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Federigo Tozzi lo scrittore delle quattro mura. A cent’anni dalla sua morte

by La Redazione
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federigo tozzi

Roma, 22 mar – Uno scrittore caduto nel dimenticatoio e poco raccontato sulle recensioni giornalistiche oggi risulta essere molto attuale se non altro per il periodo di clausura forzata che stiamo vivendo a causa del virus Covid-19 che ha infestato le nostre città. Proprio nell’epoca del “restate a casa” ci vengono in mente i mille rapporti sociali che si respirano all’interno delle dimore cittadine e dei drammi di coloro che casa non ce l’hanno più o che l’anno dovuta abbandonare per qualche motivo. Sono aspetti che Federigo Tozzi trattava già nella sua epoca attraverso le sue opere.

Tre Croci: il romanzo cittadino per eccellenza

Nel libro Tre Croci, definito il romanzo cittadino per eccellenza, l’autore ci narra indirettamente proprio di come si viveva agli inizi del Novecento nelle case, per le strade, nelle botteghe. Anche Corrado Alvaro in una recensione del 1943 sul Corriere della Sera ne sottolinea questa particolarità in maniera esaustiva: “Tozzi era un poeta di questi ambienti, delle quattro mura in cui si svolge gran parte, e la più drammatica, della scena umana. Era uno scrittore cittadino, come la maggior parte degli scrittori toscani, che hanno città perfette, e antiche mura, e una campagna ugualmente civile. (…) Le quattro mura di Tozzi, dicevo, hanno una memoria, sono piene di dramma; spirano una violenza, un bollore di passioni, di aspirazioni, di odi, dietro al denaro e al piacere, dietro all’amore, alla purezza, alla bontà”.

La casa venduta e la speculazione senza pietà

Un’altra opera che tratta questo legame tra l’uomo e la sua abitazione è La casa venduta, nel quale analizza la tragedia di chi perde la sua casa per sopraggiunti motivi di necessità economica dovuti a situazioni inaspettate di povertà. Insieme ad essa affronta la freddezza e la cattiveria dell’animo umano rappresentato proprio dalla mancanza di pietà dei nuovi proprietari speculatori che vedono in quell’atto solo un mero vantaggio finanziario approfittando della situazione di difficoltà delle persone. Ritornano in mente sicuramente i versi di Pound sull’usura, intesa in questo caso come sistema che permette di mettere in mezzo a una strada una famiglia senza possibilità di appello o di via di uscita. La casa è sempre stata una dimensione non solo fisica per l’uomo, ma soprattutto una dimensione affettiva e ideale legata ai propri ricordi al proprio passato e al proprio territorio. Simbolico è l’episodio di coloro che nello svuotare la casa buttano con disprezzo le foto e i ricordi del vecchio proprietario senza dargli nemmeno la possibilità di metterli da parte o di custodirli in qualche modo. Una freddezza e un atteggiamento così cinico che forse Federico ebbe preso proprio da suo padre, uomo dedito agli affari di famiglia che ostacolò sempre le aspirazioni letterarie del figlio.

Con gli occhi chiusi: il rapporto vitale tra l’uomo e il suo spazio fisico che vacilla

Anche l’approfondimento verso una parte della psicologia, materia nuova debuttante in quei primi anni del secolo, lo influenzò profondamente nell’analizzare e dedicare particolare attenzione agli stati d’animo ed ai pensieri intimi dei suoi personaggi come nel suo romanzo più famoso: Con gli occhi chiusi. Al di là delle altre sue novelle ed articoli pubblicati su vari giornali dell’epoca qui vogliamo mettere in luce la malinconia e il dramma che esce fuori all’interno del rapporto vitale tra l’uomo e il suo spazio fisico quando quest’ultimo viene a vacillare. Quasi fosse uno scherzo del destino legato alla situazione surreale che stiamo vivendo, non possiamo far notare che Federigo Tozzi muore il 21 marzo 1920, esattamente cento anni fa, colpito da una polmonite causata da una forte influenza.

Emilio Del Bel Belluz

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Sergio Pacillo 22 Marzo 2020 - 8:30

Per l’esattezza morì di influenza spagnola, che colpì in tutto il mondo circa 500 miioni di persone con decine di milioni di decessi

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