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Dal “misogi” giapponese a Dante: purificarsi contro le scorie del moderno

by La Redazione
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Roma, 18 dic – Nella religione shintoista vengono praticate delle purificazioni con abluzioni tenute sotto gelide cascate, anche nel periodo invernale, chiamate misogi. L’idea di base è che, per approcciarsi al divino, bisogna purificarsi dalle scorie che appesantiscono e oscurano le nostre anime. Inoltre, secondo lo spirito shinto (che si può considerare la forma religiosa più vicina al paganesimo occidentale), ci si pone in sintonia con tutte le manifestazioni della natura, dall’albero alla roccia, fino ovviamente all’acqua, consapevoli di vivere e morire, come ogni cosa intorno. A tutt’oggi, fuori ogni santuario Shinto o tempio Zen, sono presenti delle fonti per compiere delle simboliche abluzioni. Di stampo più marziale è la pratica del kangeiko, allenamento da tenersi nel periodo più freddo dell’anno, nelle ore che precedono il sorgere del sole e a cui spesso seguono, anche in questo caso, delle gelide docce.

Nella mondo occidentale anche è sempre stata condivisa l’idea di operare, in particolari periodi, un regime di castità e purificazioni prima di approcciarsi al sottile mondo del sacro. Ad esempio, al termine dell’Odissea, Ulisse, rientrato ad Itaca e ristabilito l’ordine in casa con la strage dei Proci, prima dell’incontro con Penelope, l’eroe di Itaca ordina alla nutrice Euriclea: “O vecchia, portami lo Zolfo salutare ed il fuoco per purificare la casa (…) Ulisse purificò la sala, il vestibolo ed il cortile”.

Nell’antica Roma erano previste numerose cerimonie di lustratio (purificazione), della città, dei campi, degli uomini o delle armi. Simpatico e significativo l’episodio narrato da Tito Livio: ”Si dice che ad un padre di famiglia tra i Sabini fosse nata una mucca di straordinaria grandezza e bellezza; le sue corna, rimaste attaccate per molti secoli nel vestibolo del tempio di Diana furono testimonianza per quel prodigio. La cosa fu considerata, come realmente era, come portento e gli indovini predissero che il predominio sarebbe stato di quel popolo, un cittadino del quale l’avesse immolata a Diana; e questo presagio era giunta al primo sacerdote del tempio di Diana e il Sabino, appena gli sembrò il primo giorno adatto al sacrificio, trascinata la mucca a Roma, la spinse verso il tempio di Diana e la pose davanti all’altare. Lì il capo sacerdote romano, poiché la tanto celebrata grandezza della vittima lo aveva colpito, memore del responso, così parlò al Sabino: ‘Straniero, cosa dunque intendi fare?, disse, fare un sacrificio a Diana con mani impure? Perché prima non ti bagni nella corrente del fiume? nel fondo della valle scorre il Tevere’. Preso dallo scrupolo religioso, lo straniero, che desiderava che ogni cosa fosse fatta secondo il rito, perché l’evento corrispondesse al prodigio, subito scese al Tevere; nel frattempo il Romano sacrifica la mucca a Diana. Ciò fu straordinariamente gradito al re e alla cittadinanza“

Lo stesso Dante descrive nella Divina Commedia la purificazione, indicata da Catone, per poter passare dall’Inferno al Purgatorio, in una simbolica alba.

Certo, nell’attuale mondo desacralizzato, in cui anche il periodo natalizio è stato ridotto alla pianificazione delle cene ed allo shopping per i regali, questi concetti possono sembrare antistorici. Eppure questo è il periodo migliore per aiutarsi con la purificazione e guardare dentro sé stessi, mentre la natura sembra avvizzire e il sole sembra cedere il passo alla lunga notte. Proprio in questo momento si devono ripercorrere le tappe dell’anno che sta finendo e rinnovare i propositi per il nuovo tempo che incombe: il consiglio è di non strafare sognando sforzi troppo al di sopra delle nostre possibilità (natura non facit saltus), ma impegnarsi per migliorare, ogni giorno un pochino di più, se stessi e di conseguenza adoperarsi per l’affermazione della nuova civiltà che avanza.

Marzio Boni

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1 commento

Tony 18 Dicembre 2017 - 12:45

….mah….alla fine dei conti, l’unico a non vedersela bene nella faccenda è la mucca…povera mucca e povero il foresto… e al solito, al mangiar il ”sacerdote” ,furbetto, è presto…

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