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“Doggy bag” obbligatoria per legge? Sarebbe un atto di civiltà

by Stelio Fergola
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Doggy bag obbligatoria

Roma,  11 gen – Si discute da qualche giorno della proposta riguardante la “Doggy bag” obbligatoria per legge. Per chi non lo sapesse, parliamo del classico contenitore che qualcuno può chiedere nei ristoranti per portare via avanzi di cibo altrimenti destinati – volgarmente – al contenitore dell’umido.

“Doggy bag” obbligatoria per legge: perché sarebbe un atto di civiltà

Come riporta Tgcom24, la proposta di legge sull Doggy bag obbligatoria è stata presentata alla Camera da Giandiego Gatta, deputato di Forza Italia e responsabile nazionale Dipartimento pesca e acquacoltura di FI, oltre che da Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia. Gatta spiega che “l’obiettivo della proposta di legge sulla Doggy bag  è quello di contribuire a contrastare lo spreco alimentare, uno degli obiettivi fissati nell’Agenda Onu 2030. In Italia, secondo i dati della Fondazione Bdfn, ognuno di noi spreca 65 chili di cibo pro-capite l’anno, per comportamenti sbagliati nel consumo, in casa e al ristorante”.

C’è, forse, la paura di apparire come poveracci: sarebbe tanto migliore un mondo in cui si capisca che si è poveracci esattamente quando ci si intimidisce di fronte agli altri, in qualsiasi contesto ci si trovi e qualsiasi sia il proprio reddito. Questo senza negare che esista anche l’apparenza e l’eleganza, in una società complessa come è anche giusto che sia. Ma la Doggy bag obbligatoria sarebbe un gesto di civiltà anche per questo. Per tentare di formare le generazioni future a un minimo – ma davvero un minimo – di amor proprio nella gestione sia pubblica che privata di un bene tanto primario come quello del cibo.

Una piccola inversione di tendenza al consumismo sfrenato

Occorre combattere una tendenza obiettivamente fastidiosa allo snobismo che contraddistingue la nostra società da troppi decenni e che ci ha coinvolto – in modo maggiore o minore – tutti. C’è chi considera l’eventuale approvazione di una legge simile come il simbolo del nostro impoverimento, e non ha torto. Ma c’è anche chi considera il fatto di chiedere di portare via gli avanzi dal ristorante come qualcosa di “poco elegante” o addirittura poco educato, e in quel caso non solo ha torto, ma “tortissimo”. Non c’è niente di più elegante di non sprecare cibo, una maleducazione a cui ci siamo abituati per troppo tempo, viziati dall’opulenza e dal benessere, le quali – non siamo ipocriti – ci hanno portato tante cose positive, ma ci hanno anche  resi deboli, incapaci di organizzarci nelle difficoltà, incapaci di rispettare lo stesso benessere di cui abbiamo goduto. Questo anche per il fatto di essere diventati tutti dei consumatori seriali, frutto diretto del capitalismo improntato al liberismo sfrenato. Non raccontiamoci frottole né ipocrisie neanche in questo caso: i consumi, ovviamente, sono necessari. Come è necessario il mercato.

Ma è la mancanza di regolamentazioni, sia dall’alto che dal basso, a produrre degenerazioni e squilibri. Un conto è consumare, un conto è “vivere” di consumi. Sono due cose diverse. Il cibo che sprechiamo in quantità così inaccettabili è il frutto diretto dello squilibrio, dell’esasperazione, della vita senza regole a cui siamo stati educati. Un universo del caos che non cambierà certamente grazie a una legge sulla Doggy bag obbligatoria. Ma ogni spunto va colto, ogni piccola inversione di tendenza favorita, sperando di generarne molte altre in futuro. Allo scopo di vivere in una società quanto meno migliore dell’attuale.

Stelio Fergola

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