Roma, 26 mag – Confartigianato lancia l’allarme per l’elevato numero di Neet tra i giovani italiani, Not in Education, Employment or Training, così chiamati quei soggetti inattivi, i quali si trovano completamente estromessi dal mondo del lavoro oltre che dallo studio o da altri percorsi di formazione. “L’ Italia è la peggiore in Ue per giovani inattivi, sono 1,6 milioni”, questa la denuncia degli imprenditori, e il tasso sembrerebbe in continuo aumento: il dato italiano dei giovani uomini Neet, i quali sono circa il 17,7%, è il più alto tra tutti i paesi dell’Unione europea, davanti a Romania e Grecia. Per quanto riguarda le giovani donne, il nostro Paese, registra il secondo peggior tasso (20,5%), davanti soltanto a Romania e Bulgaria.
Il sud conferma il maggior numero di Neet
Il rapporto ha stilato inoltre la classifica delle regioni italiane che offrono ai giovani le migliori condizioni per lavorare e per fare bene imprese. La Lombardia si conferma la regione che offre condizioni utili per lavorare, seguita da Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige, maglia nera invece per Molise, Sardegna, Calabria e Basilicata. I dati evidenziano una discrepanza importante tra nord e sud Italia, dal momento che il secondo è il bacino maggiore di presenza di Neet.
Fenomeno in costante peggioramento
Ciò che preoccupa è il costante peggioramento del fenomeno, visto che la percentuale d’inattività è aumentata di 3,4 punti rispetto gli ultimi decenni. “I giovani sono il futuro del Made in Italy – sottolinea Davide Peli, presidente dei Giovani imprenditori Confartigianato -. 1,6 milioni di under 35 fuori dal mercato del lavoro sono un assurdo spreco”. È importante però sottolineare la condizione dei giovani che invece nel mondo del lavoro ci sono: il 45% degli occupati tra i 15 e i 29 anni, lavora con un contratto a termine, inoltre, la possibilità di un giovane tra i 25 e i 39 anni di passare da un contratto a termine a un contratto a tempo indeterminato è di appena il 7%.
Andrea Grieco
2 comments
La soluzione esiste, ma ovviamente la struttura attuale è un processo iniziato alla fine degli anni sessanta e serve ai politici e ancor più a coloro che pagano i politici per far sì che ciò avvenga. Più ignoranti ci sono, più è facile governare o piuttosto dominare il gregge. Quando l’Italia e la maggior parte dell’Europa si troveranno nella situazione dell’Ucraina, allora ci sarà una rinascita.
Non guasterebbe un filo di attenzione in più sul lavoro (come concetto), che non è soltanto quello che intendono i servi della finanza, alias una parte sempre più ampia degli “imprenditori”, ovvero il lavoro che fa solo comodo a loro. Altrimenti si rischia di tornare a sputare sui soggetti come le casalinghe (non c’è ancora l’ obbligo, per i lavori nella propria domus, di avvalersi esclusivamente dell’ attività foresta), e su chi ancora riesce comunque ad arrangiarsi alla faccia del estremismo capitalistico che da i numeri pro domo sua.
Anche stare totalmente inattivi non è così facile, salvo essere in stato patologico. Quindi forse è anche il caso di parlare di malattie vere e proprie e delle loro reali cause “imprenditoriali”.