Roma, 18 lug – Giorgio Alberto Chiurco è noto per essere stato l’autore di una “Storia della rivoluzione fascista (Vallecchi 1928) in cinque volumi, che ancor oggi rappresenta un prezioso riferimento per chiunque voglia saperne di più sul “fascismo insurrezionale”. E questa, dopo quasi un secolo dalla scrittura, è la migliore conferma della “rude” definizione mussoliniana che ne parlò come un : “grande magazzino di legname, ferro, mattoni…utilissimo.. per lo storico che il tempo ci darà”. Ma Chiurco fu anche medico e professore universitario di gran fama, con una bibliografia ricchissima, oltre che dirigente fascista di medio-alto livello, fino ad assumere, durante la Rsi, la carica di Capo della Provincia a Siena (che proclamò città ospedaliera, per preservarla –senza ottener pieno successo- dai bombardamenti alleati che la considerarono “città d’arte di classe “C” e la colpirono più volte). La sua affermazione nel chiuso mondo dell’accademia universitaria e il doppio nome mi avevano fatto pensare ad un’origine nobiliare (il primo fascismo toscano pullulava di Conti e Marchesi, anche se in genere decaduti), ma mi sbagliavo: Chiurco era originario di Rovigno d’Istria e di famiglia poverissima. Agli atti dell’Università di Siena vi è una sua richiesta, datata 16 ottobre 1920, con la quale chiedeva –allegando un’attestazione del sindaco di Rovigno- l’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie a causa delle “critiche condizioni familiari causate dalla guerra e dalla disoccupazione del padre, muratore saltuario” (la madre aiutava come poteva, con piccoli lavoretti).
Laureatosi nel ’21, si diede anima e corpo alla causa del fascismo: capo delle squadre senesi, che spesso operarono anche oltre i confini della provincia, più volte arrestato, ferito. Lo fece –e la cosa va rilevata- in un’ottica di “fascismo rivoluzionario” (concordo con Buchignani che giudica impropria e fuorviante la definizione di “fascismo di sinistra”, ndr), che causò anche un grave motivo di conflitto con lo stesso Mussolini. Infatti, nell’inverno del 1921, fallite le trattative con gli agrari per l’assunzione coatta di operai senza lavoro, dispose che le squadre occupassero le tenute dei possidenti recalcitranti, e ivi avviassero ai lavori dei campi i disoccupati, ai quali, a fine giornata, i proprietari venivano “convinti” a dare la giusta mercede. Iniziativa che di lì a qualche mese sarà replicata nel parmense, ma che non trovò il consenso del “grande tessitore” Mussolini, il quale ebbe un atteggiamento di severità via via crescente. Con Chiurco si limitò ad infuocati telegrammi che gli intimavano di chiarire, con comunicati alla stampa (già allora capace di influenzare l’opinione pubblica, a seconda delle versioni fornite dei fatti), senso e portata della sua azione.
Leggiamo la ricostruzione che lo stesso Chiurco fece nel suo “Fascismo senese”: “L’azione degli squadristi fu tacciata illegale, come se legale fosse, e soprattutto umano, negare il lavoro al bracciante, da parte di colui che lavoro ne ha da dare in esuberanza. E se tanto non bastasse, si scrissero sui giornali di ogni risma e colore (da quello di Albertini a quello di Giacinto Menotti Serrati) notizie strampalate e interviste mancate, condite di commenti che dipingevano il fascismo senese come seguace dei metodi rossi…..Mussolini, che seguiva la polemica appassionante, inviò da Milano i seguenti due telegrammi: “Chiurco, Fascio di combattimento, Siena: Imperversano polemiche sul vostro atteggiamento, pregovi farvi vivo su giornale nazionale prego rispondere odierna intervista Avanti”. E l’altro così concepito: “Chiurco, Fascio Siena: Rispondete articolo odierno Corriere. Saluti”
La questione si chiuse cosi: l’anno dopo, invece, con i parmensi, il futuro Duce sarà più duro e parlerà di“pussismo a rovescio”. Non per questo il medico-squadrista defletterà dalla sua linea: la sua intransigenza gli costerà l’espulsione dal Partito nel 1926 e successivi rapporti altalenanti con l’establishment romano e locale (compreso il potentissimo Monte Paschi Siena, agli onori anche della cronaca d’oggi), ma gli conserverà sempre la fiducia della base squadrista della vigilia. Volontario in tutte le guerre del fascismo, schierato –come già detto- con la Rsi, sarà processato nel dopoguerra, e, dopo cinque ani di carcere, assolto ed amnistiato. Ah, quasi dimenticavo, e la cosa è probabilmente importante per i senesi: fu anche “contradaiolo”, della Tartuca per l’esattezza, così come “contradaioli” erano la maggioranza dei suoi squadristi. Viceversa, i socialisti non videro sempre di buon occhio –nonostante “la Torre” avesse fama di contrada “rossa”- questa cittadina tradizione (come, e ancor di più, quella della goliardia), e il perchè andrebbe approfondito.
Giacinto Reale
1 commento
Figura molto interessante quella di Chiurco. Lo incontrai la prima volta leggendo un corposo volume intitolato “ORGANIZZAZIONE ECONOMICA E POLITICA DELL’AGRICOLTURA NEL XX SECOLO. CENT’ANNI DI STORIA DEL CONSORZIO AGRARIO DI SIENA” di Fabio Bertini. Il sindacalismo agrario fascista pullula di personaggi meritevoli di una nuova ribalta. Sarebbe interessante conoscere qualcosa di più anche su colui il quale fu braccio destro di Chiurco e in prima linea nelle lotte agrarie della provincia senese; Nazareno Mezzetti. Un grazie a Giacinto Reale per questi suoi articoli, unito all’augurio che prima o poi si riesca a far maggior luce su quel sindacalismo agrario di cui dicevo sopra.
Saluti,
Sandro Righini
Gruppo di Studio AVSER