Roma, 21 set – Tutti conosciamo la tragedia dei martiri italiani nelle foibe titine. Non da meno fu il dramma di tutti quei soldati seviziati e tenuti in prigione in Russia. Italo Stagno morì in un campo sovietico a causa delle ferite e degli stenti patiti.
Il sindacalista nazionale
Di Italo Stagno si conosce molto poco circa la sua biografia giovanile. Nacque a Cagliari nel 1902, la data esatta non è pervenuta né si conosce l’estrazione cui apparteneva la sua famiglia. Fu un grande sindacalista nazionale, innamorato del sistema sansepolcrista e corporativista proposto dal fascismo negli anni ’20 del 1900.
Italo Stagno non fu solo un grande uomo di politica e retore d’eccellenza, ma anche un grande soldato. Prestò servizio di prima nomina in forza al 7° reggimento degli Alpini per poi ottenere la promozione a tenente nel 1940. Nel 1941, mentre imperversava l’Operazione Barbarossa, partì per la zona di guerra e raggiunse i compagni della 7° Armata. In Russia venne affidato al 1° reggimento alpini della Divisione Cuneense.
“Noi siamo i deputati dei morti”
Italo Stagno venne fatto prigioniero durante la disfatta del Don e venne imprigionato a Suzdal’. Quando i membri del Partito comunista italiano rifugiatisi in Unione Sovietica chiesero a lui ed ad altri soldati di abbracciare la fede comunista, si oppose fermamente. Una frase, in particolare, lo fece innalzare a baluardo della lotta anti-sovietica: “Noi abbiamo un dovere, quello di riportare in Italia intatte la bandiera e la fede che migliaia di fratelli caduti nelle steppe gelate di Russia e sui campi di battaglia ci hanno affidato. Siamo prigionieri ed abbiamo perduto la grazia di essere uomini liberi, siamo sempre legati ad un giuramento e dobbiamo mantenerlo per essere degni dei nostri Caduti. Signori, noi siamo i deputati dei morti”. Tra le lacrime dei camerati di ogni nazione, Italo Stagno venne condannato al “trattamento speciale” che lo ridusse in fin di vita sino alla morte, avvenuta il 24 settembre 1947.
Medaglia d’oro al valor militare
In suo onore fu concessa la medaglia d’oro al valor militare: “Ufficiale addetto ad un Comando di reggimento alpino, sostituiva volontariamente, nel corso di un aspro combattimento, un comandante di plotone caduto. Durante dieci giorni di ripiegamento, si batteva sempre alla testa dei suoi uomini, con eroico slancio infliggendo al nemico, in successivi scontri, gravi perdite. In un’ultima azione, preclusa ogni via di scampo, dopo una disperata resistenza che s’imponeva alla ammirazione dello stesso avversario, veniva travolto e catturato. Durante dura e tormentosa prigionia serbava contegno superbo per virile fierezza, sdegnosa noncuranza di sopraffazioni e violenze, incrollabile amor patrio e generoso altruismo. Colpito da grave morbo soccombeva, debellato nella carne, ma non nel nobilissimo spirito”.
Tommaso Lunardi
1 commento
Trovo l’articolo di Lunardi su Italo Stagno molto lacunoso e vago. Il 7 maggio del 2017, in occasione del settantesimo anniversario della morte di Italo Stagno pubblicai sull’agenzia di stampa “Ad maiora media” un articolo commemorativo rintracciabile su internet alla voce “Italo Stagno”. L’articolo è molto dettagliato sia perchè rientra nei miei interessi di storico della Sardegna contemporanea, sia perchè sono amico del figlio di Italo. A onor del vero devo dire che la città di Cagliari gli ha reso onore dedicandogli una piazza e intestandogli una scuola elementare(Italo Stagno fu per qualche anno direttore didattico). La sua figura è importante nell’ambito del fascismo sardo. Nel 29 fu direttore del giornale del GUF cagliaritano “Pattuglia” che vantò collaboratori del calibro dello storico Delio Cantimori e il regista teatrale Bragaglia. Il giornale, benchè fascistissimo, veniva spesso sequestrato perchè conduceva dure battaglie a favore dei minatori sardi ai quali si voleva imporre il metodo di lavorazione a cottimo. Nel 1931 Italo Stagno fu nominato segretario della federazione sindacale di Vercelli . In quella veste introdusse, per la prima volta in Italia, nei contratti di lavoro, l’istituto degli assegni familiari, istituto via via esteso a tutti i contratti, per essere poi imposto per legge, nel 37. Divenuto nel 39 consigliere della camera dei fasci e delle corporazioni, fu chiamato da Mussolini a far parte della speciale commissione che doveva predisporre le leggi sulla socializzazione. Pur essendone esentato, partì in guerra come volontario. Una ultima annotazione. Nei campi di concentramento sovietici venne più volte punito per aver organizzato messe clandestine.