Roma, 28 dic – L’anno si chiude oramai nella mestizia e nella consapevolezza di aver sprecato ulteriore tempo, mentre l’economia langue ed il popolo si arrabatta come riesce per tirare avanti la baracca. Si aprirà, è bene saperlo, peggio: a partire dal primo gennaio in Italia sarà attivo il meccanismo del cosiddetto “Bail-in” che, nel caso in cui una banca salti per aria, permetterà di rivalersi sugli azionisti, sugli obbligazionisti e sui correntisti che depositano oltre 100.000 euro, almeno teoricamente. Teoricamente, perché in effetti il fondo interbancario di tutela dei depositi non ha alcuna garanzia pubblica, di nessun livello, essendo composto solo dagli accantonamenti volontari delle banche medesime, e non ci vuole molto a capire cosa succederà in caso di crisi sistemica del settore finanziario, quando anche grosse banche come Unicredit o Intesa-San Paolo avranno bisogno di essere “salvate”.
E succederà, perché quella che è stata innescata è una miccia che può potenzialmente condurre alla maggior deflagrazione finanziaria della storia nazionale. Si continua a menarla con la questione del tutto irrilevante della Boschi e di suo padre nell’ossessione di personalizzare sempre tutto per avere la scusa di individuare le “mele marce” e non voler vedere che la questione è sistemica. Le banche italiane sono piene di crediti “in sofferenza” – secondo l’Abi 200 miliardi, ergo dato il palese conflitto d’interessi saranno molte di più – non a causa del padre della Boschi, ma perché sette anni continuativi di recessione causata da folli politiche d’austerità hanno mandato la disoccupazione alle stelle rendendo i debitori sempre più impossibilitati a restituire quanto ottenuto. Al contempo l’Ue, per bocca dei commissari Vestager e Hill, ha lanciato un messaggio molto chiaro: la Germania può spendere 250 miliardi per salvare le proprie banche, l’Italia nemmeno quattro. Forse non è del tutto chiara la portata radicalmente eversiva di questo messaggio: un palese invito ai top risparmiatori italiani, alle grandi aziende ed ai fondi d’investimenti di portare il proprio danaro altrove, magari proprio in Germania.
Bisogna capire finalmente che le banche non sono imprese come le altre, perché generalmente possiedono attivi pari a molti multipli del proprio capitale, anche 20 volte. Questo implica che basta un rendimento medio dei propri asset (in pratica, dei crediti erogati) dell’1% per avere rendimenti del capitale pari al 20% e fare felici gli azionisti, ma è altrettanto vero che basta un 5% di perdite per azzerarlo, il capitale. È questa la trappola spaventosa che si è messa in moto con l’ “austerità”, ed a farne le spese saranno i risparmiatori. Non crediate di poter essere al sicuro perché la vostra banca è “grossa”, perché la questione è la stessa per tutte. A saltare saranno per prime ovviamente le banche più piccole come le quattro attualmente agli onori della cronaca, maggiormente legate al territorio e quindi volenti o nolenti all’economia reale, ma il contagio è destinato gradualmente ad espandersi. Siamo in deflazione e l’unico modo per uscirne sarebbe iniettare liquidità nelle tasche degli Italiani sotto forma di salari spendibili, ma questo è ovviamente il contrario dell’austerità euro-diretta. Quando l’economia reale non riesce più a sostenere il flusso di interessi necessari a finanziare un debito sempre crescente, ecco il crollo del sistema bancario, ed è esattamente quello che sta succedendo, e che in Italia non era successo nemmeno dopo la crisi del ’29 grazie all’istituzione dell’Iri e dell’Imi da parte del fascismo. Ed a nulla servono gli enormi quantitative easing delle banche centrali: riempiono le banche di soldi a tasso zero o addirittura negativo, ma è inutile. Il denaro resta lì, al massimo alimenta bolle speculative, produce inflazione in Borsa.
Siamo entrati in un incubo, che si andrà a sommare a quelli già esistenti dell’euro e del Ttip prossimo venturo, anche quello atteso per il 2016 e di cui abbiamo ampiamente trattato in passato. E chissà, magari ci aspetta anche qualcosa di peggio. Si inizia a parlare sempre più frequentemente di “insostenibilità” del Servizio sanitario nazionale, ed è noto cosa intendono i media sussidiati di regime quando usano questa parola. Anche il sistema pensionistico era “insostenibile”, e tutte le riforme degli ultimi 20 anni vanno appunto nella direzione di massacrare i pensionati già più tartassati d’Europa, cioè quelli Italiani che peraltro ora come ora fungono da “welfare suppletivo” per i giovani in difficoltà. A costo di guastare le vacanze a qualcuno, bisogna essere chiarissimi: il 2016 sarà un anno peggiore di tutti quelli che lo hanno preceduto dall’adozione dell’Euro ad oggi, e se la miccia della crisi bancaria non viene in qualche modo disinnescata, sarà un autentico massacro sociale. Qualcuno potrà storcere il naso di fronte all’idea di pagare danaro pubblico per salvare le banche, ma evidentemente non ha capito che in ballo ci sono sostanzialmente tutti i suoi soldi, e nessuno (a parte i grandi capitalisti che hanno già portato i propri soldi all’estero) è al sicuro.
Buon anno a tutti.
Matteo Rovatti
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chiaro come sempre