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Eranio cacciato dalla tv Svizzera: quando dire quello che pensano tutti è razzismo

by Lorenzo Cafarchio
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ERANIORoma, 22 ott – “I giocatori di colore, quando si trovano sulla linea difensiva, spesso certi errori li fanno perché non sono concentrati. Sono potenti fisicamente, ma quando c’è da pensare, la squadra, la linea, spesso e volentieri fanno questi errori”. Siamo sulla televisione di stato Svizzera, RSI, e Stefano Eranio, ex centrocampista di Genoa e Milan, nel dopo-partita di Bayer Leverkusen-Roma, finita con uno spettacolare 4-4, di Champions League disputata martedì scorso, sta giudicando la scandalosa prova difensiva del giallorosso Antonio Rüdiger.

Apriti cielo, il commentatore genovese licenziato con una nota dell’emittente elvetica: “Dopo avere attentamente valutato la portata di questo commento, del tutto incompatibile con le regole e la deontologia del Servizio pubblico e preceduto da un’altra affermazione dello stesso tenore fatta da Eranio durante l’incontro Manchester City-Juventus del 15 settembre scorso, la Direzione della RSI ha deciso di interrompere immediatamente la collaborazione con Eranio stesso”.

Il 49enne sulle colonne del Secolo XIX si è difeso: “Sono avvilito, sono una persone perbene e non sono mai stato un razzista. Non era mia intenzione offendere nessuno, se l’ho fatto è giusto che paghi il mio errore. (…) I giocatori africani, in generale, puntano maggiormente sulla loro forza fisica, sanno di essere forti e quindi spesso curano poco la parte tattica. Non mancano le eccezioni, come Thuram e Desailly, che erano anche tatticamente fortissimi. È un pensiero che evidentemente non sono riuscito a esprimere bene, in pochi secondi”.

Difficile la vita del commentatore, pagato per emettere giudizi sugli aspetti tecnico-tattici di un incontro di pallone e poi licenziato quando lo fa. Eranio è vittima della corrente politicamente corretta, tacciato di razzismo e messo alla berlina per aver rimarcato una disattenzione di Rüdiger, completamente immobile e fuori posizione mentre le aspirine segnavano. Ma sopratutto per aver espresso un commento in piena linea con quello della stragrande maggioranza degli addetti ai lavori. Gabbia della parola perché, come fanno molti suoi colleghi, avesse semplicemente detto che la scuola italiana non produce più difensori di livello (la Roma in estate si è sbarazzata di Alessio Romagnoli, talento delle retrovie classe ’95), nessuno si sarebbe indignato.

Lorenzo Cafarchio

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