Roma, 7 dic – I vandali gretini sono una nuova specie, proliferante negli ultimi anni di sedicente difesa del pianeta dalla morte e dalla distruzione. Un sottoinsieme umano, purtroppo in ascesa, sebbene ancora limitato numericamente, che andrebbe studiato approfonditamente. Probabilmente, anzitutto sotto un profilo psichiatrico.
Torte, zuppe e vernici: i vandali gretini si sfogano così
Qualcuno potrebbe definirli cavernicoli, capre, ma l’attribuzione della parola “vandali” forse è più appropriata, perché riassume tutto. Ciò che hanno in comune questi individui è una componente ben nota alla società contemporanea, e si chiama ignoranza. Un’ignoranza, sia ben chiaro, non riferita alla mancanza di cultura nel senso più alto del termine, ma alla assoluta incapacità di cercare un qualsivoglia spunto verso l’elevazione o verso il miglioramento. Perché, diciamolo con assoluta franchezza, non occorre essere degli esperti d’arte o dei fini acculturati per comprendere che imbrattare opere d’arte e luoghi di interesse storico sia un’azione di un’idiozia e di un’inciviltà assolute. Basterebbe, probabilmente, aver aperto in modo decente un sussidiario delle elementari.
Ed ecco che allora la riflessione cambia, e si sposta dall’ignoranza a qualcos’altro. Perché forse perfino l’ignoranza sarebbe troppo elogiativa per questi soggetti. Appare naturale traslocare sulla banalissima educazione, pubblica ma anche privata, oppure sulla civiltà. Una componente che in questo mondo è sempre più assente, tanto nelle relazioni interpersonali che nel vissuto quotidiano e collettivo. Esatto, i vandali gretini non conoscono né la civiltà né l’educazione, quindi figuriamoci se possiamo concentrarci esclusivamente sulla loro cultura personale, aspetto che mette i brividi soltanto ponendolo sul piatto.
Dalla Gioconda fino alla Scala, una storia di imbratti e di inciviltà
Proprio stamattina se la sono presa con il Teatro alla Scala di Milano, come abbiamo raccontato su queste pagine. Ma la “saga” irresistibile degli imbratti all’arte e alla cultura va avanti almeno dalla primavera, quando uno dei primi “geni” di questo nuovo filone “ambientalista” decise di prendersela con la Gioconda esposta a Londra, lanciando una torta contro la teca, o meglio contro il vetro che la proteggeva. Dopo il quadro dell’italiano Leonardo da Vinci, è il turno dell’olandese Vincent van Gogh, i cui “Girasoli” vengono imbrattati nel bel mezzo di ottobre da una zuppa, sempre nella capitale inglese. La passione per le zuppe dei gretini evidentemente è tradizionale, ed ecco che un bel passato di verdure si dirige imperterrito contro un altro quadro del van Gogh, “Il Seminatore”, questa volta esposto a Roma, agli inizi del mese scorso. Prima di passare alla vernice di Milano, insomma, i sedicenti difensori del pianeta hanno preferito pure sprecare del cibo. Chissà che il cambio di rotta non sia “strategico”. Frattanto, noi, aspettiamo la prossima perla. Non senza provare tanta angoscia e tristezza.
Stelio Fergola