Roma, 2 ago – La vicenda pisana di Ezra Pound è un esempio di doppia censura: dapprima, il poeta stesso fu vittima di censura: arrestato, interrogato, detenuto in una cella e quindi spedito in patria per essere rinchiuso in manicomio; poi, la censura stessa è stata “censurata”, dato che il trattamento riservato a uno dei maggiori letterati del secolo scorso è questione riservata agli specialisti.
“Poundiana”: la collana dedicata a un gigante della cultura mondiale
Luca Gallesi è esperto di letteratura inglese e americana: dall’umanista Giovanni/John Florio al vate irlandese W.B. Yeats, sino appunto allo yankee italiano Ezra Pound: al quale la casa editrice cattolica e milanese Ares ha dedicato una collana (“Poundiana”), del quale Gallesi detiene quasi il monopolio.
Il più recente volumetto “poundiano” pubblicato dall’editrice Associazione Ricerche e Studi è Ezra Pound a Pisa. Un poeta prigione, piccolo grande libro che, partendo dall’arresto del poeta statunitense nella sua residenza ligure e proseguendo con la sua detenzione in un campo militare a Pisa – episodio crudelissimo eppure soltanto anticamera del periodo infernale trascorso dal poeta in manicomio, nel ritorno forzato negli USA – offre al lettore una guida alla lettura della sezione pisana dei Cantos, “opus magnum” del maestro di T.S. Eliot.
Luca Gallesi presenta Ezra Pound a Pisa
Ben scritto e documentato, il libro di Gallesi è uno studio originale, che affianca la cronaca dei mesi più bui della vita d’un protagonista della cultura mondiale all’analisi dell’opera con cui lo stesso Pound commentò e superò la violenza subita: Pound a Pisa è sia il racconto del trattamento orripilante riservato al poeta americano, in Italia, dai suoi stessi connazionali – vile accanimento su di un artista che non aveva tradito la sua Nazione, ma aveva a lungo pregato i suoi compatrioti perché desistessero dal partecipare all’ennesimo conflitto – sia il commento a pagine di grande poesia: quei “Cantos” appunto nei quali Ezra Pound ha diretto, come un maestro d’orchestra, le voci più alte della storia del pensiero; poesia e manifesto politico, con le quali Pound offriva la sua idea di fascismo. Una idea da non demonizzare a priori, tantomeno oggi, nell’epoca della banalizzazione, della strumentalizzazione e del preconcetto a tutti i costi. Trattato dall’Fbi e dagli ufficiali dello US Army con ingannevole cortesia, Pound fu poi rinchiuso in una “gabbia da gorilla” – crudeltà piuttosto usuale tra gli anglosassoni, feroci esportatori di “civiltà” – esposta alle intemperie: si salvò dalla follia (la successiva condanna al manicomio criminale fu notoriamente un pretesto mendace) dialogando col ricordo dei suoi studi, da Confucio ai classici greci. Un esempio, quello della sua salvezza dalla malignità dei detentori della ragione, da tener presente ancor più oggi, mentre portatori sani di superiorità antropologica e culturale zittiscono ogni voce dissenziente.
Tommaso de Brabant