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Cina, stop a Disney e Marvel. “Vogliono una forte industria nazionale”

by La Redazione
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Cina stop Marvel e Disney

Roma, 19 gen – La Cina frena sia la Marvel che la Disney. Una vera e propria guerra ad Hollywood, secondo quanto reso noto dall’Adnkronos.

Cina e la guerra a Marvel e Disney

La guerra della Cina alla Marvel e alla Disney comincia lo scorso anno, quando le autorità cinesi bloccano l’uscita nelle sale di quattro film prodotti dai due marchi. Un segnale che secondo gli osservatori dimostra la tendenza all’argine che Pechino vuole porre all’arrivo sul proprio mercato di prodotti di origine hollywoodiana. Lo scopo sarebbe propagandistico – culturale, ovvero generare una forte industria nazionale e utilizzarla per orientare le masse.

Secondo Axios Rebecca Davis, corrispondente di Variety in Cina “è un vero allontanamento dall’industria globale dell’intrattenimento“. Mentre per Paul Dergarabedian, analista di Comscore, il Covid ha messo lo zampino anche in questa vicenda, dal momento che “la pandemia ha messo la Cina in una posizione migliore per controllare le uscite cinematografiche”. Disney negli ultimi anni ha fatto di tutto per assecondare Pechino, ma nonostante ciò i suoi titoli non sono stati ammessi.

La giustificazione ufficiale riguarderebbe i personaggi e le loro fattezze, ma secondo Shawn Robbins, analista di Boxoffice pro, sono vere scelte politiche. La Cina non vuole che le pellicole Disney e Marvel arrivino nel mercato cinese, perché il loro impatto è stato considerato “molto positivo” negli anni scorsi. D’altronde sono i film statunintensi in generale ad aver subito una drastica riduzione: dal 46% del 2020 al 39% del 2021. E nel frattempo, i film cinesi aumentavano.

Una forte industria cinematografica nazionale

Per  Axios Aynne Kokas, docente all’Università della Virginia, il governo di Pechino vuole far diventare la Cina una “forte potenza cinematografica” entro il 2035. Di sicuro il mercato cinematografico cinese è già avanti a quello americano, come testimonia il numero di biglietti venduti nelle sale negli ultimi due anni. Una industria nazionale, utile agli scopi del regime. Dunque non solo con lo scopo di contrastare l’espansione culturale americana, ma anche di veicolare al meglio i messaggi del Partito comunista cinese.

Nel 2021, ad esempio, ha avuto molto successo il film cinese Battle for Lake Changjin, che ha incassato cifre record per la storia di Pechino: la pellicola è di propaganda bellica ed esalta il combattimento dell’esercito cinese contro gli Usa nella Guerra di Corea. Poi c’è stato Embrace again, campione d’incassi durante l’inverno, che invece tratta della pandemia e delle strategie di Pechino per affrontarla (ovviamente, con toni positivi).  Nonostante la frenata, il pubblico cinese ama parecchio Hollywood, la cui produzione viene spesso fruita attraverso la pirateria online.

Alberto Celletti

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1 commento

jason17 19 Gennaio 2022 - 6:44

Tra i motivi per cui non vogliono l’immondizia cinematografica statunitense, c’è quello di non far indottrinare i loro pargoli dall’ideologia LGBT e dalla ” negritudine ” imperante nelle loro produzioni. D’altro canto, gli asiatici non hanno il problema dei profughi africani da accogliere per lavarsi la coscienza sul passato coloniale e hanno già messo in chiaro, inoltre, che gli esempi di ” virilità ” contrabbandati dall’occidente non sono loro graditi. Hanno pienamente ragione: maschi effemminati, deviati, e transessuali vari, non debbono contaminare le menti degli infanti, magari avessimo qui in Europa dei governanti che non debbono prostrarsi ai padroni d’oltre oceano. Già, loro non hanno perduto un conflitto bellico 75 anni addietro, non hanno ricevuto fondi per ricostruire tutto su cui pagare gli interessi nei secoli a venire, quindi, sono un Popolo libero dai condizionamenti stranieri.

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