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Caso Siri, il giustizialismo a corrente alternata del M5S

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 18 apr – Il governo traballa e il tintinnio di manette è il suono preferito dai maramaldi che ancora una volta mettono nelle mani dei magistrati la propria campagna elettorale, contando sulla delegittimazione che una banale iscrizione nel registro degli indagati oggigiorno comporta.

Il bipolarismo della giustizia

Roba da fasullo strapaese, da Travaglio e da Vaffaday cui siamo stati subissati, prima che dai grillini, dalla sinistra dei girotondini e dei Palavobis, quel panchopardesco ceto medio riflessivo che fece comiziare un tredicenne in un Palasharp. Insomma, ciò che Di Maio e Toninelli hanno scatenato contro il povero Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione, non è niente di nuovo rispetto a ciò cui il vecchio Partito democratico ci aveva abituati.
Si ripropone dunque un bipolarismo piuttosto inusuale ma che, in verità, alcuni di noi avevano previsto e riconosciuto da tempo, ossia i tratti in comune tra la sinistra della ghigliottina antiberlusconiana e i grillini delle manette anticasta. In un modo o in un altro, entrambi hanno attraversato e stanno attraversando questa fase di lecchinaggio al potere giudiziario più o meno militante, più o meno oltranzista e che rinviene nell’impunità sostanziale di cui gode l’occasione per fare politica.

La demagogia dell'”onestà”

E oggi, con la vicenda di Siri ma anche con le vicende di altri grillini e della sindaca Raggi, emerge nitidamente le angolature dei due partner di governo che gli impediscono di convivere pacificamente, sebbene le separazioni in casa avvengano anche nelle migliori famiglie. Qui non è questione di stringere i denti e di concedere qualcosa all’altro, un po’ reddito di cittadinanza e un po’ di flat tax o quota 100. Si tratta, invece, di prestare continuamente il fianco a chi, da alleato di governo, ti infilza con lo spillone demagogico dell’onestà, a ridosso oltretutto di elezioni europee che serviranno per ristabilire gli equilibri italiani. È una convivenza che ogni giorno di più rischia di finire con un macabro fatto di sangue domestico.

E gli ex alleati “convergono”

Giorgetti ha chiamato Berlusconi per avvertirlo della situazione critica, e forse è un primo segno di riavvicinamento allo storico alleato che, pur essendo all’opposizione, condivide con la Lega un quarto di secolo di successi e un grosso spicchio di elettorato. Fratelli d’Italia avverte da tempo Matteo Salvini d’esser pronto per un rimpasto di governo, magari facendo anche leva sui grillini disertori pronti a mollare il carrozzone pentastellato. Insomma, dal punto di vista prettamente governativo, la possibilità di dare un calcio nel sedere a Di Maio c’è eccome, sebbene gli analisti neghino che ciò possa avvenire prima delle elezioni europee.

L’azione giudiziaria come caccia alle streghe

E veniamo alle questioni più personali, probabilmente anche le più divertenti. Toninelli ha revocato le deleghe ad Armando Siri per l’iscrizione nel registro degli indagati. Inutile citare Croce secondo cui il politico onesto è il politico capace, e che la gestione di Roma ha provato che una supposta superiorità morale non implica la risoluzione dei problemi reali, ma stravolge comunque che un ministro della Repubblica non comprenda che il principio di innocenza fino a prova contraria sia un baluardo in difesa dell’individuo dallo strapotere dei giudici. E che l’azione giudiziaria non consiste in una caccia alle streghe per cui, come ebbe a dire Piercamillo Davigo, non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora beccati, ma la necessaria analisi di un fatto per stabilire se assurga agli estremi del reato, del comportamento illecito. Non è un’opera di pulizia, come invece la intendono i cialtroni grillini che difatti propongono la grottesca figura dell’agente provocatore nella pubblica amministrazione. Siri, piaccia o no, è ad oggi innocente e lo sarà per molti anni ancora vista la lunghezza dei processi italiani.

Lorenzo Zuppini

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1 commento

Jos 19 Aprile 2019 - 8:38

.se in Italia ,non si farà una riforma della giustizia che si rispecchi in quella anglosassone, non si risolverà mai la questione della ‘ malagiustizia”…,Un solo grado di giudizio, separazione delle carriere, responsabilità dei giudici tramite tribunali speciali, applicazione dell’ ergastolo, leggi e pene speciali per le organizzazioni criminali.,

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