In base ai dati del Rapporto sulla programmazione di bilancio 2016 curato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, nel solo 2015 la voce degli “effetti connessi a derivati finanziari” ha avuto un impatto negativo sul debito quantificabile in 6,8 miliardi: per 3,2 miliardi legati al flusso netto di interessi e per altri 3,6 miliardi all’esercizio di swaption (opzioni che danno diritto a entrare in uno scambio di tassi su certe emissioni), avvenuto nella prima parte dell’anno. I derivati, quindi, appesantiscono l’indebitamento pubblico più di quanto non lo alleggerisca il programma di privatizzazioni, che ha raccolto 6,6 miliardi l’anno scorso. LāUfficio parlamentare di bilancio annotava che proprio il Def avrebbe dovuto dare maggiori informazioni sull’effetto atteso dai contratti sottoscritti nei prossimi anni. Le cifre in ballo sono di tutto rispetto. Si parla di: “Importi che nel passato sono risultati molto rilevanti – pari in media nel periodo 2011-2015 a un contributo di incremento del debito di 4,7 miliardi annui – gli effetti in esame andrebbero autonomamente evidenziati”.
Inoltre, i dati Eurostat dello scorso aprile, dimostrano come lāItalia ĆØ il Paese dellāEurozona che più ha pagato a causa dei contratti swap, che avrebbero protetto dal rischio del rialzo dei tassi. La protezione dello swap permette, dietro un costo, di convertire il pagamento di un tasso variabile (come quello sul debito pubblico) con un tasso fisso in grado di rendere prevedibili i pagamenti futuri. Una mossa prudente, da un lato, ma che ha āscommessoā nella direzione sbagliata, visto che negli ultimi tempi i tassi si sono mossi verso il basso. Il conto complessivo delle perdite sugli swap fra 2011 e 2014 anni ĆØ stato di 16,95 miliardi. Lāinterest rate swap, infatti, ĆØ una scommessa tra i due contraenti sullāandamento di una determinata speculazione, regolata dal mercato e dallāEuribor. Il termine āscommessaā non ĆØ una forzatura perchĆ© la finanza derivata si basa su meccanismi che ricordano il gioco dāazzardo. I derivati si mostrano sempre più come il grande buco nero che risucchia la liquiditĆ che dovrebbe essere destinata alla spesa pubblica sia per investimenti sia per garantire i servizi sociali. Eppure i politici preferiscono parlare di vitalizi e dei costi della casta. Il comportamento della nostra classe dirigente ricorda un poā quello di certe massaie che girano venti supermarket per trovare lāofferta migliore, salvo poi farsi spennare dai video poker.
Salvatore Recupero