Roma, 20 feb – Sapete chi è l’autore del primo vademecum elettorale della storia? E’ un ciociaro. Meglio, un arpinate. Si chiamava Quinto Tullio Cicerone ed era fratello del più noto Marco Tullio, l’oratore celeberrimo, il filosofo, l’avvocato e via così.
Il formulario di Quinto, sorta di manuale del perfetto candidato dai contenuti sorprendentemente attuali, si chiama “Commentolarium petitionis” e al grande Marco Tullio darà una mano decisiva per la conquista dello scranno cui l’autore del “De re pubblica” punta più di ogni altra cosa: quello di console.
Andiamo con ordine. E’ l’annus 63 a Nativitate. Il candidato Marco Tullio convoca Quinto e lo esorta: mio caro fratellino, inventati qualcosa perché io questi ludi cartacei (vulgo, elezioni) li voglio vincere a tutti i costi. Detto, fatto. Il più piccolo dei Cicerone si mette al lavoro e, dopo qualche settimana, sforna il libriccino che al fratello-candidato procaccerà, assicura, il consensus omnium bonorum. Nel Commentolarium Quinto infila uno via l’altro una serie di consigli che qualsiasi spin doctor 2.0 potrebbe fornire, tali e quali, a un inseguitore di cadrega di oggidì. Qualche esempio: Marco parte da una posizione sfavorevole considerato che deve vedersela con rivali del calibro di un Gaio Antonio Ibrido o di un Lucio Sergio Catilina?Quinto consiglia: rassicura gli ottimati, che di Ibrida e Catilina rappresentano il naturale bacino elettorale, che “se talvolta hai parlato il linguaggio dei popolari, lo hai fatto solo per non alienarti l’indispensabile benevolenza dell’influente Gneo Pompeo”. Altra raccomandazione. Stai attento che “Roma è città piena di tranelli, di inganni, di vizi di ogni genere, in cui bisogna sopportare l’insolenza, l’astio, la tracotanza, l’odio, il fastidio di molti” ragione per la quale “occupati dell’intera città, stai dietro a tutti: ai nobili, ai pubblicani ai cavalieri, ai senatori, ai liberti, ai cittadini influenti nelle tribù e nei municipi dell’Italia intera con un occhio di riguardo per i giovani. Tieni la casa aperta a chiunque, giorno e notte – incalza Quinto – e vedi di conoscerli tutti di persona, frequentali, blandiscili e prometti, prometti senza tanti scrupoli ma senza assumere impegni precisi, tenendoti sulle generali”.
L’autore del “Commentolarium” invita poi il congiunto a procacciarsi soprattutto il sostegno di quelli che oggi chiameremmo “poteri forti”. “Cerca a tutti i costi il sostegno dei magistrati ma tieni comunque e sempre d’occhio i clientes”. E nel confronto con l’avversario come dovrà comportarsi il fratellone candidato? “Usa il fioretto ma anche la clava – consiglia Quinto – denigra se necessario, alimenta il venticello del sospetto (è un lussurioso, sperpera denaro, frequenta personaggi ambigui ecc.) e, se del caso, passa all’intimidazione”.
Sta scritto nell’Ecclesiaste: nihil sub sole novi.
Alberto Fraja
Il primo vademecum elettorale? E' del fratello di Cicerone, ma sembra scritto oggi
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