“Tutte voi avete sopportato il periodo più buio della storia, e nonostante tutto, avete scelto di vivere. Avete scelto di creare una famiglia, di trovare un lavoro, di crearvi la vostra vita e di continuare a viverla”, ha detto alle concorrenti Sara Netanyahu. Ad organizzare il concorso dal 2012 è Yad Ezer La Haver, organizzazione fondata nel 2001 proprio con lo scopo di fornire aiuto e supporto alle persone scampate all’Olocausto che vivono in condizioni di precarietà economica e sociale.
Se da un lato Miss Olocausto vanta ogni anno una partecipazione sempre più grande e importanti riconoscimenti politici (oltre alla first lady erano presenti il sindaco di Haifa e diversi deputati della Knesset), non mancano le polemiche. Oltre al dubbio gusto della manifestazione in sé, il quotidiano Haaretz punta il dito contro l’ipocrisia che si cela dietro la retorica delle vittime dell’Olocausto. “Se questo concorso ci deve insegnare qualcosa, allora occorre sapere che il governo israeliano ama l’Olocausto come strumento da impiegare in ambienti diplomatici, ma non ama realmente i sopravvissuti che sono al contrario un onere per il bilancio dello stato”.
n Israele a tutt’oggi si contano circa 200 mila sopravvissuti. Sempre Haaretz in un editoriale spiega che “almeno 3600 di loro, secondo i dati forniti dal ‘forum per le case popolari’, vivono in condizioni vergognose, perché l’assistenza a domicilio è insufficiente e non vi sono alloggi pubblici per loro”. Molti sopravvissuti infatti vanno avanti con i soldi che ricevono dalla Germania, circa 350 euro al mese. Soldi che lo stato israeliano tassava e che solo recentemente, con una legge, ha permesso che rimanessero nelle tasche dei sopravvissuti all’Olocausto più indigenti.
Davide Romano