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Avete detto autonomia? La Pedemontana lombarda chiede aiuto a Roma per non fallire

by Filippo Burla
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Milano, 14 nov – Qualcuno l’ha già ribattezzata “La Salerno – Reggio Calabria del Nord”. Colpa di una gestazione lunghissima – l’idea nasce alla fine degli anni ’50, ma solo da metà anni ’80 si comincia a ragionare concretamente anche se i lavori non partiranno prima del nuovo millennio – e di un iter di costruzione ancora ben lungi dall’essere completato. Stiamo parlando della A36, ai più nota come Pedemontana, vera e propria “autostrada lumbard” visto che la società che ha in esercizio la bretella, Autostrada Pedemontana Lombarda Spa (al 78% di Milano Serravalle – Milano Tangenziali Spa, controllata dalla regione Lombardia), opera in regime di concessione rispetto a Concessioni autostradali lombade (Cal) Spa, partecipata anch’essa al 50% dal governo regionale. Un vero e proprio anticipo di federalismo a tutto tondo rispetto alle richieste avanzate dopo il referendum consultivo dello scorso 22 ottobre, ma che rischia di naufragare davanti a soverchianti difficoltà economiche.

tracciato pedemontana lombarda

Il tracciato dell’autostrada Pedemontana lombarda: in rosso la parte ancora da realizzare

A fronte dell’impossibilità di onorare i debiti, la Procura di Milano ha infatti chiesto il fallimento della società. L’udienza è fissata per il prossimo 4 dicembre. Di “fallimento inevitabile” parla Francesco Arcuri, il commercialista incaricato dal tribunale fallimentare della perizia sullo stato dei conti di Pedemontana. L’autostrada che doveva collegare gli scali di Milano Malpensa e Orio al Serio, collegando tutta l’area a nord di Milano, sarebbe di fatto in stato di insolvenza. Una tesi che non convince il governatore della Lombardia Roberto Maroni, da sempre sostenitore della tesi per cui sarebbe più costoso non finirla che completarla sia pur a fronte delle difficoltà insorte: “Se, come mi auguro, sarà respinta la richiesta di fallimento siamo pronti a partire subito, in primo luogo con la firma, da parte del governo, del secondo atto aggiuntivo, che è preliminare agli investimenti necessari a completarla”, ha spiegato a margine dell’inaugurazione dell’ultimo tratto della Bre-Be-Mi, altra opera tutta “made in Lombardia” che nei primi anni di attività ha dovuto attraversare periodi bui che hanno richiesto un intervento d’imperio dell’esecutivo per sanare i bilanci.

Analogo discorso si presenta oggi. Per evitare il fallimento servono infatti fondi freschi, dopo gli 1,2 miliardi stanziati inizialmente come contributo “nazionale” sono già stati spesi. Si parla di una necessità di almeno ulteriori 3 (se non addirittura 5) miliardi, che la regione non ha mentre Pedemontana continua ad accumulare perdite derivanti in buona parte anche dal mancato pagamento dei pedaggi, complice un sistema – il cosiddetto “free flow” – ancora da mettere a punto. Anche qualora il Tribunale di Milano non dovesse dichiarare il fallimento, senza un sostegno del governo sarà dunque difficile concludere tutti i lavori. E ad oggi è stato realizzato meno della metà del progetto originario. Il primo esperimento di federalismo infrastrutturale, che tanto di buono doveva portare ai territori, si infrangerà contro l’elemosina chiesta a Roma?

Filippo Burla

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4 comments

cenzino 14 Novembre 2017 - 8:36

La Lega, che gestisce la Regione Lombardia, è il più grande bluff degli ultimi 30anni.

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Avete detto autonomia? La Pedemontana lombarda chiede aiuto a Roma per non fallire | NUTesla | The Informant 15 Novembre 2017 - 2:00

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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nemesi 15 Novembre 2017 - 3:56

Lombardia e Veneto sono la prima e seconda regione d’Italia per residuo fiscale versato a Roma (differenza tra quanto versato e quanto poi ritorna nella regione che ha prodotto quella fiscalità);
va da sè che -nel caso di specie- con qualche miliardata di euri in più all’anno prodotti dalle tasse
pagate dai Lombardi e trattenuti in Lombardia…non ci sarebbe bisogno di chiedere nessun aiuto a Roma.

guardate che il ragionamento è simile come Paese Italia a quanto versiamo alla UE e a quanto ci
ritorna indietro; per cui per la famosa “accoglienza” spediamo 3-4 miliardi di euro all’anno,ne versiamo 14-15 di media alla UE come stato membro….dopodichè per l’accoglienza ci ritornano appena 120 milioni di euro all’anno,inglobati in circa la metà di quanto versiamo annualmente.

quindi chiedere alla UE almeno 3-4 miliardi di euro all’anno di soldi già nostri e già versati da noi come stato membro per i “profughi”…è assolutamente analogo alla Lombardia che chiede “aiuto” a Roma (intesa ovviamente come Sistema Centrale) per la pedemontana…

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serena 15 Novembre 2017 - 1:02

Io non glieli darei. li chiedessero alla padania

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