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Spesometro 2017: ecco l’ultimo flop del fisco italiano

by Salvatore Recupero
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Roma, 03 ott – Lo spesometro è una delle comunicazioni obbligatorie che i soggetti titolari di partita Iva, imprese e lavoratori autonomi, sono tenuti ad inviare annualmente all’Agenzia delle Entrate. A partire da quest’anno l’adempimento è stato trasformato in trimestrale con le due nuove comunicazioni IVA: fatture e liquidazioni periodiche. La prima, in deroga alla nuova normativa 2017, avrà per il primo anno di applicazione, una scadenza semestrale. Il venticinque settembre scorso era il limite massimo per trasmettere al fisco i dati richiesti. Qualcosa, però, va storto. Venerdì ventidue settembre, infatti, è andato in tilt il canale di comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, che ha chiuso per ‘manutenzione’ non riuscendo a gestire la mole di dati che contribuenti ed intermediari stavano inviando su richiesta dell’Agenzia stessa.

Cos’è successo? Ce lo spiega il quotidiano economico Italia Oggi che ha dimostrato come tramite il link “Fatture e Corrispettivi” (sistema di comunicazione delle fatture online), si poteva accedere ai dati personali di ogni contribuente, solo inserendo il codice fiscale. Ironicamente si potrebbe dire che il fisco ha interpretato in maniera estensiva le nuove linee guida sulla trasparenza della macchina burocratica. Per coprire questa falla, il nuovo sito dell’Agenzia delle Entrate si presenterà così: “Il servizio web è temporaneamente sospeso per manutenzione. Restano attivi tutti gli altri canali di trasmissione. Ci scusiamo per l’inconveniente”. In realtà, non si è trattato di un mero problema tecnico. Non serve puntare il dito solo contro la Sogei (Società di Information Technology interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Anche se sicuramente in assenza di attacchi esterni (hacker) era necessaria una maggiore cura nella progettazione Webapp, l’applicazione che consente ad ogni contribuente di accedere soltanto ai propri dati, dopo la semplice autenticazione, non già ai dati della generalità degli utenti.

L’amministrazione ha dovuto prendere atto che sarebbe stato impossibile che tutti i contribuenti riuscissero a inviare i dati in modo completo. Una vera e propria valanga di dati (la stima parla di oltre diciannove miliardi di informazioni) ha travolto l’Agenzia delle Entrate.  Difficile pensare che le cose potessero andare diversamente. Il governo, però, si rifiuta ad affrontare i problemi del fisco in maniera radicale. Si cerca solo di mettere una toppa che rischia di essere peggio del buco. La soluzione come nel passato passa per la logica del condono e della proroga. Insomma niente sanzioni per le comunicazioni arrivate in ritardo (e verrà dimostrata la buona fede del contribuente) e poi l’ennesima mini o maxi proroga. Secondo quanto rileva Il Sole 24 Ore è già allo studio una proroga più lunga per lo spesometro, molto probabilmente fino al 16 ottobre. È quello che stanno ipotizzando i tecnici dell’amministrazione finanziaria e che dovrà concretizzarsi in un Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) per far fronte al forte disagio creato nelle ultime due settimane a professionisti e imprese chiamate a inviare entro il 28 settembre scorso i dati delle fatture Iva.

Il vero nodo della questione riguarda la quantità di dati che ogni azienda o libero professionista deve fornire al fisco. È questo il vero tallone d’Achille dello spesometro. Il maggior numero di fatture da segnalare è rappresentato da quelle di importo minimale, basti pensare ai 10-12 euro per i pranzi di lavoro, per non parlare del Telepass (2,76 euro Iva inclusa). La maggior parte dei titolari di partita Iva (pensiamo al mezzo milione che se ne aprono ogni anno) non è adeguatamente informatizzata per una trasmissione dei dati (teoricamente) a costo zero. Come ribadito più volte dalla Corte dei Conti, nessun adempimento andrebbe posto a carico dei contribuenti, senza che ne sia chiaro l’utilizzo, che deve essere rendicontato con la stima dell’effettivo recupero di evasione che non si sarebbe altrimenti contrastata con gli strumenti già esistenti. Troppe informazioni, infine, non aiutano la riscossione ma la ostacolano.

Salvatore Recupero

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