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“Il corno cura il coronavirus”. E’ strage di rinoceronti in Africa. E i mandanti sono cinesi

by Cristina Gauri
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rinoceronti

Roma, 3 ago – La polvere di corno di rinoceronte? Miracolo: adesso guarisce anche dal coronavirus. Così, alle proprietà del prezioso «ritrovato», il cui commercio era stato messo al bando da Pechino già nel 1993, si aggiunge anche quella di saper sconfiggere l’infezione pandemica che sta tenendo in scacco il pianeta. Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, infatti, la Environmental Investigation Agency (Eia) ha scoperto la messa in commercio di un medicinale a base di corno di rinoceronte (che si ritiene abbia avuto origine nella Corea del Nord) specifico per la cura del Covid-19. Lo riferisce AdnKronos.

Ritorna il bracconaggio

Com’è ovvio, all’incremento della domanda di corno è corrisposto l’aumento esponenziale, negli ultimi mesi, degli episodi di bracconaggio in Africa, continente-habitat dei rinoceronti. Episodi che tornano a falciare la presenza del pachiderma in Sudafrica, Zimbabwe, Zambia, Kenya e Tanzania, nazioni che da decenni combattono la pratica del bracconaggio nei confronti di questo maestoso animale. E’ il mercato orientale che lo richiede, così come accade per le scaglie di pangolino e le zanne di elefante. 

La vendita avviene sui social

Se il turismo faunistico aveva contribuito negli anni a frenare il fenomeno del bracconaggio, proprio il coronavirus e la chiusura delle frontiere sembrano ora aver vanificato gli sforzi di contenimento della pratica. Con la crisi economica legata all’emergenza sanitaria, infatti, il bracconaggio fa economicamente gola a molti: e ora i social media cinesi (tra cui WeChat) pubblicizzano la vendita di molte parti del corpo di animali come cura per il Covid-19. La Wildlife Justice Commission afferma, in un rapporto pubblicato recentemente, che grandi quantità di avorio vengono stoccate in Laos, Vietnam e Cambogia, tradizionalmente porte di ingresso per il commercio verso Pechino. United for Wildlife e la Wildlife Justice Commission raccontano di aver intercettato spedizioni di corno di rinoceronte in partenza dall’Africa per l’Asia.

Richard Vigne, amministratore delegato di Ol Pejeta, associazione kenyota che ha come scopo la protezione dei rinoceronti, sostiene di sentire solo “molte chiacchiere” in questo momento. “Le persone che conosciamo e che sono state coinvolte nel bracconaggio in passato, sono improvvisamente tornate attive”, spiega Vigne. “Ci sarà uno sforzo per sfruttare la situazione da una prospettiva di bracconaggio commerciale”.

Cristina Gauri

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2 comments

jenablindata 3 Agosto 2020 - 3:11

idioti senza cervello.

fermo restando che il corno è composto da peli e non ha alcuna valenza scientifica su niente…
non sulla virilità,non sul coronavirus,non sulla stupidità:NIENTE.

fermo restando questo,non sarebbe meglio anche per gli stessi cinesi proteggere il loro business?
anziche accopare i rinoceronti per prendergli il corno,usino proiettili anestetici.
cosi possono tagliare il corno e infilarselo dove gli pare,
il rinoceronte sopravvive…
e nel tempo,produce UN ALTRO CORNO.

mi sembra un elementare concetto di matematica,
l’unica che potrebbe salvaguardare sul lungo periodo la produzione “cornifera”
perchè vedo dura rieducare un miliardo e trecento milioni di cinesi,
e perchè se vanno avanti cosi resteranno senza corna entro breve.

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Marc 4 Agosto 2020 - 3:37

Gli idioti non ragionano con la logica, ma con il culo: è impossibile farli ragionare in alcun modo. Ecco perchè non vanno trattati con il raziocinio, ma con le armi.

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