Non deve stupire la miope follia della tecnocrazia europea: l’Ue si sta sgretolando sotto i loro occhi, e stanno facendo di tutto per salvarla, pur rimanendo intrappolati nei loro vecchi paradigmi culturali monetaristi. Il centro del potere economico mondiale si è spostato da molto tempo fuori dall’Occidente. La nuova dinamica è incentrata sulla Cina, è sostenuta da Russia, India e una miriade di altri Paesi in via di sviluppo. Perfino gli Stati Uniti sono pronti al cambiamento (almeno teoricamente), come ha dimostrato la vittoria a sorpresa di Donald Trump. Eppure, i leader europei affondano sempre di più nelle sabbie mobili incapaci di cambiare. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha avuto il coraggio di dichiarare il 5 dicembre che non c’è alcun motivo “di parlare di una crisi dell’Euro”, aggiungendo che l’Italia “deve continuare il percorso economico e politico avviato dal Premier Renzi”. Lo stesso cyborg luterano ha anche dato precise indicazioni al governo greco sulla sua politica fiscale. In una nazione in cui il 40% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà, il governo dovrà mantenere un surplus primario del 3.5% del Pil fino al 2028, per poter ripagare il debito. Questo vuol dire che dovrà tassare i cittadini più di quelli che spende per essi per cifre immense, e la differenza andrà a ripianare i buchi delle banche. Si tratta di depauperare ulteriormnte un’economia al collasso, le cui strutture sociali, sanitarie ed educative sono state smantellate con una velocità impressionante dalla sinistra locale che ha sostituito (come nel resto d’Europa) l’Ue con l’Urss come proprio riferimento politico-ideologico-onanistico.
Sulla Russia, si spera che Donald Trump farà seguito alla sua promessa di migliorare i rapporti con Mosca e cooperare contro il terrorismo internazionale, che è tornato a colpire. Tuttavia, la responsabile degli Affari Esteri dell’Ue Federica Mogherini, già nota per la sua russofobia psicotica da fare invidia ad un Guzzanti qualunque, insiste col dire che l’Unione non cambierà la sua politica contro la Russia nemmeno se lo faranno gli Stati Uniti. Le ha fatto eco la premier britannica Theresa May, che ha sbraitato contro “la crescente assertività russa”. Angela Merkel, di fatto nominata nuovo capo della coalizione “da guerra fredda” della Nato da parte del Presidente uscente Obama durante la sua visita a Berlino dopo le elezioni, sta già accusando i russi di pianificare cyber-attacchi per influire sull’esito delle elezioni politiche tedesche nel 2017, contro di lei. Divertente, se si ricorda che era invece la Nsa di Obama a spiare la cancelliera di ferro e, presumibilmente, anche tutte le altre istituzioni in Germania. E naturalmente le sanzioni dell’Ue contro la Russia verranno rinnovate, nonostante la forte opposizione in tutti i Paesi dell’Ue.
Si tratta del crollo di quella che per molti è una fede, la ragione di una vita, l’atto estremo di una radicale ostilità verso se stessi che porta alla necessità di estinguersi fisicamente. Questa, dal nostro punto di vista, è un’ottima notizia. Il panico del fronte avversario è sempre una buona notizia, per chi ha una visione polemologica dell’esistenza. Sapranno i “populisti” gestire al meglio la transizione che inevitabilmente si presenta all’orizzonte? Questa sarà la grande sfida a cui siamo chiamati, e verso la quale (salvo nel caso del Fn in Francia) non sembra esserci ancora sufficiente comprensione.
Matteo Rovatti