Inoltre, il 2017 non sembra promettere niente di buono: quindicimila aziende in meno nei primi novanta giorni. A dirlo è il rapporto di Unioncamere – InfoCamere. Secondo questo report: “Il saldo fra iscrizioni e cessazioni (nei registri camerali) è risultato negativo per 15.606 unità, in peggioramento rispetto al primo trimestre del 2016 e in controtendenza dopo un triennio in cui il bilancio trimestrale delle imprese – pur mantenendosi sempre in campo negativo – aveva mostrato segnali di progressivo recupero”.
Queste cifre dovrebbero spronare l’esecutivo a mitigare la pressione fiscale e a diminuire drasticamente gli adempimenti burocratici. Purtroppo, però, le cose non vanno così. A dirlo è Massimo Miani presidente del Cndcec (Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili). Secondo i commercialisti i nuovi adempimenti fiscali introdotti con il DL 50/2017 approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 aprile 2017, “appesantiscono il carico dei costi che i titolari di reddito d’impresa sono costretti a sostenere”. Il governo, dunque, continua a fare scelte controproducenti. Eppure i dati sul depauperamento del nostro sistema produttivo parlano chiaro. Infatti, la stretta fiscale è direttamente proporzionale all’aumento della mortalità delle imprese. Al peso dei tributi si affianca quello della consulenza fiscale. In questo sistema solo i grandi evasori (vedi il caso di Amazon) riescono a farla franca. Un gelataio non può certo permettersi un costoso commercialista. Ecco perché un imprenditore su due dopo cinque anni decide di abbassare per sempre la serranda. Padoan, però, forse è contento: c’è un potenziale evasore in meno.
Salvatore Recupero