Roma, 23 mag – Chi attacca i populisti morde il dito che indica la luna, invece di sforzarsi di comprendere il paesaggio lunare di crisi e incertezza a cui è stata ridotta l’Europa. I populisti sono l’effetto di una serie di mancate promesse, non certo la causa dei problemi attuali. E questo a prescindere dal giudizio di valore sulla bontà delle ricette che essi propongono. Questo concetto esprime Maurizio Belpietro nella prefazione al libro di Martino Cervo “Il populismo non esiste”, in distribuzione in questi giorni col quotidiano “La Verità”: “Le classi dirigenti dovrebbero interrogarsi sulle ragioni del proprio fallimento. Invece di indagare il successo di Matteo Salvini, Viktor Orban, Marine Le Pen e dei tanti leader che in tutta Europa si sono messi alla testa di partiti populisti, l’élite dovrebbe domandarsi come si è arrivati a questo punto”.
Le bugie degli anti-populisti
Sono “élite senza lealtà” dice Cervo citando Kotkin dell’università di Princeton. Se il loro portavoce è Levy si comprende perché egli inviti a “non sacralizzare la gente”: semplicemente perché gli appartenenti a queste cerchie vivono in un mondo diverso da quello comune, con aspettative ben diverse. I movimenti populisti più crescono e più sono sotto processo. Nel suo libro Cervo capovolge la prospettiva e mette sotto inchiesta gli anti-populisti. Sfogliando pagina dopo pagina la sua requisitoria si ha l’impressione paradossale che in realtà i “competenti”, i “blastatori” di professione soffrano proprio degli stessi difetti che essi imputano alla “gente bassa” del mondo populista. “De te fabula narratur” direbbe il poeta antico.
Gli anti-populisti raccontano frottole. Diffondono consapevolmente bugie o forse si autoconvincono delle loro parziali interpretazioni. Prima ancora che si scoprisse che l’atleta nera Osakue era stata colpita da un rampollo di un assessore del Pd, già era stato assunto agli atti che altre persone di nazionalità italiana e di fisionomia europea erano state bersagliate dalla banda del “lancio dell’uovo”. Ciò nonostante da Mentana all’ultimo cronista di Repubblica veniva ripetuta la “dottrina” della banda razzista che colpisce la brillante (?) atleta di colore iscritta al Pd. Mentivano sapendo di mentire o – forse peggio – si autoconvincevano delle loro menzogne?
Gli anti-populisti, esattamente come i razzisti che dicono di combattere, individuano e attaccano con veemenza un capo espiatorio: si pensi al linciaggio morale a cui sono stati sottoposti i “vecchi” inglesi il cui voto pare sia stato determinante per la Brexit. Se oggi in Inghilterra il PIL schizza in alto e la disoccupazione inglese crolla ai minimi se ne dovrebbe dedurre che l’esperienza dei vecchi minatori del nord-est ha scelto con maggiore lungimiranza di quanto non abbiano fatto i giovani fighetti dell’europeismo.
Gli anti-populisti sono peggio dei reazionari
Gli anti-populisti come spesso accade ai veri reazionari sono catastrofisti. “Signora mia non ci sono più le mezze stagioni”, oppure “ma dove andremo a finire con questo voto populista”. La catastrofe è stata evocata dopo l’elezione di Trump, dopo la Brexit, con le elezioni europee del 2019. Per non parlare della inquietante Greta Thumberg che annuncia l’apocalisse climatica se non si assumono misure economiche suicide che riporterebbero l’Europa (e chissà perché solo l’Europa) a una situazione tendenzialmente preindustriale.
Più il mito della Ue si appanna e più gli anti-populisti diventano retorici e fanatici, coltivando anche un culto dei morti sui generis, come quello attorno alla figura del povero e ingenuo giornalista Micalizzi, che credeva sinceramente nella Ue, ma che è stato ucciso da un classico prodotto di questa Eurocrazia, ovvero dalla libera circolazione del terrorista islamico. Che poi curiosamente dicono di difendere la democrazia, ma il loro principio o principe ispiratore sembra essere Metternich quello che diceva che l’Italia non era nazione, ma solo una espressione geografica e concepiva la politica come decisione oligarchica calata dall’alto.
La volontà popolare tradita
Giustamente Cervo ricorda la sequenza (impressionante) di voti popolari traditi: il voto irlandese contro il trattato di Nizza, il voto francese e olandese contro la costituzione europea, il voto greco contro l’austerity. Ogni volta l’esito della volontà popolare è stato stracciato in nome di un superiore principio di competenza degli oligarchi pro Ue. E tuttavia questa competenza è dimostrata sul campo? Decisamente no. Essi hanno sottovalutato le tensioni esplosive di una società multiculturale e multietnica.
Hanno dovuto ricredersi (vedi Macron) sulla opportunità dello sfondamento dei confini di Schengen. Hanno clamorosamente chiuso gli occhi sulle conseguenze stagnanti e regressive della Austerity economica. Insomma hanno sbagliato su questioni di non poco conto, ma continuano a ritenersi infallibili e intoccabili. Dopo aver letto la severa disanima di Martino Cervo sulla “dittatura dei competenti”, verrebbe da dire: non siamo noi che siamo populisti, siete voi che siete nemici pubblici dei popoli europei.
Alfonso Piscitelli
2 comments
quindi devo votare un somaro perchè è sinceramente più vicino al popolo di un suo antagonista politico, meno “del popolo” ma oggettivamente più attrezzato ad essere leader e governare?
I Latini, (non alla macron-maccheron), dicevano:: “Allis salus populi suprema lex esto”. Che, tradotto nell’ odierno idioma peninsulare dice: “per essi, (i governanti, n.d.r.), suprema legge sia la salvezza del Popolo”. Quindi non è che i tanto vituperati “populisti” vogliano un somaro del popolo al timone al posto di un “signorino” che ha, almeno in teoria, studiato, (o, come si dice oggi con sufficienza, “che ha fatto i compiti”), ma vogliono persone competenti che mettano la propria competenza al servizio della propria gente! Che non siano sfacciatamente e apertamente nemici della gente che governano, (e che lautamente li paga!), caricandoli di ogni genere di gravosa zavorra!(dalle tasse ed oneri esorbitanti ad eserciti di occupazione negranti). È forse chiedere troppo?