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“A Quiet Place” e Frodo: l’ultimo grande eroe del cinema è un micio

by Tommaso de Brabant
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A quiet place frodo

Roma, 14 lug – Diretti e interpretati da John Krasinski, assieme alla moglie Emily Blunt, i due film A Quiet Place raccontavano una sanguinosissima invasione di extraterrestri (bestiacce irragionevoli, prive di occhi ma guidate dall’udito) scandendo la sopravvivenza dei protagonisti col conteggio dei giorni. Il prequel della serie, affidato a Michael Sarnoski, parte dal Giorno 1: ambientato non nella provincia USA, come i due film di Krasinski, ma a New York. Invece della famiglia Abbott, il prequel racconta le vicissitudini di Samira (Lupita Nyong’o), una poetessa malata terminale, ed Eric (Joseph Quinn), uno spaesato studente inglese. Finale con la protagonista che guarda verso la quarta parete ascoltando Feeling Good cantata da Nina Simone: anche Perfect Days di Wim Wenders finisce così (con l’interpretazione di Michael Bublé).

A Quiet Place: Giorno 1. L’autentico protagonista

Ma il protagonista è Frodo, l’animale di supporto di Samira: un gattone bianconero dallo sguardo vispo. Elicotteri e jeep militari corrono nel cielo e fra le strade di New York? Frodo non ci fa caso. Scie di corpi volanti non identificati compaiono minacciose? Frodo non ci dà peso. La Grande Mela diventa il diroccato teatro di un disastro? Frodo non fa un plissé. Predatori in grado di sbriciolare un uomo ben piantato banchettano a qualche spanna da lui, un batuffolo di pelo e ciccia? Frodo si appollaia su di una trave e regala loro uno sguardo distratto. Dappertutto ci sono esplosioni, vetri infranti, detriti, automobili scaraventate? Frodo pensa “tutto qui?”. Lo buttano in acqua? Nemmeno si lamenta. Una delle più grandi metropoli del pianeta va in rovina nel giro di qualche ora, e se non dovesse badare ai due umani che la Provvidenza gli ha affidato, Frodo si chiederebbe distrattamente il perché di tanto clamore, per poi passare a questioni più serie, ad esempio: che fine hanno fatto i miei croccantini?

Il politicamente corretto e l’astio nei confronti degli eroi

Il politicamente corretto ha spazzato via, inventando la fobia nei confronti della “mascolinità tossica”, gli eroi dal cinema. Il 2024 era cominciato con la delusione di “Argylle la superspia”, che forse era “spia” ma “super” manco per scherzo; non è proseguito meglio, con la seconda parte di Dune che ha ribadito l’insulto di proporre Timothée Chalamet nei panni di un messia fantascientifico; da qualche mese non si può andare in un multisala senza farsi infliggere i trailer con lo humour banale e qualunquista di “Deadpool”. Non è più l’epoca dei cowboy (nonostante Kevin Costner, lodevolmente, provi a riportarli in auge), dei divi della “Golden Era”: ci sono solo caricature e delusioni. Ma nella stagione dei delicati Chalamet e dei sottosviluppati targati Marvel, un eroe riporta la speranza al cinema: ed è Frodo. Non lo hobbit di Tolkien disegnato da Ralph Bakshi e interpretato da Elijah Wood, ma un gatto interpretato da Nico e Schnitzel (il gatto di Argylle non faceva ridere anche perché era sostituito dal CGI).

Un gatto degno dei grandi divi

Lode a te Frodo, protagonista di A Quiet Place – Giorno 1! Figo come Clint Eastwood, imperturbabile come Charles Bronson, duro come Lee Marvin, imbattibile come John Wayne, carismatico come Sean Connery, rassicurante come Gary Cooper, tosto come Robert Mitchum. Ed è un gatto.

Tommaso de Brabant

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