Roma, 26 mag – È un Alessandro Zan senza vergogna quello che, commentando l’addio della giornalista Lucia Annunziata alla Rai, parla nientemeno che di “clima da liste di proscrizione”.
Zan (Pd): “Clima da liste di proscrizioni in Rai”
Potrebbe sembrare quantomeno ironico che sia colui che ha legato il suo nome a una proposta di legge liberticida come il ddl Zan a parlare di “liste di proscrizione”. Ancora più comico, se vogliamo, il fatto che ne parli in riferimento a due casi, quello di Fazio e dell’Annunziata, in cui non c’è stata alcuna costrizione. Infatti, lo storico volto di Che tempo che fa ha lasciato la Rai per altri e ben più remunerativi lidi. Allo stesso modo, le dimissioni dell’Annunziata sono state assolutamente volontarie. Addirittura c’è chi, come l’analista Costantino De Blasi, è pronto a scommettere su una prossima candidatura di quest’ultima alle elezioni europee, ovviamente in quota Partito democratico. Ma andiamo a vedere più nel dettaglio quello che ha detto Zan. Sul suo profilo Twitter, il parlamentare Pd ha scritto: “Dopo Fazio, anche le dimissioni di Lucia Annunziata confermano il clima da liste di proscrizione in Rai, che perde l’ennesima professionista di prestigio”. Zan passa poi a criticare il modus operandi della destra: “La destra, che usa il potere come arma di imposizione politica e culturale, dimostra tutta la sua insicurezza”.
Tutta l’ipocrisia della sinistra
Sulla definizione dell’Annunziata come “professionista di prestigio” si potrebbe avere qualcosa da ridire, ma quello che è interessante notare su questo punto è la doppia morale della sinistra per la quale il merito di un intellettuale dipende dall’area politica di riferimento. In altre parole, se un intellettuale è un intellettuale di sinistra è solamente un intellettuale, mentre se è di destra quest’etichetta non gli può essere tolta e deve essere screditato a prescindere da quello che fa o dice. Allo stesso modo, descrivere l’operato del governo come una “imposizione politica e culturale” appare – ad essere generosi – ipocrita e fuori luogo. D’altro canto, a dare inizio alla lottizzazione del servizio pubblico è la riforma Rai del 1975, con la nascita di Rai 3 a rappresentare il contentino per l’area legata al Pci. Siamo ben lontani dalla caccia alle streghe o dalle “liste di proscrizione” paventate da Zan, anzi la reazione compatta della sinistra mostra – se mai ce ne fosse bisogno – quanto siamo lontani da una effettiva contro-egemonia culturale.
Michele Iozzino
1 commento
Se fosse vero renderebbe Pan per focaccia… E speriamo che non si fermino … Infestazione sx e frocia…