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Cinesi e Pd: il caso Pavia e l’insolito connubio che sta distruggendo il calcio italiano

by La Redazione
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cinesi pavia calcioPavia, 10 ago – Pavia è una bellissima città lombarda, situata a meno di quaranta chilometri da Milano. Ex capitale del Regno Longobardo è oggi conosciuta per il suo ospedale e per la sua Università, meta di migliaia di studenti da tutta la penisola e non solo. Certo non possiamo dimenticare il grande Max Pezzali, autore di canzoni, come La dura legge del gol che hanno fatto ballare e cantare, facendolo ancora oggi, diverse generazioni.
La canzone citata non è certo un caso, poiché riguarda quello che è successo, sta succedendo e succederà in riva al Ticino.

Nel 2014, infatti, la locale squadra di calcio, reduce da un disastroso campionato nell’allora C1, ottiene una certa notorietà nazionale in quanto diventa il primo club italiano ad essere comprato dai cinesi, più precisamente dal fondo d’investimento Pingy Shanghai Investment, guidato da Xiadong Zhu. Totale dell’operazione: un euro. Il dottor Zhu ha le idee chiare, salire in serie B, fare uno stadio nuovo che segua i canoni del cosiddetto calcio moderno, raggiungere la serie A per poi spiccare il volo verso l’Europa.

Questo progetto trova l’immediata euforia del sindaco pavese, il piddino Massimo Depaoli, che riconosce in questi investitori venuti da lontano una sorta di eroi capaci di portare sviluppo e lavoro nella città lombarda. La squadra viene rinforzata con giocatori che, per la categoria, sono un lusso eppure, una volta arrivati al primo turno dei playoff gli azzurri vengono eliminati. Questo è l’inizio della fine, squadra smantellata, cambi dirigenziali e, soprattutto, strani movimenti di denaro. Un’altra stagione, comunque, deve iniziare, seppure nello scetticismo generale. Scetticismo più che giustificato in quanto il Pavia si rende protagonista di una tragicommedia in agrodolce, per restare in tema Cina, con continui cambi di allenatori e giocatori. Nel frattempo la Covisoc continua a frequentare gli uffici del club e la verità viene tristemente a galla. I tesserati del Pavia Calcio non prendono stipendi da mesi, così come i fornitori della società. La proprietà cinese ha deciso di chiudere i rubinetti e, alla fine della stagione 2015/2016, pochissimi mesi or sono, il futuro del club pavese, fondato nel 1911, diventa decisamente nebuloso.

La tragicommedia vede l’ingresso di un nuovo attore, il faccendiere romano Nuccilli che rileva, anche lui per la somma di un euro, il club presentando la richiesta di iscrizione alla C1, nel frattempo diventata LegaPro. Il neo proprietario si sente rispondere in maniera negativa, rinunciando anche a fare ricorso. È qui che torna in gioco il primo cittadino di Pavia, colui che, con lungimiranza gioiva per l’arrivo dei cinesi creando, con soldi suoi, una società ex novo, insieme ad altri compagni di merende del partito, da iscrivere al torneo di Serie D. In fretta e furia si tenta l’iscrizione, ma si arriva a martedì 9 agosto e Carlo Tavecchio, capo della FIGC, la respinge: niente serie D. Ora rimane l’Eccellenza, ma lo si saprà solo nei prossimi giorni, magari dopo ferragosto, in modo da rovinare ulteriormente il fegato dei pochi tifosi pavesi.

Ecco, dunque, una breve cronaca della vicenda del Pavia Calcio che, dall’eccellenza del calcio, si ritrova, forse in Eccellenza, categoria distante anni luce da quella Serie A sognata nelle boutade cinesi ed alle quali il sindaco pavese, siamo pronti scommettere, sta ancora credendo.

Giacomo Bianchini

 

 

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1 commento

luca 11 Agosto 2016 - 11:59

Non si capisce nulla. Cosa vuole dimostrare con questo articolo? E’ un insieme raffazzonato di informazioni distorte e di fatti non comprovati.
Riprovi con qualcosa di più semplice.

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