chiamata North American New Right. Inizialmente avevo anche pensato a un’edizione cartacea annuale, North American New Right, e un volume è apparso nel 2012, ma mi sono convinto che l’ultima cosa di cui il nostro movimento ha bisogno è un altro giornale stampato. Non pubblico niente che io non pensi possa contribuire a salvare la nostra razza – e, sinceramente, a salvare il mondo assieme a essa. E se davvero lo penso, allora ovviamente deve essere pubblicato immediatamente online e gratuitamente, piuttosto che essere tenuto in sospeso per mesi e soggetto ai limiti di diffusione della carta stampata solo per ricavarne qualche soldo. (Stamperò il secondo e ultimo volume di NANR nel 2017).

Per quanto riguarda il futuro di Counter-Currents: esistiamo da oltre sei anni, abbiamo mantenuto un buon ritmo di pubblicazioni stampate e online con una crescita significativa nel seguito di lettori. Mi aspetto che questa tendenza continui.

georgeCounter-Currents è anche impegnato nell’organizzazione di raduni a livello mondiale. Da giugno 2010 abbiamo iniziato la tradizione dei Francis Parker Yockey Memorial Dinners a San Francisco. Nel 2011 abbiamo iniziato a organizzare una volta all’anno ritiri nel fine settimana. Nel 2015 abbiamo iniziato la tradizione degli incontri mensili sullo stile di “Toastmasters” a New York City e nel 2016 abbiamo inaugurato il New York Forum, modellato sul London Forum. A breve inaugureremo il Northwest Forum. Per il 2017 abbiamo pianificato sei New York Forum (nei mesi dispari) e sei Northwest Forum (nei mesi pari). Tutti questi convegni hanno ottenuto un buon successo nello stimolare il pensiero, la creatività, la collaborazione e la solidarietà. Poniamo particolare attenzione al mettere insieme persone razzialmente consapevoli che condividono le stesse comunità e che possano stringere regolari rapporti di amicizia. Ci auguriamo che questi modelli vengano emulati nel resto del mondo bianco.

L’Alt Right sembra essere sorta sulla Nuova Destra europea. Alain De Benoist, Guillaume Faye, Jonathan Bowden e Francis Parker Yockey vengono spesso citati nei vostri libri e articoli. Cosa differenzia l’Alt Right dalla Nuova Destra europea?

Di nuovo, io non parlerei dell’Alt Right come un tutto, dal momento che ci sono molte persone che oggi si definiscono Alt Right che non hanno mai sentito parlare della ND europea, ma ciò che differenzia il nazionalismo bianco dalla ND europea è la maggior importanza data al concetto di razza, che ha senso nel contesto delle società coloniali europee, in cui persone di differenti etnie europee si unirono e in cui la presenza di non-bianchi portò spontaneamente le persone a pensare in termini razziali. In Europa, al contrario, i movimenti nazionalisti pensano se stessi in termini etnici piuttosto che razziali. La differenza è però più una questione di enfasi che una distinzione pura e semplice. Dopotutto americani, canadesi, australiani e altri popoli coloniali europei non sono soltanto genericamente “bianchi”. Se non fossimo che bianchi in senso generico, allora non ci sarebbe davvero differenza tra americani e canadesi o cileni e argentini. Invece ci sono differenze e non sono soltanto razziali ma attribuibili a differenti modi di stabilirsi a seconda della parte d’Europa di provenienza. Ci sono autentiche differenze etniche e culturali tra gli americani e perfino i nostri più prossimi vicini e cugini canadesi. Gli americani, in breve, hanno una distinta identità etnica, un’identità che presuppone la pelle bianca ma che non può ridursi ad essa.

Ancora, i nazionalisti europei non pensano unicamente in termini di identità etnica. Nell’essere italiano c’è di più che il semplice essere un bianco, ma nessun non-bianco può essere italiano. Non-bianchi sono americani o italiani o francesi solo per finzioni legali, la cui incongruenza sta divenendo di giorno in giorno più evidente. Gli etnonazionalisti europei colgono le comuni origini delle nostre distinte nazioni, i nemici comuni e il destino comune – una consapevolezza che speriamo ci permetta di evitare le guerre fratricide del passato e di affrontare le sfide delle popolazioni non-bianche sempre più vitali e mobili.

Quando parlo di nazionalismo bianco intendo il nazionalismo etnico per ogni particolare gruppo etnico bianco – italiani, francesi, americani, canadesi, ecc. – non una sorta di Imperium europeo e un melting pot, un’idea rivoltante dal momento che ripropone tutti i problemi della globalizzazione, soltanto su una scala più ristretta, e che non potrebbe mai realizzarsi senza quelle guerre fratricide tra europei che si suppone dovrebbe prevenire. Se i sostenitori di un Imperium bianco vogliono dimostrare che si tratti di qualcosa di più di un sogno impossibile, possono farlo in primo luogo rimettendo insieme Yugoslavia e Cecoslovacchia. Se riusciranno in questo, li prenderò sul serio.

hqdefaultDa una prospettiva europea Donald Trump sembra una persona istrionica e ambigua. Un capitalista che parla di fermare l’immigrazione e fare di nuovo grandi gli USA. È davvero il candidato dell’Alt Right o è, secondo te, qualcosa di diverso? Magari un’opportunità di crescita in quanto movimento e di guadagnare maggior influenza nella società Americana? Vedi un cambiamento reale, in riferimento all’opinione pubblica, rispetto alle precedenti elezioni?

Vedo Trump come un’immensa opportunità. Lui non vuole il tipo di società che noi vogliamo, ma vuole alcune delle politiche che noi vogliamo. Trump è un nazionalista civico, non un nazionalista razziale. Crede che gli Stati Uniti debbano essere governati nell’interesse di tutti i cittadini – una cittadinanza che abbraccia diverse razze e che è definita in termini legali piuttosto che razziali. In ogni caso, la maggioranza degli americani è bianca, ed essendo pro-americano, Trump non può essere contro la maggioranza bianca, mentre i democratici e i repubblicani hanno entrambi promosso politiche distruttive per la maggioranza bianca. Al di là di questo, le proposte di Trump di costruire un muro al confine col Messico, deportare milioni di immigrati illegali e vietare l’immigrazione islamica rallenterebbero la sostituzione demografica dei bianchi, dandoci qualche decina d’anni in più prima di diventare una minoranza nella nostra patria. Potremmo sfruttare questo tempo in più per mobilitare il nostro popolo e creare un consenso attorno a politiche che fermerebbero e poi invertirebbero il nostro declino demografico.

Trump è popolare perché sta dando agli americani quello che davvero vogliamo: populismo nazionalista e non liberalismo degenerato o il conservatorismo del “libero mercato”. Non rappresenta un cambiamento nelle preferenze politiche americane, piuttosto il cambiamento consiste nel fatto che ha spezzato il potere dell’establishment politico, che è basato su un patto tacito nel non dare al popolo quel che vuole.

Come vedi il futuro del Nord America? Quali dovrebbero essere le linee guida del rinnovamento? Possono le radici europee trovare ancora terreno fertile negli USA?

 I nazionalisti bianchi rivendicheranno l’America settentrionale per la nostra razza. Eravamo una esigua minoranza su questo continente quando fondammo Jamestown più di 400 anni fa, poi conquistammo un continente. Con numeri e risorse molto più grandi a nostra disposizione possiamo riconquistarlo. È solo questione di volontà politica. Non c’è alcun dubbio nella mia mente che questo si avvererà. Come questo accadrà sarà deciso l’8 novembre.

Se Donald Trump verrà eletto, rallenterà la sostituzione demografica dei bianchi che permetterà ai nazionalisti di soccorrere gli Stati Uniti e trasformarli in una patria dei bianchi. Se sarà eletta Hillary Clinton, darà la cittadinanza a milioni di immigrati illegali e spalancherà le frontiere al Terzo mondo, portando rapidamente i bianchi a una condizione di minoranza, il che renderebbe impossibile per loro di alvare se stessi all’interno dell’attuale sistema politico. Ciò significa che dovremo scegliere il Piano B, cioè disgregare l’America, fondare patrie bianche omogenee e creare un nuovo sistema politico per assicurare la sopravvivenza e la prosperità dei bianchi. Donald Trump non è “l’ultima possibilità” per i bianchi in Nord America, ma è l’ultima chance per gli Stati Uniti d’America.

A cura di Francesco Boco

 

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