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A 46 anni dal rogo di Primavalle, un parco per i fratelli Mattei. Ma nessun colpevole

by Ilaria Paoletti
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Roma, 16 apr – Sono passati ormai 46 anni dal rogo di Primavalle: in via Bernardo Da Bibbiena, casa di Mario Mattei e della sua famiglia un commando di Potere Operaio appiccò il fuoco volendo punire il padre di famiglia di essere segretario della sezione locale del Msi, Mario Mattei. Due dei suoi figli, Virgilio e Stefano, il secondo di soli 8 anni, persero tragicamente la vita nel rogo.

Un parco a Primavalle per Virgilio e Stefano

Arrivata oggi la notizia che la giunta di Virginia Raggi ne ha imbroccato una giusta: finalmente c’è stata la deliberazione ufficiale sull’intitolazione del parco del quartiere dove i due giovani Mattei hanno vissuto e purtroppo perso  la vita. Il parco sarà intitolato a: “Stefano e Virgilio Mattei: vittime della violenza politica”.  L’area verde si estende tra via Mattia Battistini e via Giambattista Soria. Nel 2003, quando ricorreva il trentennale della tragedia, era stata posta una targa commemorativa grazie all’intervento di Mario Visconti, allora presidente del Municipio XIV.  Federico Guidi di Fratelli d’Italia, in passato assessore del Municipio XIV, dichiara: “Non sapevamo che fosse stata approvata questa delibera, la sindaca non ce lo aveva comunicato. Siamo felici che proprio oggi si arrivi a una conclusione positiva”.

I colpevoli impuniti e l'”assoluzione” dell’intellighenzia di sinistra

Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, i i componenti della cosiddetta Brigata Tanas, vennero accusati di strage. A sinistra si parlò invece di montatura, di “faida interna all’estrema destra”, un episodio “nato e sviluppatosi nel vermiciaio della sezione fascista del quartiere”. In favore di questa tesi si schierarono tutte le anime belle dell’élite rossa dell’epoca: Il Messaggero di proprietà dei fratelli Ferdinando e Alessandro Perrone (padre e zio di Diana Perrone, militante di Potere Operaio coinvolta nelle indagini) fu uno dei primi “veicoli” di questo depistaggio. Franca Rame, la moglie del bravo e buono Dario Fo, militante dell’Organizzazione Soccorso Rosso Militante, scrive in una lettera datata 28 aprile 1973 a Lollo: “Ti ho inserito nel Soccorso rosso militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere, così ti sentirai meno solo”. Parte degli innocentisti, ovviamente, lo stesso Dario Fo  e lo scrittore Alberto Moravia. Una levata di scudi, insomma, dell’intellighenzia rossa contro i figli di un popolo da loro disconosciuto. Ad oggi, la pena per i colpevoli è stata dichiarata estinta dalla Corte d’assise d’appello: intervenuta prescrizione alla data dal 12 ottobre 2003 e ancora inchiodata a quella data, nonostante i tentativi di riapertura del caso.

Ilaria Paoletti

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