Roma, 23 giu – Classe 1952, padre italiano e madre indiana, nato a Bombay (oggi Mumbai) dove ha vissuto per 14 anni. Chi meglio dell’ammiraglio di squadra Rinaldo Veri avrebbe potuto aiutare i vertici militari ed il governo a risolvere l’intricata vicenda dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone? Eppure nessuno ha mai tenuto in considerazione la sua offerta.
E’ quanto emerge da un’intervista concessa al quotidiano Il Tempo, nella quale Veri fornisce la sua ricostruzione dei fatti.
“Appena hanno fermato Massimiliano e Salvatore non ce n’è stato nemmeno bisogno (di offrire il mio contributo, ndr), perché conoscevano la mia situazione e mi hanno contattato, ma solo allora. Diedi i miei consigli e poi il silenzio assoluto”, spiega l’ammiraglio.
Gli anni passati a Bombay non sono un ricordo del passato, ma una rete di relazioni che Veri ha continuato a sviluppare nel tempo. Tanto da poter addirittura arrivare al primo ministro indiano: “Avevo delle persone che potevano arrivare a lui, degli amici indiani che conoscevano Modi e la parte politica a cui appartiene. Avrebbero potuto avere la loro influenza”, dice ancora l’ammiraglio, che sottolinea: “Pur non avendo la pretesa di dire che avrei risolto la situazione, ormai incancrenitasi, avrei potuto facilitare la negoziazione”.
Nulla di tutto questo si è però mai concretizzato. Alla domanda se i suoi suggerimenti siano stati almeno seguiti, pur senza interpellarlo direttamente, la risposta è disarmante: “Non sono in grado di dire sì o no con certezza, ma ritengo di no. So, però, di aver proposto il mio aiuto più di una volta nell’arco di questi tre anni e mezzo. L’ultima nel novembre scorso”. E ancora: “Diedi i miei consigli e poi il silenzio assoluto“. Con il risultato che, con il passare del tempo, “la possibilità di successo è calata perché mese dopo mese la situazione si è fatta più difficile”.
Sulla vicenda in sé l’ammiraglio ha, peraltro, le idee abbastanza chiare: “Sembra una risposta molto banale -spiega- ma credo sia nato tutto da leggere incomprensioni dovute a un difetto di comunicazione. Poi queste si sono accumulate, arrivando a creare una situazione paradossale di totale divergenza che ha portato a decisioni sbagliate e controverse”.