Roma, 31 mar – Vietare la produzione del cibo sintetico ma non la commercializzazione proveniente dall’estero. L’ultimo ossimoro del governo Meloni ha tinte addirittura “spettacolari” nella sua semplicità.
Il divieto alla produzione del cibo sintetico
Non tutto è inutile, sia ben chiaro. Almeno stando alle stime della Coldiretti, il divieto di produzione del cibo sintetico salverebbe comunque 580 miliardi di euro nella filiera agroalimentare nazionale. Questo perché, banalmente, il Made in Italy non viene “contaminato” da altre produzioni che potrebbero ridurne consistentemente la qualità, con tutti i rischi ciò potrebbe comportare per i 4 milioni di lavoratori che lo sostengono, impiegati in circa 740mila aziende. La nota di Coldiretti stessa sulla questione è un elogio piuttosto sperticato all’esecutivo: “Dopo l’autorizzazione per il consumo umano concessa dall’autorità alimentare americana Fda ai filetti di pollo creati in laboratorio dalla Upside Foods e a quelli della Good Meat, il rischio è una diffusione anche nell’Unione europea dove già quest’anno potrebbero essere introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio. Ringraziamo il Governo per aver accolto il nostro appello a fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy»
Legge a metà
L’inutilità sta nel concetto stesso della legge, che blocca la produzione ma non impedisce l’eventuale circolazione del prodotto, dal momento che non c’è traccia di stop alle importazioni dall’estero. Il provvedimento, insomma, è a metà. A ragionare in modo cinico, non esclude neanche un danneggiamento del Made in Italy sopracitato (sebbene in modo meno probabile). Quindi, giuste le osservazioni di Coldiretti ma il rischio di una diffusione non viene escluso per nulla. Per il momento, molti cibi sintetici non sono commercializzabili e neanche commestibili: ma cosa accadrà in futuro?
Stelio Fergola
2 comments
[…] Divieto di cibo sintetico, il ddl del governo è (quasi) inutile…. […]
Sapete mediamente quanti fornitori (sempre più centralizzati ed internazionalisti), ha un normale ristorante ? 5/6.
Da lì c’è il rischio elevatissimo di nuove forniture “alimentari” in perenne stato di ricerca e sviluppo (un po’ come per i farmaci).
Il gusto generale è quello che è (a quando una scuola-mensa del gusto comunitaria e non elitaria?), il tempo e le opportunità di nutrimento alternative pure, sarà giocoforza il “mangia ‘sta minestra (già usano il significativo termine… somministrazione!), o salta dalla finestra?”.
Somministrano e somministreranno, eccome!