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Ciao Ciao Camerata Panetti. Quando il fascismo è trasgressione

by Michele Iozzino
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Panetti

Roma, 24 Mag – L’autoproclamato “re del pogo” Simone Panetti ha pubblicato una nuova canzone dal titolo CCCP (Casa Casa CasaPound), con tanto di video nostalgico ambientato a Predappio firmato Luis Sal che, per l’occasione, diventa Lvis e commenta “fascio video”. Tra cuori neri entusiasti, chi grida al capolavoro e commenti preoccupati dal perenne ritorno del fascismo, il brano ha un po’ spiazzato tutti. Genuina ammirazione per Mussolini o semplice provocazione dai toni ironici?

Un brano non ironicamente fascista

Che non si tratti di ironia lo afferma lo stesso Panetti, che in un post scrive: “CCCP (Casa Casa CasaPound) è un brano non ironicamente fascista. Se a voi sembra ridicolo non è sicuramente per merito mio”. Come a dire, il fascismo – tra negozi di souvenir del Duce, croci celtiche, un’italianità difesa grossolanemente e un certo provincialismo stereotipato – è ridicolo di per sé, non c’è bisogno di memarci sopra. Tutto risolto cari compagni, era solo un doppio layer di satira per sfottere i destrorsi. Non proprio. A giudicare dai commenti, i primi a credere nella serietà di Panetti sono propri i soliti eterni indignati della sinistra. Preoccupatissimi non solo dalla “svolta” nostalgica di Panetti, ma anche da quanti l’hanno accolta con cameratesco entusiasmo. Così c’è chi dà sfoggio di finissime analisi e invita gli altri utenti a farsi un giro nel Cile di Pinochet o nell’impero ottomano di fine ‘800 (non ci stiamo inventando niente), chiosando con un perentorio “e apriamolo un libro di storia dai”, chi mette un cuore rosso per controbilanciare i troppi cuori neri, e chi ancora vorrebbe chiudere gli “apolegetici” negozi visitati da Panetti nel video. Insomma, la solita dimostrazione del vecchio adagio: “left can’t meme”. Ma soprattutto la prova che il fascismo, anche solo su un piano superficialmente simbolico, non ha perso la sua carica dirompente, anticonformista, punk.

Panetti e Lundini: la post-ironia antidoto all’antifascismo

La reazione esagerata di certi commentatori ci fa venire in mente uno sketch di Valerio Lundindi di qualche anno fa. Il comico romano stava disegnando una svastica, sbagliando miseramente e facendola intenzionalmente sbilenca. In suo soccorso arrivava Christian Raimo il quale, non solo lo correggeva, ma la faceva a regola d’arte con tanto di ombreggiature e linee di movimento. Sicuramente vedere un paladino dell’antifascmo come Raimo impegnatissimo a disegnare una svastica non può che far ridere per la sua paradossalità, ma oltre l’effetto comico c’è qualcosa di più. Una certa sinistra “crea” il nazismo andando a correggere e ingigantire quello che ai suoi occhi è nazismo anche se non lo è, trasformando in una svastica scintillante qualunque cosa. È l’Ur-fascismo di Eco, la fasciofobia, la creazione di un nemico immaginario. Il nazismo, così come il fascismo, è figlio delle paranoie della sinistra. Giocare con i riferimenti al fascismo – come fanno Panetti e Lundini – significa mettere in mostra l’idiozia dell’antifascimo, dei suoi riflessi condizionati, delle sue illusioni ottiche, della sua profonda inadeguatezza. La post-ironia che fa a pezzi la sinistra.

La Curva del male

Abbiamo aggiunto un altro strato. Tuttavia bisogna porsi un’ulteriore domanda: quanto sono seri quelli che danno a Panetti del Kanye West italiano o sembrano apprezzare sinceramente i contenuti fascisti della canzone? Al di là di fascinazioni inconsce e sottili giochi post-ironici, l’immagine che Panetti dà del fascismo è sicuramente negativa, a tratti urticante. Com’è possibile allora un’identificazione? Beh, proprio perché è negativa. In questo senso, il fascismo è una delle poche trasgressioni ancora possibili. L’antifascismo non è solamente un dispositivo paronoico, ma anche uno strumento del potere. Anzi, è la narrazione su cui quest’ultimo pretende di porre la propria legittimità. Un primo paradosso di ciò è che l’antifascismo che proclama sé stesso come un momento liberatorio finisce per essere una forma di autoritarismo. Così il fascismo diventa all’opposto un gesto di ribellione. Essere il “negativo” del sistema nasconde, però, un pericolo. Se lo si interpreta pedissequamente, se si vuole essere a tutti i costi il bastian contrario del mainstream, se non si ha una propria centralità, se ci si rispecchia troppo fedelmente in quello specchio deformante che è l’antifascismo, se insomma si reagisce per mero risentimento, allora ci si limita a un ruolo passivo, ingenuo, falsificante. Se, invece, è un’appropriazione indebita, una sorta di trasvalutazione, di emergere vitale degli aspetti contraddittori della società, di ombra nera che nasconde al suo interno uno scintillio, allora quel sedersi nella Curva del male – come direbbe Svart Jugend – ha un significato profondo.

Qualcuno il Pre(dappio), qualcuno il post

Non pensiamo che Panetti avesse in mente tutti questi strati di senso scrivendo CCCP. Questo, però, è la dimostrazione di quanto il fascismo sia ancora oggi materiale incendiario. Un po’ come accaduto a un film come Teste rasate divenuto un cult per quello stesso mondo che voleva denunciare, così ogniqualvolta si tocca l’argomento fascismo gli effetti non si possono prevedere e sono spesso sorprendenti. In maniera un po’ noiosa, c’è chi nei commenti ricorda che tutto questo lo facevano già i Disciplinatha o sull’altro versante i CCCP di Giovanni Lindo Ferretti, peraltro citatissimi da Panetti. Ma si sa, “tutto è già stato bevuto”. Più di questi riferimenti, a fare sembrare datata l’operazione di Panetti è probabilmente l’immaginario che sceglie per descrivere i fascisti di oggi: un po’ sfigati, un po’ folcloristici, molto anni ’90. Ed è curioso che lo faccia tirando in ballo CasaPound che è il movimento che più di tutti ha rivoluzionato e cambiato i parametri estetici di un certo mondo.

Michele Iozzino

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