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Il cosmopolitismo รจ un individualismo. Parola di Giacomo Leopardi

by Diego Fusaro
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diego fusaro filosofo

Roma, 11 lug – Il cosmopolitismo capitalistico aspira a dissolvere gli Stati nazionali come baluardi della sovranitร  economica, ma poi anche come fortilizi delle identitร  collettive, dei legami comunitari e del vincolo di cittadinanza. In luogo degli Stati nazionali, promette, in astratto, la realtร  piรน grande e piรน allettante dellโ€™unica patria estesa quanto il mondo: e, in concreto, trasforma ogni individuo monadico in patria a sรฉ stante, in universo solipsistico irrelato. More solito, in nome dellโ€™ideale nobilitante, la globocrazia del polo dominante distrugge quanto realmente esista di non omogeneo allโ€™ordine cosmopolitizzato in senso liberista (la cittadinanza nazionale reale in nome della cittadinanza globale irreale, la democrazia nazionale reale in nome della democrazia globale irreale, ecc.). Spezza ogni legame sociale e lascia che a sopravvivere sia solo la separazione individuale, centrata sulla figura dellโ€™โ€œincontro occasionaleโ€ – e senza conseguenze – di atomi concorrenziali, determinato a sua volta dal vincolo โ€œinsocievolmente socievoleโ€ (Kant) dello scambio mercantile.

L’intuizione di Leopardi

In ciรฒ risiede il nesso inestricabile tra cosmopolitismo e individualismo, giร  intuito da Leopardi, che cosรฌ scriveva il 3 luglio del 1820: โ€œEd ecco unโ€™altra bella curiositร  della filosofia moderna. Questa signora ha trattato lโ€™amor patrio dโ€™illusione. Ha voluto che il mondo fosse tutto una patria, e lโ€™amore fosse universale di tutti gli uomini. [โ€ฆ] Lโ€™effetto รจ stato che in fatto lโ€™amor di patria non cโ€™รจ piรน, ma in vece che tutti gli individui del mondo riconoscessero una patria, tutte le patrie si sono divise in tante patrie quanti sono gli individui, e la riunione universale promossa dalla egregia filosofia sโ€™รจ convertita in una separazione individualeโ€. Insomma, con lโ€™apogeo della cosmopolitizzazione, lโ€™uomo non diventa il fantomatico โ€œcittadino del mondoโ€, secondo la chimera delle anime belle del globalismo. Al contrario, si muta, in quanto โ€œindividuo monadicoโ€ (Hegel), in una repubblica a sรฉ stante, in conflitto concorrenziale con tutte le altre.

Sparisce “l’amore di patria” in luogo della separazione individuale

Si eclissa โ€œlโ€™amor di patriaโ€ e le patrie, anzichรฉ risolversi in una piรน grande nazione estesa quanto il pianeta, โ€œsi sono divise in tante patrie quanti sono gli individuiโ€: la riunione universale del genere umano, promessa dal discorso del cosmopolita, si rovescia dialetticamente nella separazione individuale, coessenziale allโ€™atomismo della societร  del libero mercato, la monadologia liberal-libertaria. Ancora, lโ€™ostilitร  tra le patrie sparisce, sรฌ, ma non nel senso di una sua neutralizzazione: semplicemente si trasla sul piano individuale, secondo la figura dellโ€™hegeliano โ€œsistema dellโ€™atomisticaโ€ e dellโ€™hobbesiano bellum omnium contra omnes degli atomi che competono nel piano liscio dellโ€™unico mercato senza frontiere. Cosรฌ inteso, lo spazio cosmopolitizzato non รจ una casa aperta a tutti, ma un mercato a cui รจ condannato ciascuno. Si annulla non giร  il conflitto, che semplicemente slitta verso la dimensione individuale propria della competitivitร  liberista, bensรฌ quella realtร  sociale e politica โ€“ la nazione, appunto โ€“ che sola si รจ rivelata in grado, nellโ€™avventura del moderno, di oltrepassare le identitร  individuali (sia religiose, sia ideologiche, sia etniche) e di porre in essere la figura di unโ€™identitร  collettiva e di una democrazia reale, per quanto perfettibile. Lโ€™identitร  corale, fondandosi sullโ€™appartenenza a una visione della societร , su un nutrito gruppo di diritti e di doveri, sulla partecipazione e su una comunanza di ideali e di narrazioni condivise, ha reso possibile tanto il trascendimento dellโ€™individualismo egoistico, quanto la realizzazione โ€“ non vi si insisterร  mai a sufficienza โ€“ delle pur perfettibili forme di partecipazione democratica delle classi dominate.

Atro che cittadini del mondo, bensรฌ sradicati e precari

Secondo un nodo teorico giร  chiaro allo storico francese Ernest Renan, autore di Quโ€™est-ce qu’une nation? (1882), a partire dalla Rivoluzione francese, lโ€™idea di nazione si รจ variamente associata alle figure dellโ€™uguaglianza, della cittadinanza e della rappresentanza. Privi di patria, di radicamento nazionale e di appartenenza comunitaria, gli homines globali sono condannati al perpetuum mobile dellโ€™erranza determinata dal capitalismo flessibile: in astratto, sono cittadini del mondo e, in concreto, sciolti dal vincolo nazionale, non hanno piรน alcuna cittadinanza e sono condannati, come tutte le merci, al moto perpetuo browniano del mercato deregolamentato che tutti ci vuole apolidi e migranti, sradicati e precari. Del resto, la sola promessa di libertร  di cui il cosmopolitismo liberista sia capace riguarda lโ€™individuo e il suo affrancamento da ogni vincolo che possa limitarne gli spostamenti, lโ€™egoismo acquisitivo e la volontร  di potenza consumistica.

Diego Fusaro

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1 commento

paleolibertario 11 Luglio 2019 - 2:27

Io sono individualista e anti-globalista, non cosmopolita insomma. Comunque sia, trovo sempre interessante Fusaro (non abbiamo le stesse idee in economia).

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