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Ai vari Galli e Crisanti chiedono pure il nome per il Colle. I covidologi sono i nuovi tuttologi

by Adolfo Spezzaferro
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Per il Quirinale ho una mia idea” – dice Galli, “Ci vorrebbe una donna” – gli fa eco Crisanti: ora ai covidologi chiedono pure il nome per il Colle. Nella follia pandemica, dove questi virologi, infettivologi, microbiologi sono diventati tipo il verbo divino (della dea scienza) pensavamo di aver visto tutto. E invece no: ora che si entra nel vivo della battaglia per il Quirinale, si fa a gara a sentire il parere di queste starlette televisive che imperversano da anni, ormai. E che per fortuna svaniranno da schermi e social in primavera. Quando il virus sarà endemico.

Colle, ora si chiede il parere ai covidologi della tv

Una tendenza, questa di far parlare a sproposito il volto popolare di turno per fare audience anche su temi di tutto rispetto – come l’elezione del capo dello Stato – che viene da lontano. Purtroppo. Tutto è iniziato con le domande fuori luogo alle star del calcio o comunque agli assi di qualche disciplina sportiva. Vinci, piaci e quindi tutti vorrebbero sapere che ne pensi del governo, chi voteresti alle elezioni et similia. Chi vi scrive ha trovato tutto questo sempre seriosamente ridicolo. Perché mi immaginavo e continuo ad immaginarmi la stessa scenetta però, che so, all’epoca dell’Impero romano. Con qualcuno che chiedesse al gladiatore campione di turno cosa ne pensasse delle campagne militari in Dacia. O delle tasse nella provincia dell’Egitto.

Ecco. Bisogna sempre leggere la Storia per avere il senso delle proporzioni. E quindi il senso del limite, della misura.

Galli e la sua idea di bravi politici

Silvio Berlusconi al Quirinale? ”Ho una mia idea assai chiara in proposito ma me la tengo per me. Non voglio fare il quirinalista, penso che uno con le mie competenze debba servire a dare valutazioni su cose tecniche”, dice Massimo Galli. Nel suo caso la colpa è di chi gli abbia chiesto un parere. Comunque l’infettivologo poi rimedia subito, giudicando i politici dall’alto della sua scienza. “I massimi rappresentanti dello Stato dovrebbero essere nelle condizioni di dare esempi, possibilmente buoni e non cattivi. E quella parte di grandi elettori che non si è vaccinata ha dato un pessimo esempio“, sentenzia Galli. Così, senza minimamente accennare al fatto che il vaccino sia facoltativo (a meno che non hai più di 50 anni).

Le perle di saggezza di Crisanti

Il toto nomi sul prossimo presidente della Repubblica “non è una cosa di cui mi sono appassionato. Lo dico sinceramente, faccio fatica”, dice invece Andrea Crisanti. “Ma preferisco dichiaratamente una persona che ha un’idea politica e che magari riesce a superarla in qualche modo per rappresentare tutti quanti. Preferisco una persona così. Vorrei un politico, non un tecnico. La presidenza della Repubblica è una carica politica, la carica politica per eccellenza, è eletto dal Parlamento”. Inedite perle di saggezza, insomma. Poi il microbiologo vuole proprio farci sapere la sua preferenza per il Colle: una donna. “Penso che in Parlamento oggi siedano delle donne con una grande sensibilità ed esperienza di molteplici legislature. Donne che hanno una storia importante”, è il suggerimento di Crisanti.

D’altronde se i quirinalisti dicono tutto e il contrario di tutto perché oggettivamente non sanno che pesci prendere (qui la mia lettura della candidatura di Berlusconi), perché non interpellare così a buffo pure gli esperti di Covid? Tanto – complici i media – tengono banco praticamente su tutto.

Quando qualcuno ci piace per le sue simpatie e non per il valore di ciò che fa

Tuttavia, va detto per onestà intellettuale che esiste anche il processo inverso, ossia persone che ci piacciono per loro esternazioni su cose che non gli competono più che per quello che fanno di lavoro. Insomma, qualcuno che ci piace per le sue simpatie e non per il valore oggettivo di quello che fa. Vale per artisti, cineasti, personaggi del mondo dello spettacolo. Nel loro caso, pure se li sentiamo tanto vicini a noi, dovremmo essere corretti e chiarire. “I suoi film non mi piacciono ma è della Roma come me”, dovrebbe dire un tifoso, magari neanche troppo competente in materia. Del resto c’è chi pensa di masticare di tecnica del linguaggio cinematografico perché magari gli piace tanto un singolo genere, tipo l’horror o i cine fumettoni. Che poi sarebbe come dire di essere critici Michelin perché ci piace la pastasciutta.

Adolfo Spezzaferro

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