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Alla fine la famigerata Xylella era il Covid degli ulivi

by Stelio Fergola
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Xylella

Roma, 5 feb – Dieci anni fa, con la celebre epidemia di Xylella, il “batterio killer” all’epoca definito pericolosissimo in grado di distruggere gli ulivi italiani (in particolare pugliesi) e da eliminare ad ogni costo. Arrivando in ogni caso all’abbattimento. Di oltre 15mila olivi, per la precisione. Dieci anni dopo viene fuori un quadro molto diverso e piuttosto identificativo di un mercato, quello dell’olio extravergine, in cui l’Italia è letteralmente precipitata, per poi risalire la china, ma non in modo sufficiente da farle riprendere la sua posizione di massimo prestigio.

Xylella, il Covid degli olivi: con tutte le conseguenze del caso

Veniva definito un “killer” appunto, una peste per gli olivi pugliesi. E allora via con gli abbattimenti, che somigliano molto, per i campi, a ciò che per la società in generale hanno rappresentato lockdown, vaccini imposti al 100% della popolazione per una malattia che interessava seriamente sì e no un 4 o 5 della stessa, l’imposizione del “verbo scientifico” a tutti i costi: in sintesi, tutto ciò che ha rappresentato per l’Italia e l’Occidente quel maledetto Coronavirus la cui pandemia sembra essere – per ora – alle spalle. Numeri risibili che diventano giganteschi solo con l’esposizione mediatica. E così la Xylella, come il Covid, distrugge l’economia italiana: in un settore specifico, ma lo fa. Con l’effetto domino conseguente, l‘Italia perde il 30% della sua produzione nazionale e la Puglia il 50, la Spagna diventa primo produttore mondiale ed ecco che siamo costretti a recuperare, anche benino, considerando che siamo tornati in seconda posizione, ma con qualcuno che dovrebbe esprimere tanta rabbia per i danni impressionanti generati da quella che – storicamente – si può ormai definire una psicosi.

I numeri parlano chiaro

Negli anni le polemiche si sono moltiplicate. C’è stato – e a lungo – chi ha sostenuto quanto stiamo scrivendo, sottolineando la non opportunità di abbattere una quantità di olivi così spropositata, con tutti i danni che ne conseguono. C’è stata la sentenza del Tar della scorsa primavera, che tornando sull’argomento aveva dichiarato gli abbattimenti “illegali, in caso di alternativa possibile”. La professoressa di Geografia Economico-Politica Margherita Ciervo, già a novembre, così si esprimeva sulle statistiche: “I dati ufficiali della Regione Puglia ci dicono che da novembre 2013 a giugno 2023 le piante analizzate sono state 1.203.238 di cui 14.154 dichiarate positive con tasso di incidenza medio pari a 1,18% che, negli ultimi anni, ha rasentato lo 0% (0,70% nel 2020, 0,06% nel 2021 e 0,14% nel 2022). In particolare, i dati riferiti al periodo giugno 2022-giugno 2023 attestano che, finanche in area infetta dove si applicano misure di contenimento, la percentuale delle piante positive a Xylella (148) sul totale analizzato (66.049), non supera lo 0,22% (0,14% se si considera la totalità dell’area monitorata)”.

Aggiungendo poi che “il numero di piante positive al batterio rilevate in questi dieci anni (14.154) è di gran lunga inferiore rispetto alle piante con sintomi di disseccamento rilevate durante i monitoraggi (60.591, e si consideri che questo dato si riferisce solo a 8 anni). Questo significa, inconfutabilmente, che le cause del disseccamento sono altre rispetto alla sola presenza di Xylella. Per quanto riguarda le piante abbattute dal 2013, a seguito dalle campagne di monitoraggio, i dati ufficiali indicano che sono 15.100 di cui quasi la metà, ovvero 6.282, solo nelle ultime due campagne di monitoraggio (2021/2022-2022/2023). Altro aspetto inquietante è che “di queste ultime solo 490, sottoposte ad analisi, sono risultate positive, mentre le altre 5.792 sono state abbattute perché presenti nei 50 metri di raggio dalla pianta positiva”. Inutile dire che la professoressa sottolinea la “non necessità” di abbattere olivi a ripetizione, come di fatto avvenne, provocando un danno incredibile all’Italia produttrice di uno dei suoi beni alimentari più prestigiosi.

Stelio Fergola

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