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L’essenza ermetica della Romanità e il Platonismo

by La Redazione
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Roma, 27 lug – È uscito recentemente l’ultimo lavoro di Giandomenico Casalino, titolato “Sigillum Scientiae, l’essenza vivente ed ermetica della Romanità e il Platonismo” (casa editrice edit@), autore del resto già noto per gli innumerevoli contributi su diversi forum e siti nonché per “Il nome segreto di Roma”. In questo caso si tratta più che altro di un “testo unico” di saggi scritti dall’autore nel tempo, rivisti e addizionati con qualcosa di inedito. Il libro si articola in tre momenti: un proemio che funge da “bagno” rituale come preparazione al mostrare, una parte prima dedicata alla tradizione classica e al platonismo che si pone come concreto in senso etimologico del “crescere con…, generarsi insieme, unitamente, con il contesto” e per poi finire con una parte seconda che è la “presentazione della Scienza, in quanto è termine del cammino, ove quest’ultimo sia stato autentica e vera esperienza (…) per giungere dove si è sempre stati”.

Ci ricorda difatti l’autore, attraverso Hegel, che “dell’Assoluto bisogna dire che è essenzialmente un risultato che solo alla fine è ciò che è in verità” cosicché obiettivo è parlare all’Anima in quanto unica sede dello scontro cosmico che si affronta in vita: “la battaglia è sempre e soltanto finalizzata alla conquista delle anime e quindi è di natura apicalmente metafisico-religiosa”. Per condurre questa battaglia bisogna però prima vedere e “svelare” cioè mostrare qualcosa che ha più un sapore di “ricordare” ciò che siamo poiché “si è ciò che si conosce e si conosce ciò che si è”afferma l’autore. Fondamentale dunque è favorire le “aperture” necessarie su quella visione che che deve essere riscoperta interiormente e che l’autore si impegna a mostrare in quella continuità ideale (nel senso di visione appunto) che si svolge nel campo dello Spirito secondo l’idea che ciò che è e ciò che sarà, sono in realtà ciò che è sempre stato – a patto di ricordarselo.

I vari saggi sono una panoramica di diversi aspetti che compongono la Visione: la Comunità e il Pubblico come sacri, Roma come civiltà giuridico-religiosa che attraverso il Rito ordina la realtà circostante, il filone “idealista” che muove da Platone fino ad Evola, Kremmerz ed altri con tanto di una parte dedicata alla fisica quantistica affrontata ovviamente nell’ottica dello Spirito. Punto di riferimento per Casalino è Hegel, vissuto dall’autore come una vera e propria “riemergenza” dello Spirito in seno alla tradizione (ermetica) europea. Ricorrenti sono proprio i concetti Hegeliani tra cui la Verità è l’Intero, “consapevolezza che è Sapere, sereno, gioioso e forte, (che) può rendere lo Spirito pronto ad ogni evento, ad ogni esperienza poiché Egli sa che l’Uno è in Tutto e il Tutto è nell’Uno e che, quindi, non vi è dualità alcuna ma polarità dimensionali ed esperienziali di un unico mondo (…) (in relazione alla natura di chi lo esperisce)”. Sembrano pagine di Tradizione Ermetica…

Sia chiaro che le vette raggiunte danno una panoramica che però può perdersi il dettaglio della loro applicazione quotidiana (a parte eventuali principi rintracciabili qua e là nel libro), panoramica che deve essere compresa, colta, raccolta, trattenuta per poter innescare un cambiamento ontologico capace di avere ripercussioni nella vita di tutti i giorni; analogamente in astrologia i pianeti veloci sono quelli che hanno un’azione più specifica e superficiale ma via via si procede verso i pianeti più lontani e lenti, l’influsso astrale vibra più in profondità potendo portare a stravolgimenti personali significativi con ovvie ripercussioni nella propria quotidianità.

Notiamo la mancanza di una parte fondamentale per un organismo di stampo eroico-guerriero e cioè una parte dedicata alla pratica magico-operativa, l’unica capace di agire su quell’invisibile e che renderebbe di fatto il Vir “l’operatore” e “l’organizzatore” delle forze cosmiche attraverso il Rito, argomento comunque ben trattato nel libro. Un’indicazione interessante viene tuttavia data dall’autore quando afferma “Io sono Te” nel senso di annullamento del duale per vivere l’esperienza come una parte di sé, per vivere il cosmo contenuto in quella esperienza come una parte di sé. C’è un Caos come apertura oscura e un Cosmo come ordine luminoso retto da leggi, regole, forze che governano uomini ed epoche tra loro tutti perfettamente integrati e organizzati: “noi dobbiamo imitare, per quanto sia possibile, quell’Ordine, afferma l’uomo della Tradizione, per la semplice ragione che quanto più il mondo degli uomini, la Comunità politica, si avvicina all’ordine cosmico che è eterno da sé e per se, tanto più la stessa Comunità politica si avvicina all’eternità come tensione e modello. Pertanto i princìpi su cui si regge la società tradizionale sono Autorità, Ordine, Giustizia e Gerarchia, che sono gli stessi che governano il Cielo luminoso, i movimenti dei Pianeti e degli Astri (…)” diventando così “Pensiero Vivente”.

In definitiva escludendo qualche deriva che diremmo “intellettuale”, riteniamo essere questo libello, piccolo ma molto denso, capace, se con esso si vibra, di risvegliare il lettore ad una nuova possibilità di vedere il mondo, una Weltanschauung che va ricordata e che è stata l’insieme delle Idee senza parole che hanno animato in ultimo tutti i fascismi europei come fenomeno epocale del secolo scorso e soltanto attraverso il quale è possibile reinserirsi in quel solco che già fu di Roma e del Medioevo ghibellino e che ciclicamente riemerge e si esprime con l’obiettivo finale di coincidere con l’inizio. Ovviamente compreso il tempo presente.

Marzio Boni

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