Parigi, 18 mar – I gilet gialli stanno danneggiando l’economia francese? Secondo la Banca di Francia, come riportato giorni fa da La Verità, è vero esattamente il contrario. Nel 2019 infatti vi sarà un “netto rimbalzo del potere d’acquisto e dei consumi delle famiglie”. E ciò è dovuto proprio alle misure finanziarie approvate dal governo transalpino per venire incontro ai manifestanti. In pratica dunque i “raffinati competenti” sono stati indirizzati dai “bifolchi”. A prescindere dunque dalle etichette affibbiate ai gilet gialli da parte di media e politici, chi ha provato a bollarli come affossatori del Pil e della crescita, ha ricevuto la risposta inattesa della Banca di Francia, che ha smentito di netto quanto ad esempio segnalava da Il Sole 24 Ore: “Francia, i gilet gialli mandano al tappeto l’economia”.
Nelle proiezioni macroeconomiche pubblicate giovedì scorso da Banque de France, si sottolinea l’apporto del movimento di protesta all’economia nazionale: un risultato più che positivo. Pur specificando che l’economia francese “si è un po’ rafforzata (0,3% per trimestre) a dispetto delle perturbazioni indotte a fine anno dal movimento dei gilet gialli”, quindi non certo grazie a esso. Ma è piuttosto significativo il seguito del documento: passato il primo trimestre dell’anno “nel resto del 2019, l’attività in Francia dovrebbe certamente patire la debolezza della domanda dei suoi partner commerciali, ma dovrebbe beneficiare, in compenso, del netto rimbalzo del potere d’acquisto e dei consumi delle famiglie, sostenuto dal basso prezzo del petrolio di fine anno scorso e dalle misure finanziarie importanti votate a dicembre”.
Di che misure si tratta? Il documento cita le «Mues», «Mesures d’urgence économiques et sociales». Ovvero le misure con cui il presidente Macron ha cercato di recepire le richieste dei gilet gialli. Tecnicamente si tratta della legge numero 2018-1213 del 24 dicembre 2018. Tra le misure previste, saltano agli occhi queste: la defiscalizzazione degli straordinari, la defiscalizzazione dei bonus di fine anno da parte delle imprese e l’abrogazione dell’aumento dei contributi per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro al mese.
Se i “competenti” ascoltano le richieste del “popolino”
Parliamo insomma, sempre come sottolineato da La Verità, di un pacchetto di riforme che ha comportato una rivisitazione della Loi de Finances 2019, la Finanziaria francese e che è costato 10,3 miliardi. Le Mues furono però giudicate largamente insufficienti dai gilet gialli, ma che Macron non avrebbe mai varato senza essere punzecchiato dai gilet gialli e che in ogni caso andavano incontro alle loro rivendicazioni. Adesso scopriamo che proprio quelle misure stanno trainando l’economia francese.
Non solo, stando sempre a quanto riferito dalla Banca di Francia, “il potere d’acquisto del reddito disponibile delle famiglie sarà trainato nel 2019” in particolare “da un’inflazione totale debole grazie al ribasso del prezzo del petrolio e dalle misure d’urgenza economiche e sociali (Mues). La progressione del potere d’acquisto per abitante sarà di 2,1% sull’anno, il tasso di crescita più elevato dal 2007”.
Una dinamica che, sempre secondo il report in questione, “accentuerà il recupero del potere d’acquisto già in corso dal 2014. Tale cifra è rivista in forte aumento (0,7 punti) rispetto alle nostre previsioni di dicembre a causa dell’integrazione delle misure Mues. La crescita del potere d’acquisto sarà in seguito più moderata nel 2020 e nel 2021”. Quando insomma gli “economisti illuminati” hanno iniziato ad ascoltare le richieste del “popolino bifolco”, le famiglie iniziano a giovare dei provvedimenti, i consumi ripartono e il Pil migliora. Altro che austerità, necessari alla ripresa sono l’aiuto alle famiglie e lo stimolo dei consumi.
Alessandro Della Guglia