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Ambientalismo e risorse: ecco come sarà la volontà (e la ricerca) a salvare il nostro sviluppo

by La Redazione
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industria-ambientalismoRoma, 9 ott – Quando si sente parlare di mondialismo, sovente tocca ascoltare delle immense sciocchezze di stampo clericale, complottista e cospirazionista. Al lato pratico viceversa, per mondialismo si intende la retorica liberale dei diritti umani posta a giustificazione dell’imperialismo americano. Non vogliamo però in questa sede analizzare il carattere eminentemente escatologico e veterotestamentario dell’eccezionalismo americano, quanto le sue ricadute pratiche su noi che siamo di fatto una provincia dell’impero, un tempo relativamente autonoma ora di fatto commissariata.

Fin dai tempi in cui l’imperialismo Wasp aveva sede a Londra e non a Washington, un grande studioso di economia, Friedrich List, aveva notato come alla base del modello britannico di sviluppo fondato sul saccheggio finanziario delle risorse e sullo stato di guerra permanente vi fosse una ipocrisia di fondo del tipo: “fare quello che dico e non fate quello che faccio”. L’Inghilterra allora ben si guardava, per dire, dal praticare il liberoscambismo radicale che imponeva alle sue colonie o comunque ai suoi Stati-satelliti. In pratica, è come se gli inglesi fossero saliti sopra una scala per poi dire agli altri che salirvi era pericolosissimo, e che era meglio rimanessero tutti in basso. Questo modus operandi tipicamente britannico è anche quello operato dagli Usa almeno a partire dal crollo del muro di Berlino. Prima, a causa dello spauracchio sovietico, erano costretti a lasciare una certa autonomia nelle politiche economiche altrui e questo ha consentito in particolare agli Italiani di crescere ed arricchirsi come nessuno prima nella Storia. Ora la necessità di evitare il malcontento filo-comunista non esiste più, e quindi gli Usa possono dispiegare appieno tutti gli strumenti in loro possesso per bloccare lo sviluppo altrui, in particolare due: marginalismo ed ambientalismo. Se del marginalismo, ovvero della folle idea di un equilibrio generale dell’economia che realizzi “il migliore dei mondi possibili” ci siamo già occupati, dell’ambientalismo è d’uopo approfondire l’origine all’indomani della melensa retorica rispetto agli accordi di Parigi recentemente firmati dalla maggioranza degli Stati del pianeta.

L’ambientalismo nasce ovviamente nel cuore dell’impero britannico, quando il pastore anglicano e funzionario della compagnia delle indie Thomas Robert Malthus si inventò per la prima volta la balzana idea della limitatezza delle risorse date, e quindi dell’esistenza di un limite “oggettivo” allo sviluppo economico, demografico e spirituale delle nazioni. Che questa idea sia oggettivamente stupida lo capirebbe anche un bambino non ancora indottrinato dalle maestrine che fanno fare la raccolta differenziata anziché insegnare l’italiano, dato che il concetto di “risorsa” implica un certo livello di sviluppo tecnologico: il petrolio, per dire, non è stato una risorsa fino a che non è stato inventato il motore a scoppio. Quindi, la questione è semmai la priorità indispensabile che la ricerca scientifica di base ed applicata dovrebbe avere per la politica industriale di un governo decente, non farsi problemi inesistenti su questioni irrisorie come “il risparmio energetico”, la “raccolta differenziata” o le “targhe alterne”. Qualcuno riesce a notare qui le analogie intercorrenti fra marginalismo ed ambientalismo? In effetti, una c’è, ed è l’idea della deresponsabilizzazione della politica nella convinzione della decisione “tecnicamente giusta”. Non ci sono alternative, lo sviluppo deve essere limitato altrimenti distruggeremo questa palla di fango dimenticata da Dio. Per questo negli anni ’80 iniziò a circolare la bufala del surriscaldamento globale antropogenico (dopo che per 20 anni viceversa si era paventata una nuova era glaciale per motivi analogamente surreali) con cui, a partire dall’Africa, si iniziò a contrastare la costruzione di “inutili ed inquinanti” infrastrutture fisiche di base.

Ovviamente, come nel caso del marginalismo, anche l’ambientalismo ha il suo clero accademico, pronto a giurare e spergiurare, in cambio di sostanziose mazzette, che è verissimo: le flatulenze che voi emettete quando mangiate pesante faranno sciogliere i ghiacci dell’artico, ed anzi è già successo. Intere facoltà ed istituti di ricerca straripanti di ben pagati apprendisti stregoni sono sorti come funghi in tutto l’Occidente per confermare una tesi già aprioristicamente accettata attraverso sempre più complicate modellizzazioni matematiche. Anche qui, l’analogia con il marginalismo, che pretende di scrivere un’equazione del perfetto investitore razionale, è allarmante. Esiste poi una terza analogia, che già List aveva individuato nelle sue critiche cogenti a Malthus: “Questa dottrina tende a mutare il cuore degli uomini in pietra” scrive nel suo fondamentale Il sistema nazionale di politica economica. Se veramente si è ambientalisti, indi si vede nell’Uomo una bestia nel migliore dei casi, un abbietto parassita della “Madre Terra” nel peggiore, allora qualunque abiezione morale è permessa, compreso il genocidio di massa noto come “controllo demografico”.

Non a caso, l’estinzione fisica degli Europei viene da decenni giustificata anche con speciose argomentazioni ambientaliste, nell’idea del “rientro dolce” della popolazione globale entro il miliardo di unità. Viceversa, chi ha una visione del mondo volontarista, umanista ed attualista non potrà che rigettare appieno questa aberrazione satanica e misantropica. L’Universo caotico ed eterno è il terreno di gioco dell’umanità, aspirare a qualcosa di meno solo perché lo dice un cattedratico incompetente è un suicidio. Dobbiamo mettervi ordine, a cominciare dalle nostre menti e dalla consapevolezza di rigettare dottrine adatte a qualche wasp o agli editorialisti di Repubblica, non a chi ha fra i suoi maestri Nietzsche, Sorel, Vernadsky, Marinetti e Gentile.

Matteo Rovatti

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6 comments

Il Duca Bianco 9 Ottobre 2016 - 5:06

1-Già uno che parla di “WASP” riferendosi alla strategie Geostrategiche USA significa che non ha capito nulla. Quindi, ignorando, volontariamente, che le élite yankee sono liberal, lobby industriali (anti-bianche) ed ebrei tribali. Ma fa sempre fico prendersela con quei tonti di WASP (ammesso che contino ancora qualcosa).

2-Il riscaldamento globale è un problema causato dall’uomo non è una cazzata. Per fortuna che parlate di “Complottari, clericali e cospirazionisti”. Complimenti!

3- Il Controllo demografico serve sempre e comunque. Almeno che non siate libertari, allora a quel punto potete farne a meno.
Dobbiamo fare un “controllo demografico” nel TerzoMondo, sopratutto in Africa.
In quanto i Paesi più pericolosi- dal punto di vista dell’inquinamento- sono quelli sottosviluppati o in via di sviluppo, in quanto vogliono avere standard di vita come i nostri.

Questa bozza di un articolo – se pur scritto con il culo- è sempre meglio di questo specie di articolo che dovrebbe “informare”.
http://ilducabianco3.blogspot.com/2016/03/nota-bene-il-seguente-scritto-e-stato.html

Solo attraverso l’unione del pensiero neomalthusiano identitario e della visione cornucupiana possiamo veramente fare qualcosa.

P.S. Rivogliamo il Dr. Meneguzzo a scrivere. Aveva un minimo di senno, quanto meno.

Reply
Matteo Rovatti 9 Ottobre 2016 - 10:51

Si, nuova destra come fosse Antani con scappellamento a sinistra.
Sei poi quello che crede di essere fico riprendendo le tesi di Faye e sputando su Mazzini, oltre che ovviamente sostenendo l’Europeismo più becero.
Ma non ti preoccupare: il capire poco o nulla non è di per se un problema, solo un’attitudine mentale.

Reply
Il Duca Bianco 10 Ottobre 2016 - 9:54

Mai parlato di “Nuova Destra”. Faya non centra nulla, anche se abbiamo un pensiero affine per alcune cose.
Semplicemente ho messo in evidenzia le sue mancanze di siffatto articolo.

P.S. Se mi vuole rispondere utilizzi la funzione apposita: “Rispondi”.
Cordialmente il Duca Bianco.

Reply
Nessuno 10 Ottobre 2016 - 1:39

Il Primato Nazionale non può permettersi codesto “Matteo Rovatti”, che nega l’infinità delle risorse come un liberale qualsiasi.

Cacciarlo subito.

Reply
Nessuno 10 Ottobre 2016 - 1:39

Il Primato Nazionale non può permettersi codesto “Matteo Rovatti”, che nega l’infinità delle risorse come un liberale qualsiasi. Vada a scrivere per L’Occidentale o per qualche altro giornale di destra.

Reply
Milo 17 Ottobre 2016 - 4:15

“Nessuno”, ma tu chi cazzo sei per dire ad un giornale di cacciare un suo collaboratore, per quanto sia altezzoso, invece di argomentare? Io, sull’interpretabilità della risorsa, ad esempio credo di non averci mai pensato… e mi sta facendo pensare in maniera molto interessante!

A giusto, sei nessuno. Vedi di andare affanculo allora, va’. Vai a fare l’hater da un’altra parte, che sei il fratellino di Napalm 51? :-DDDD

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